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Barbara Bouchet: "Io cult grazie a Tarantino"
Teatro, televisione, fitness. E le commedie sexy degli anni Settanta che l’hanno lanciata nell’Olimpo del cinema cult. Oggi Barbara Bouchet è una donna matura che ripensa alla sua carriera, ripercorrendo mille successi e soddisfazioni ma senza nascondere le difficoltà degli esordi. Barbara Bouchet, a cosa sta lavorando adesso? «Ho appena finito la tournée dello spettacolo teatrale "Quattro donne e una canaglia" con Marisa Laurito, Gianfranco D’Angelo e Corinne Clery. Adesso mi sto godendo un po’ di meritato riposo». Come si sta riposando? «Sto viaggiando molto, tra Budapest, Stati Uniti e crociere. Adoro visitare posti diversi». Come si trova sul palcoscenico teatrale? «L’unico problema è costituito dalla fatica delle tournée. Ogni giorno si arriva in una città diversa, si butta la valigia sul letto, si va in teatro per lo spettacolo e poi di corsa a cena. La mattina ci si alza molto presto e il giro ricomincia per una nuova destinazione. Sul palco, però, mi trovo molto bene. Nel teatro l’età non è importante. Ti dà la possibilità di lavorare finché reggono le gambe e il cervello. La cosa importante è avere un bel ruolo e una buona memoria». Qualcuno ha detto che lei vive con 511 euro di pensione e che ha problemi economici. È vero? «No, è una fake news. Ci sono alcune trasmissioni che amano cavalcare certe cose ma io non ho alcuna difficoltà economica. Sto benissimo. È una delle tante frottole messe in giro sul mio conto». La sua carriera è iniziata a Hollywood. Cosa ricorda di quegli anni? «Sono arrivata negli Usa da emigrante e ho iniziato recitando in piccoli ruoli. Poi ho fatto il salto di qualità, recitando al fianco di Kirk Douglas e in "Casino Royale" finché non mi è arrivata l’offerta giusta dall’Italia. Lì è iniziata la mia fortuna». Perché ha deciso di dire sì all’Italia? «Mi sono innamorata subito della bellezza di Roma. Poi mi sono innamorata degli italiani che sono allegri e solari». Nei mesi scorsi è scoppiato il caso Weinstein e lo scandalo delle molestie nel mondo del cinema. A lei è mai capitato qualcosa di simile? «Cose del genere accadono sempre ma sta a te la scelta. Ho avuto un problema simile solo a Los Angeles con un avvocato degli Studios molto potente. L’ho rifiutato e lui mi ha detto: "Ti distruggo la carriera". Poi sono andata a New York e fortunatamente ho incontrato gli italiani. Non avrei mai retto alla pressione di Hollywood. Queste cose capitano soprattuto alle giovani all’inizio della carriera ma non solo nel mondo del cinema. Gli uomini che abusano del potere ci sono in tutti gli ambienti. Sul caso Weinstein le donne hanno fatto benissimo a parlare e a mettere finalmente tutto sulla bocca di tutti. Così d’ora in poi gli uomini ci penseranno due volte prima di comportarsi male». Lei ha vissuto l’età d’oro della commedia sexy italiana. Qual era il segreto di quel successo? «Ho cavalcato l’onda ed è stata la mia fortuna. Quei film hanno avuto successo perché erano allegri, non volgari e non basati sulle parolacce. Erano acclamati anche all’estero. Poi Quentin Tarantino li ha rivalutati e sono diventati veri e propri cult». All’epoca le galline dalle uova d’oro eravate lei e la Fenech. C’era rivalità tra voi? «C’era talmente tanto lavoro per tutte e due che io e Edvige non avevamo bisogno di farci la guerra. I nostri nomi erano su tutte le locandine e facevano la fortuna di tutti i film. Anche all’estero». Durante la sua lunga carriera con quale collega si è trovata meglio? «Mi sono trovata sempre molto bene con tutti gli attori con cui ho lavorato: da Johnny Dorelli a Enrico Montesano, da Lando Buzzanca a Gregory Peck e Kirk Douglas. Sono sempre stata una donna che non se la tira e mi trovo bene con tutti. Non mi sono mai messa sul piedistallo anche quando potevo permettermelo». Cosa l’ha fatta restare così umile? «La consapevolezza che più in alto si sale più ci si fa male quando si cade giù. Dalla vita ho avuto tanto e sono grata per questo. La bellezza e il successo svaniscono e mi ha salvato proprio la saggezza, la personalità forte e la sicurezza in me stessa. Senza dimenticare la famiglia che mi ha aiutato nei momenti difficili». A proposito di famiglia. Lo chef Alessandro Borghese è suo figlio. La passione per i fornelli ce l’ha avuta fin da bambino? «A dire la verità no. Anzi non sapeva cosa fare da grande. A 18 anni non voleva neppure iscriversi all’università. Poi un giorno mi disse che voleva andare a lavorare sulle navi da crociera. E così fece. Pensi che si imbarcò perfino sull’Achille Lauro. Per tre lunghi giorni non ho avuto sue notizie. Poi tutto si sistemò per il meglio e da lì partì il suo amore per le cucine. Quello è il suo mondo. Oggi sono davvero fiera di lui». Secondo lei com’è cambiato negli anni il mondo del cinema? «Prima un attore poteva girare anche otto film all’anno. Oggi, invece, è molto più difficile. Soprattutto in Italia si fanno pochi film. Si punta molto sulle fiction tv. Il cinema è praticamente moribondo». Ce l’ha un sogno nel cassetto? «Certo. Vorrei recitare in un ruolo da protagonista pensato per una donna matura. Non posso essere il simbolo del sesso per sempre. Vorrei fare come Jane Fonda, Helen Mirren o Charlotte Rampling. Insomma vorrei recitare come una donna della mia età».