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Ciclone Max Giusti a Il Tempo: "La campagna elettorale? È una gara a chi la spara più grossa"

Il comico a Roma con "Va tutto bene" dal 20 febbraio rivela: "Monti e centrosinistra volevano candidarmi, ma ho detto no"

Davide Di Santo
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Va tutto bene, nonostante tutto. Max Giusti è carico come una molla per il suo nuovo spettacolo, un'istantanea dell'italiano medio ossessionato dalla dittatura del low cost, ostaggio della tecnologia e divorato dalla voglia di apparire migliore di quello che è. Il comico, attore e conduttore romano debutterà al Teatro Olimpico di Roma martedì 20 febbraio (in scena fino al 4 marzo) e il titolo dello show è un manifesto: «Va tutto bene». «Sono fiero ed emozionato per questo spettacolo, non vedo l'ora di cominciare - racconta Giusti che è venuto a trovarci in redazione - È la classica ciambella uscita col buco. Anzi, è un bel ciambellone: starò sul palco per due ore». "Va tutto bene", dicevamo. Ma c'è un sottotitolo, vero? «"Anche se mi aspettavo di più", preso da una canzone che ho cantato con gli Statuto. Il motivo è presto detto. Sono nato nel '68, ho trascorso l' adolescenza negli anni '80 e ho vissuto a pieno gli anni '90, dove tutti eravamo in attesa delle meraviglie del terzo millennio. Poi mi sono reso conto che le aspettative che avevamo non sono state soddisfatte. Altro che 2001 Odissea nello spazio... C'è chi ha preso tre lauree in robotica per prepararsi al Duemila e poi cosa è successo? Che le star di oggi sono gli chef, che puzzano di fritto come i cuochi di una volta, ma vuoi mettere?». Altri segni di questi strani tempi? «Abbiamo perso il sogno. Vengo da una famiglia umi le e mio padre ha sempre avuto un desiderio, seppur frivolo: andare ad Adacapulco, che ai suoi tempi era la meta da sogno per eccellenza. Ma oggi si viaggia low cost ed è l' offerta che guida le nostre scelte. E così ti ritrovi di notte davanti al computer a prenotare un volo per Tiblisi solo perché costa 27 euro. Il problema è che non sai neanche dove sta Tiblisi!». È colpa della tecnologia? «Non solo, è cambiato il modo di vivere. È incredibile come in pochi anni la famiglia italiana sia passata dal pranzo a Grottaferrata con tre primi e tre secondi all'all-you-can-eat dal giapponese, che in realtà è cinese. Digiunano dal giovedì: "Domenica li voglio sfonda'!". Ma l'italiano non si chiede da dove vengono quei sei chili di pesce crudo che si è mangiato a 19 euro e 90. Fino a quando per dimagrire va a fare jogging sul Tevere. E vede il ristoratore cinese con la canna da pesca...». Parlerà molto di Roma nel nuovo spettacolo? «In realtà no, mi sono stancato di dipingere la mia città in modo negativo. Anche se per lavoro ho vissuto diversi mesi a Barcellona e a Milano, due vere capitali europee. E il paragone è sconfortante». Tra poco si vota. Cosa pensa di questa campagna elettorale? «È tutta da ridere. Se mettiamo insieme le promesse di tutti gli schieramenti esce che ci danno 5mila euro al mese senza neanche dover andare a lavorare. Non ho mai visto una campagna elettorale più brutta: è una gara a chi la spara più grossa. Anche qui il confronto coi politici del passato è sconfortante». Torna alla mente un suo vecchio personaggio: il rapper di provincia che per atteggiarsi a gangster dipingeva la quieta Macerata come il bronx. «E poi è successo di tutto. Il fatto è che la provincia è lo specchio della società, quello più amaro e più vero. Siamo il paese delle cose a metà. L'immigrazione va affron tata seriamente, non possiamo avere 600mila immigrati buttati per strada. Il vero problema è la mancanza di giustizia e la certezza della pena è il primo passo per governare una società sempre più complessa. Oh, quasi quasi mi candido! (ride, ndr)». Ecco, le hanno mai chiesto di candidarsi? «Due volte, ma per il bene della comunità ho sempre detto no! La prima volta la richiesta era arrivata da Mario Monti. La seconda, proprio per le prossime elezioni, da parte del centrosinistra. Ma gli italiani possono stare tranquilli, non ci penso proprio». Cosa la fa più ridere in questo momento? «Devo scegliere una cosa su tutte? Be', c'è la proposta di Silvio sugli sgravi fiscali per gli animali da compagnia che è spettacolare. Lui la propone così (imita la voce di Berlusconi, ndr): "Vorrei che tutte le persone sole che hanno un cagnolino o un gattino - signora, lei ce l'ha? - possano detrarre dalle tasse le spese per il loro mangime". Fantastico. Ma non è solo lui, eh, le promesse impossibili arrivano da tutti gli schieramenti. Tra un po' prometteranno di pagarci il grattino del parcheggio».

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