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David Zard, quando svelò a Il Tempo il segreto dei suoi successi internazionali

David Zard

Fabrizio Finamore
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È morto questa mattina a Roma, al Policlinico Gemelli, dopo una lunga malattia, l'impresario David Zard. Aveva 75 anni. Nel corso della sua carriera ha organizzato alcuni dei più importanti concerti in Italia, fra cui il "World Bad Tour" di Michael Jackson del 1988. Suoi anche i successi di "Notre Dame de Paris" e "Romeo e Giulietta". Di seguito il nostro omaggio a uno dei più grandi manager di concerti e musical, ripubblichiamo integralmente l'intervista uscita sulle pagine del nostro quotidiano il 17 agosto 2017. Oltre quarant'anni dedicati alla grande musica dal vivo, è stato l'impresario che ha portato in Italia i più grandi artisti stranieri, David Zard, storico manager italiano di concerti e musical, è forse uno dei nomi più significativi nel mondo della musica live del nostro Paese. È lui a commentarci i numeri dei grandi eventi musicali di questi ultimi mesi.  Tiziano Ferro, Ligabue, il grande Modena Park di Vasco, il settore discografico ha conosciuto periodi senz'altro migliori eppure i live sembrano ancora funzionare bene nel nostro Paese... “Oggi sia i giovani che i meno giovani sono sempre in cerca di eventi di questo tipo, ci sono diverse generazioni  che hanno bisgono di punti di incontro così, di occasioni di aggregazione e questi eventi sono dei veri e propri meeting point. La gente decide di andare a vedere Vasco o gli U2 perché è sicura di incontrare in quel contesto gli amici, le persone con cui si condividono le proprie passioni. La musica ormai la si può ascoltare gratis ovunque, il live invece, il momento di aggregazione, il concerto da vivere insieme conserva ancora oggi intatto tutto il suo valore. Vent'anni fa dissi che il concerto rock era la più grande rivoluzione dopo la rivoluzione franecese e tutt'oggi ne sono convinto perché è un luogo dove le persone si incontrano senza considerare il colore della pelle, la religione o il reddito, si è tutti uguali. È forse proprio il concerto rock la grande realizzazione dei tre valori di libertà, uguaglianza e fraternità. La voglia i partecipare, di stare insieme è fortissima anche in anni come questi in cui cercano di dividerci e allontanarci con vili atti terroristici”. Nelle classifiche dei grandi live del 2017 in Italia svetta Tiziano Ferro.. “Ferro si esibisce ogni due tre anni, sa creare l'aspettativa giusta e quindi tutti lo vanno a vedere. Si gestisce bene perché sa come si deve gestire una star come lui. Anche ai Rolling Stones una volta hanno detto “Come faccio ad avere nostalgia di voi se siete sempre tra le balle!”. Seguono poi nella classifica Ligabue e poi Vasco. Come giudica eventi come il Modena Park di Vasco? 225mila spettatori con oltre 13 milioni di incasso non sono numeri da tutti i giorni..   “Spesso l'uomo corre contro se stesso. Un giorno dissi a Baglioni: perché  quando fai un nuovo disco ti preoccupi sempre di vendere più del precedente? Quello di Vasco è stato un evento eccezionale ma lo è stato anche quello di Ligabue a Campovolo. Tutto nasce dal desiderio di migliorarsi, di battere i propri record. Su Modena Park poi che dire, si parla sempre di incassi eccezionali ma non bisogna dimenticare che per organizzare una manifestazione come quella si è speso tantissimo. Devo complimentarmi con gli organizzatori per il grande lavoro che hanno fatto. Hanno speso e rischiato delle cifre importanti. La città poi è stata molto collaborativa e questo è estremamente importante per la riuscita di un evento del genere. E' stato un live proposto come unico, storico, e proprio per questo in tanti hanno detto:  io ci devo essere”. Vista l'importanza dei live e il giro d'affari che ruota intorno a questi eventi sarebbe forse necessaria ancora più attenzione nella vendita dei biglietti. Eppure c'è spesso chi mette da parte biglietti per poi rivenderli a prezzi proibitivi.. Come è possibile secondo lei arginare la speculazione del Secondary ticket? “Io ho sempre combattuto i bagarinaggi. Altra cosa è un tipo di offerta diversa. A mio parere un organizzatore può anche decidere di vendere i biglietti a mille euro ma deve farlo ufficialmente offrendo qualcosa in più, ad esempio il  meet & greet, la possibilità di incontrare l'artista, e questa è una cosa che rientra nella legge della domanda e dell'offerta. Come arginare invece i mercati non ufficiali? Basterebbe creare una legge, un regolamento che disciplini seriamente questa materia. In Italia purtroppo sul tema c'è ancora molto da fare”. Lei organizzò storici tour italiani degli anni '80 come quelli di Michael Jackson. Come è cambiato il mondo dei grandi live da allora? “Io ho organizzato concerti quando era quasi impossibile farlo, quando non c'erano stadi, spazi, strutture adatte e  la classe dirigente trattava i protagonisti del rock come drogati, capelloni e puzzolenti. Ora che questi ex capelloni sono sindaci, assessori e sono nelle cabine di comando, c'è quasi una lotta per ottenere nel proprio comune il concerto più di grido. Vent'anni fa organizzare Modena Park sarebbe stato impensabile”. Più recentemente ha lanciato due grandi spettacoli musicali: nel 2002 ha portato in Italia l'opera di Cocciante “Notre-Dame de Paris”, nel 2013 l'opera “Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo”. Quale è stato il segreto di questi due grandi successi internazionali? “La qualità e l'onestà dello spettacolo che abbiamo proposto. Quando io dico che è uno spettacolo che devi vedere, significa che il primo a crederci sono io. Storie come “Notre Dame” o “Romeo e Giulietta” sono universali e, messe in scena bene, con giovani attori e cantanti di valore, non possono non riscuotere successo. La qualità paga. E in più con questi spettacoli abbiamo scoperto e lanciato anche giovani artisti che oggi sono diventati popolari e affermati. Abbiamo dimostrato che può esistere oggi un lavoro serio di ricerca e promozione dei talenti fuori dal mondo dei talent show che secondo me creano e distruggono”. Perché? “In Tv se sbagli una volta paghi, se la performance di un  nostro giovane artista riesce male invece, poi ha il tempo e l'occasione per recuperare. E poi non amo molto i pianti televisivi, negli spettacoli voglio far vedere solo quello che c'è di positivo perché il mondo ha bisogno di positività soprattutto in un momento come questo”. A proposito del mondo di oggi, lei ha abbandonato la Libia nel '67.. come vive oggi la situazione nord africana e il dramma dei tanti profughi? “A Tripoli avevo un'agenzia pubblicitaria con la quale creammo una campagna con lo slogan “Tripoli porta d'Africa”,  nella nostra idea la Libia doveva aprire le porte agli investmenti in Africa per il benessere degli africani. Tutto ciò non è avvenuto, anzi, Tripoli invece è diventata la porta d'Africa in uscita, dalla Libia si scappa per venire in Europa, in cerca  del benessere. Fino a quando non si porterà anche in  quei paesi gioia e positività nulla cambierà. Noi dall'Africa abbiamo solamente preso e mai dato e invece bisogna prima dare per poter ricevere, sempre”.

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