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Tiki Taka Russia, exploit Pardo: "È un Mondiale senza precedenti"

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Il conduttore: "Restiamo sempre focalizzati sul calcio". I prossimi ospiti Mentana e Savino

Giada Oricchio
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Il segreto del successo di “TikiTaka Russia”? Semplice, è focalizzato sul calcio. Mischia diversi piani comunicativi ma segue sempre la via maestra. Pierluigi Pardo, 44 anni, ex manager con il pallino per le telecronache, il “deus ex machina” della trasmissione ideata 5 anni fa, dopo il suo passaggio da SkySport a Mediaset nel 2010, ha riproposto un genere che si credeva superato e gli ha dato nuovo vigore. Passa da una riunione di redazione a una telecronaca, da una conduzione a un collegamento radio, difficile intervistarlo, ma dopo un lungo inseguimento si è dimostrato disponibile, terribilmente serio e professionale, diverso dall'immagine scanzonata e disinvolta che mostra in tv. Perché dietro ogni vittoria, c'è sempre un grande lavoro. La vita privata? Off limits. Pardo, ce l'abbiamo fatta! Partiamo dagli ultimi dati Auditel, sabato sera “Tiki Taka Russia” ha ottenuto un grande risultato: 1.600.000 telespettatori  e il 14% di share commerciale che supera il 16% tra i giovani. Se l'aspettava? “Siamo andati particolarmente bene, ma tutte le puntate sono in linea con le attese, anzi al di sopra, può cambiare qualcosa a seconda del contesto, della giornata, ma il bilancio è molto positivo. Siamo felici anche se le confesso che un po' me l'aspettavo, ero ottimista mentre chi mi conosce sa che di solito sono pessimista sugli ascolti. Il mio ottimismo era assolutamente motivato. Oltre al dato Auditel generale intorno all'11%, va considerato il target commerciale che è quello più interessante per le aziende e lì siamo, di media intorno al 13%. Inoltre, mi fa piacere sottolineare che fra i giovani siamo al 16% di share. Sono contento del gradimento e del riscontro”.   Formula vincente non si cambia? “Tiki Taka Russia è la prosecuzione del Tiki Taka classico, un format che piace da anni, un genere che si credeva finito nella tv generalista. Sono orgoglioso che sia rinato. Dopo 5 anni si conserva ancora molto bene ed è una mia soddisfazione personale. Parliamo di calcio in maniera larga, in modo tecnico ma anche di costume, con l'unione di temi più importanti e più leggeri e con grandi ospiti. Il 26 giugno verrà da noi Enrico Mentana e prima della fine l'amico Nicola Savino. Dobbiamo sempre far i conti con gli ascolti. Abbiamo una pressione sui dati Autidel nettamente superiore a Premium o Sky quindi è chiaro che cerchiamo di parlare a un pubblico vasto. Il nostro segreto è che il calcio resta sempre centrale e in Tiki Taka Russia il Mondiale è protagonista”.   Cioè? Niente Italia, niente tensione? “In un certo senso è così. La dolorosa non qualificazione della Nazionale ha tolto la tensione e l'adrenalina del tifo, della polemica, gli italiani si stanno divertendo, guardano il calcio per puro piacere, sono più rilassati rispetto a quando c'è l'Italia o si parla di campionato. Le partite hanno un seguito clamoroso”.   A proposito di Mondiale in Russia, quali squadre l'hanno delusa e quali l'hanno sorpresa in positivo? “Ci sono delle conferme più che degli exploit. La Croazia innanzitutto, non mi ha meravigliato la vittoria sull'Argentina, anche se attenzione… se i sudamericani superano il turno poi diventano pericolosi. Dovesse accadere cambierebbe molto. Anche Belgio e Inghilterra hanno confermato le loro potenzialità. Chi mi sta deludendo è la Polonia, davvero imbarazzante e il calcio africano, è in fase di ribasso”.   Chi vince il Mondiale? “Rimango sulle mie favorite iniziali, una rosa di tre nomi composta da Francia, Spagna e Germania”.   Escludiamo il Portogallo di Cristiano Ronaldo? “No, no, non si esclude niente. Devo dire che da anni vedo una superiorità del calcio europeo su quello sudamericano. A livello complessivo e in base ai risultati non c'è partita, credo che questa tendenza verrà confermata. Il paradosso è che più si allarga la quantità di squadre e meno l'Europa è protagonista. Capisco che il Mondiale deve accogliere tutti però non vedere l'Italia in Russia, per quanto siano evidenti le nostre colpe, e vedere Panama, con tutto il rispetto, fa un certo effetto”.   Italia e si pensa subito al CT Roberto Mancini: è l'uomo giusto? “E' bravo ed è abituato a maneggiare grandi giocatori. Secondo me ci sono tutti i presupposti perché possa far bene, detto questo viviamo un momento non positivo. L'importante è non incartarsi come successo a Ventura nelle ultime due, tre partite. Fino a Spagna-Italia era sul binario giusto, in linea con le previsioni. C'è stato un playoff fra le europee che ha estromesso noi e ora in Russia ci sono 5 squadre asiatiche e 5 africane. E' un Mondiale troppo democratico”.   