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"Con Dune Buggy e Sandokan facciamo cantare padri e figli"

Guido e Maurizio De Angelis

Maurizio De Angelis racconta oltre 50 anni di Oliver Onions

Davide Di Santo
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Maurizio De Angelis insieme al fratello Guido con il marchio Oliver Onions ha scritto la colonna sonora pop e spensierata degli anni '70 e '80. Sigle che oggi sarebbero definite virali come Sandokan e Furia cavallo del west, musiche cult come quelle per i film con Bud Spencer e Terence Hill, hit da esportazione come Santamaria che in Germania è stata prima in classifica. Proprio alla Columbia Halle di Berlino, qualche giorno fa, hanno suonato davanti a migliaia di fan. E stanno per annunciare un tour nei teatri italiani con un repertorio sconfinato in cui pescare. Maurizio De Angelis, perché c'è questa grande voglia di revival? «La nostra musica è diventata un fenomeno transgenerazionale perché avvicina sentimentalmente le persone. Gli adulti che oggi hanno dei figli ricordano i propri genitori, la vita dell' epoca, i cinema, le canzoni sui 45 giri. E la cosa che rende più orgogliosi me e mio fratello. Non avremmo mai potuto immaginare che queste musiche sarebbero entrate nella memoria collettiva». Lavoravate giorno e notte. Nel periodo d' oro sfornavate anche quindici colonne sonore all'anno, senza considerare l'attività discografica... «Sì ma era un periodo frenetico per tutti, nel cinema come nella musica. Oggi è cambiato tutto, impossibile fare paragoni. Le case discografiche erano alla continua ricerca di talenti. La Rca, la nostra base principale, aveva lanciato in quegli anni Claudio Baglioni e Lucio Dalla, per fare qualche nome». Avete iniziato come arrangiatori proprio con Dalla. «Sì, abbiamo lavorato a Terra di Gaibola e Storie di casa mia. Allora Lucio era uno sconosciuto ma si vedeva subito che aveva qualcosa di speciale. Ci siamo divertiti, avevamo la libertà di sperimentare e non ci mancava il coraggio. Per fare il ritornello di "Itaca" abbiamo riunito tutte le maestranze della Rca, dai cuochi ai fattorini, per formare un coro di almeno cento persone. Lucio lo abbiamo incontrato di nuovo anni dopo, ed era già Dalla. E stato bello sapere che la stima che avevamo nei suoi confronti era ricambiata». E il salto dalla discografia alle colonne sonore? «Ad aprirci le porte del cinema è stato Nino Manfredi. Per lui avevamo arrangiato Tanto pe' canta', eseguita a Sanremo. Sulle ali dell' entusiasmo ci chiese di comporre le musiche di "Per grazia ricevuta". Era il nostro primo film, ma avevamo già molta esperienza. Da chitarrista avevo suonato per Nino Rota ed Ennio Morricone. E avevo rubato con gli occhi». Avete musicato film di genere che oggi sono considerati cult. Se lo aspettava? «E veramente una sorpresa. Un giorno alla Mostra del Cinema di Venezia presentarono mio fratello a Quentin Tarantino: "De Angelis? In Italia ci sono due compositori che si chiamano così, uso spesso le loro musiche nei miei film!". "Forse è ora che cominci a pagare loro i diritti", ha replicato un amico con la battuta pronta». Il ritorno sul palco dopo 35 anni, in occasione della morte di Carlo Pedersoli-Bud Spencer, due anni fa. «Un produttore ungherese ha organizzato un concerto omaggio a Budapest e ci ha chiamato. La nostra prima risposta era stata no, poi abbiamo accettato. Avevamo smesso di suonare dal vivo per stare con le nostre famiglie. Nel cinema ho incontrato così tanti tra registi, montatori e attori che dicevano: amo questo lavoro ma mio figlio non mi riconosce più. Così abbiamo fatto una scelta diversa. A un certo punto potevamo anche andare in America, ma abbiamo detto no. Siamo dei privilegiati: tutti conoscono le nostre canzoni, pochissimi la nostra faccia». Il vostro rapporto con Bud Spencer? «Di grande cordialità, lo abbiamo frequentato più di Terence Hill, anche perché era un musicista. In studio è venuto spesso a registrare con la sua chitarra». Non avete mai goduto di buona critica. Perché? «Non avevamo nessuna posizione ideologica o politica. L'ipocrisia si vede nei dettagli: se noi facevamo un brano divertente venivamo giudicati qualunquisti o quantomeno commerciali, come se vendere dischi fosse una brutta cosa. Se un cantautore impegnato faceva un pezzo non impegnato, invece, questo veniva definito una "piacevole escursione"». Ricorda un episodio in particolare? «Una volta un critico stroncò le musiche de Il corsaro nero, tranne un brano che definiva ottimo. Lo sa perché? Tra i crediti c' era scritto che era suonato da un gruppo sudamericano che in quegli anni era un simbolo della sinistra (non mi faccia fare nomi, però...). Peccato che il complesso in questione alle registrazioni fece flop e dovetti suonare tutto io. Altri tempi. Ci sono stati cantautori famosissimi che rifacevano la base due o tre volte perché la "batteria era troppo da hit parade"». A quali brani è più legato? «A quelli che sono rimasti ne cuore della gente. Amo Sheriff e Fantasy, ma so che il pubblico è legato a Dune buggy. Il coro di Altrimenti ci arrabbiamo, con Bud e Terence che si inseguono tra i cantanti per sfuggire al sicario, oggi lo mettono in scena nei matrimoni. Tra le cose più belle c' è Quoi?, cantata da Jane Birkin. Ragazza normalissima, semplicissima. Appena ha capito che c' era bisogno di un testo ha chiamato il marito, Serge Gainsbourg, che lo ha scritto in una notte. La mattina dopo è arrivato via telex».  

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