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Max Pezzali: "Oggi tutti incoscienti. Come negli anni '90"

Dagli 883 ai successi da solista il cantautore festeggia i 25 anni di musica con il nuovo album "Le Canzoni alla Radio"

Davide Di Santo
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È il 1992 e Claudio Cecchetto presenta per la prima volta in tv il nuovo fenomeno del pop italiano: gli 883. Sul palco ci sono una decina di ragazzi che iniziano a cantare «Hanno ucciso l' uomo ragno», la hit che domina radio e classifiche. I «veri» 883, Max Pezzali e Mauro Repetto, sono confusi tra i tanti e soltanto dopo qualche secondo restano soli sul palco. L' Italia conosce così il volto di quei due ragazzi come tanti che raccontavano la vita di provincia con i linguaggio dei giovani. Oggi Max Pezza li celebra i 25 anni di onorata carriera con «Le Canzoni alla Radio» (Warner): doppio album in uscita venerdì con sette brani inediti (nella title track c' è la chitarra di Nile Rodgers, stella degli Chic), il remix di «Tutto ciò che ho» e trenta gran di successi dagli 883 a oggi. Pezzali, tra i nuovi brani due canzoni mettono a confronto gli 883 dei primi anni (Volume a 11) e i giovani di oggi (Il secolo giovane). Che differenze trova? «Sono due brani che fanno da ponte. Sono passati venticinque anni ma sembra un secolo per la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo. Tra i ragazzi degli anni '90 e quelli di oggi la cosa in comune è l'incoscienza. Ma ora hanno meno fiducia nei loro mezzi: sembrano prevedibili e quasi rassegnati». Nel '92 accanto a lei c' era Mauro Repetto, l'imprevedibilità fatta persona... «Mauro era una pallina da flipper impazzita. Io ero quello riflessivo, lui mi ha insegnato a buttarmi. La sua massima era "dignità zero", non gli importava di nulla. Grazie a lui siamo riusciti a fare sentire le nostre canzoni. Mauro era una forza della natura. Al nostro primo concerto venne vestito in stile Village People. A Sorrento gli venne il colpo della strega perché si lanciò sul letto e rischiò di saltare la serata. E pensare che venivamo dai rigori della provincia...» Pavia, i bar, il "deca" che non bastava a scappare via... «In provincia non ti puoi reinventare più di tanto, i sogni di gloria dei ragazzi si scontrano con il cinismo della comunità. "Vuoi fare il musicista ma dove vai, sei uno sfigato...". Il bar tende ad annientare le ambizioni». «Avvistato» in America, a Eurodisney e a teatro. Ciclicamente tutti si chiedono: che fine ha fatto il «biondino degli 883»? Che aggiornamenti ha? «Io e Mauro ci sentiamo soprattutto via email. Ha un bel progetto cinematografico e forse dopo anni di tentativi è vicino all'obiettivo: un suo copione ha attirato le attenzioni di Hollywood, ma non voglio dire niente di più per non portargli sfiga. Non ha mai esaurito la vena dei sogni mentre io mantengo la mia prudenza piccolo-borghese». Altra leggenda della rete: Max Pezzali è di destra. Vero falso? «Anche in questo caso c'entrano la provincia e gli anni '80. A 14 anni mi feci la tessera del Fronte della Gioventù per fare un favore a un amico, niente di più. Anche perché a Pavia comunisti, fascisti e democristiani frequentavano tutti gli stessi ambienti: nei bar di provincia si impara la sofisticata arte della mediazione. Oggi viviamo un'era post-politica e non trovo niente in cui mi identifichi davvero». I miti di oggi chi sono? «La tecnologia dell' informazione ha cambiato tutto. Altro che rockstar, i nuovi eroi sono Steve Jobs, Jeff Bezos e Marck Zuckerberg. Con gli "sfigati" al potere si è compiuta la profezia della rivincita dei nerd. Se gli 883 nascessero oggi non farebbero una band, ma una startup».

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