Pardo, lei ha parlato di Mancini abituato a maneggiare grandi giocatori, ma il tallone d'Achille non è proprio la mancanza di calciatori in grado di fare la differenza? “Siamo in una fase di transizione tra una generazione e l'altra. Certo il paragone con la squadra del 2006 è impietoso. In attacco ad esempio avevamo gente come Totti, Del Piero, Inzaghi, Gilardino”.   Aldo Grasso ha recensito il suo programma e scritto: “Pardo è molto bravo ma ha la tendenza a buttarsi via”, che ne pensa? “Leggo Aldo Grasso tutti i giorni e quel pezzo in realtà era positivo. Ho visto il bicchiere mezzo pieno. Poi le critiche costruttive si accettano e lui è il guru dei critici televisivi. Non dobbiamo dimenticare però che Tiki Taka è una trasmissione che deve abbracciare un pubblico ampio. Non potrà mai essere uno show troppo tecnico, purista”.   E “i rimproveri” dei social? “Li seguiamo ma non ci facciamo condizionare. Cogliamo le tendenze. So benissimo che questo programma ha un gradimento più universale rispetto al Tiki Taka classico perché i tifosi sono più rilassati”.   Per supplire alla mancanza dell'Italia parlate anche di mercato e serie A. La sua opinione sulle prime della classe a cominciare dalla Juventus, è ancora la favorita? “Sì perché ha preso un importante vantaggio economico e tecnico su tutte le altre”.   Il Napoli? “Con Ancelotti ha fatto un affare, è capace di andare a prendere giocatori straordinari. Tutti vogliono essere allenati da lui. Se è l'ennesimo nuovo ciclo? Direi di no, è un po' come in tutte le altre squadre. Anche Milan e Inter hanno cambiato allenatore. La verità è che il problema di tutte le squadre è il vantaggio della Juve, difficilmente si può controbilanciare”.   Le milanesi: Milan e Inter? “Mi sembra che i nerazzurri stiano mettendo insieme i pezzi nel modo migliore. Li vedo in crescita. Il Milan è in un momento complicato dal punto di vista societario ma la sospensione per due anni dalle coppe mi sembra eccessiva, soprattutto rispetto a quanto accaduto ad altri club europei come ad esempio il Paris Saint-German. L'eventuale sanzione renderebbe ancora più difficile il rientro del Milan. Se gli levi le coppe e gli dai una multa levi ossigeno al club. Credo che il destino del Milan sia quello di trovare a breve un nuovo compratore, un nuovo proprietario”.   Infine le romane: Roma e Lazio? “La Roma sta facendo una rivoluzione e mi fido di Monchi anche se la partenza di Nainggolan è pesante. Per la Lazio bisogna aspettare”.   Voltiamo pagina, della sua vita privata si sa pochissimo… “Meno male, giusto così”.   Torniamo indietro di qualche anno. Lei ha iniziato come “Marketing Assistent Brand Manager” alla Procter&Gamble. Oggi, marketing e giornalismo hanno punti di contatto, quanto ha travasato di quell'esperienza nel lavoro attuale? “Ho imparato tantissimo alla Procter&Gamble e ancora oggi ho amici che lavorano lì e stimo molto. Molte cose mi sono tornate utili nella gestione di una diretta televisiva: il “priority setting” cioè non dire 50 cose tutte insieme ma stabilire le principali durante una conduzione o una telecronaca, lavorare con gli altri, se hai una squadra di persone che ti odiano hai un problema, motivare le persone, coltivare i talenti, fare gioco di squadra, saper cambiare il ritmo nella comunicazione per non essere noioso, l'analisi. Tutti i giorni ci arrivano i dati e bisogna saper leggere la curva. Sì, è vero ha molte aree in comune con il lavoro di adesso”.   Conduttore, telecronista e  scrittore. La sua opera prima “Lo stretto necessario”, edito da Rizzoli, è ambientato nei Mondiali del 2006 e racconta del viaggio di Giulio, pubblicitario sposato, che in un momento di confusione, parte con l'amico Federico per andare a ristrutturare una masseria in Puglia. Un viaggio fisico e al tempo stesso nella psiche maschile. Quanto c'è di autobiografico? “Giulio, il protagonista, mi è simpatico, un po' mi assomiglia, qualcosa di autobiografico c'è, ma la trama è totalmente di fantasia. E' un libro che parla di musica e calcio, due delle mie passioni così come viaggiare, girare l'Italia in macchina. Il mood è in sintonia con quello che sono”.   Pardo, l'anno prossimo riparte da “Tiki Taka” o dobbiamo aspettarci delle sorprese? “C'è la voglia di fare un grande Mondiale, poi ci incontreremo con l'azienda. Sto benissimo qui, mi hanno rinnovato il contratto e abbiamo un ottimo rapporto. Tiki Taka è confermatissimo e cercheremo di capire cosa altro fare”.   Cosa intende?  “Mediaset non ha più le telecronache e ovviamente a fine Mondiale studieremo nuovi progetti”.

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