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La Corrida di Carlo Conti fa il boom di ascolti ma è bella senz'anima

carlo conti

Il conduttore empatico con la telecamera ma troppo distaccato coi concorrenti

Giada Oricchio
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Ottimo debutto per “La Corrida” di Carlo Conti. La prima serata di RaiUno ha conquistato 5.999.000 spettatori e il 27,4% di share. Ha stravinto la serata anche se sulle altre reti non c'era una vera contro-programmazione considerando che la soap opera “Il Segreto” mostra la corda già da un po'. Il ritorno de “La Corrida” mantiene inalterate alcune caratteristiche: i dilettanti, alcuni commoventi nelle loro convinzioni, altri malinconici nelle loro aspirazioni (motivo per cui il programma non andrebbe  trasmesso, nda) il pubblico ludibrio, la valletta tenera e comprensiva, il pubblico scatenato (molto più in palla rispetto alle ultime edizioni). Allo sbaraglio ci finisce la cornice de “La Corrida” targata Carlo Conti. I numeri gli danno ragione, ma questo successo è dovuto più al contenuto, cioè a chi ha la faccia tosta di esibirsi con bicchieri, fisarmoniche, tutine anni '80 in stile Madonna (e non Beyoncé) che non alla struttura. “La Corrida è la Corrida” come “Sanremo è Sanremo”: la guardi comunque. Il programma però fa della semplicità, della genuinità la sua cifra e allora perché quella scenografia elaborata, dai colori e dalle luci disturbanti? Perché quelle inquadrature insistite sulle ultra 70enni con la dentatura imperfetta, come a voler sottolineare il grottesco? Perché quella regia così invadente nel destino delle performance?   Una fotocopia non è mai e non sarà mai come l'originale. Può essere perfino più bella, senza sbavature e incertezze, ma non è l'originale. Il rischio di riproporre un programma come “La Corrida” è sempre quello di doversi misurare con il convitato di pietra Corrado Mantoni. Nella memoria catodica italiana c'è Corrado inappuntabile nel suo abito con farfallino, pettinatissimo e partecipe. La sua mimica facciale accompagnava, sosteneva e quando necessario canzonava (con misura) le esibizioni dei concorrenti. Ieri, tutto questo è mancato. Carlo Conti, per l'occasione meno abbronzato, se ne stava in disparte, osservava distaccato. Poco empatico con chi si metteva in gioco, molto empatico con il pubblico e la telecamera. Conduceva ma non scendeva nell'arena e non prendeva il toro per le corna. La conduzione è stata fin troppo “scalettata”, l'effetto emulazione esagerato, anche i siparietti con il maestro Pirazzoli sono stati una bruttina e pedissequa ripetizione di quelli (spontanei) tra Corrado e il direttore Pregadio. Ma Conti lo aveva annunciato in apertura: “Io lo sentivo in radio e per me essere qui è un sogno che si avvera. E' un grande piacere e onore riportare La Corrida in Rai. Ho sempre avuto il sogno di farlo…Sarà tale e quale all'originale con tutte le proporzioni da fare tra Corrado, Scotti, Insinna e me…”. Come la Legge è la pallida ombra della giustizia così la prima puntata de “La Corrida” è stata la pallida ombra delle edizioni di Corrado. Ma c'è tempo per migliorare ed entrare in sintonia con il paesaggio.

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