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Caso Weinstein, Tarantino sapeva. Coinvolta un'altra attrice italiana

Harvey Weinstein

Silvia Sfregola
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Non passa giorno che il caso weinstein non si arricchisca di nuovi particolari, che stanno mettendo sempre più nei guai il produttore cinematografico, fondatore della Miramax. Come prevedibile, dopo Londra e New York, lo scandalo è arrivato anche a Los Angeles. La polizia ha aperto un'indagine per un presunto caso di violenza sessuale che sarebbe stato commesso dal produttore nel 2013 ai danni di una persona rimasta anonima, ma che secondo il Los Angeles Times sarebbe una modella e attrice italiana "molto conosciuta", che all'epoca viveva a Roma e aveva tre figli. In una dichiarazione ufficiale Sallie Hofmeister, portavoce di Weinstein, torna, invece, a negare qualunque accusa di "sesso non consensuale". Secondo il quotidiano di Los Angeles, la modella italiana avrebbe riferito alla polizia di essere stata violentata nella stanza di un hotel di Beverly Hills a febbraio 2013, al termine del Los Angeles Italia Film, Fashion and Art Fest. È la sesta donna ad accusarlo formalmente di stupro, la prima a Los Angeles. Al quotidiano ha chiesto di rimanere anonima, per la paura di "ritorsioni e per proteggere la privacy dei miei figli", ma ha spiegato di aver contattato la polizia martedì scorso tramite il suo avvocato David Ring dello studio legale Taylor Ring. La sua deposizione è avvenuta ieri davanti a due agenti della polizia di Los Angeles. L'attrice e modella ha raccontato di aver incontrato una volta e per breve tempo Weinstein a Roma prima di quella sera e il produttore già in quella occasione le avrebbe chiesto di seguirlo in camera. Lei, però, aveva declinato l'invito. Nel corso del festival a Los Angeles si erano rivolti poche parole, ma intorno a mezzanotte il produttore si sarebbe presentato nella hall del suo albergo "senza alcun preavviso" e senza, ha detto la modella, che lei gli avesse mai riferito dove alloggiava. Weinstein avrebbe bussato alla porta della sua stanza chiedendole di parlare. Una volta dentro, però, "mi ha fatto mille domande ed è diventato molto aggressivo e continuava a chiedermi di spogliarmi", mentre si vantava del suo potere e della sua influenza. Per cercare di convincerlo a lasciarla stare, l'attrice italiana gli avrebbe mostrato le foto dei suoi figli e di sua madre, che in quel periodo si stava sottoponendo a chemioterapia. Weinstein, invece, l'avrebbe afferrata per i capelli e trascinata in bagno. Qui l'avrebbe violentata. "Mi ha fatta sentire un oggetto", ha ricordato la donna a The Los Angeles Times. Molestie anche per Lupita Nyong, che in un editoriale su The New York Times ha raccontato di aver subito pesanti avance da parte di Weinstein. L'attrice, che ha vinto il premio Oscar nel 2013 per '12 anni schiavo', ha spiegato che in una occasione per cercare "di guadagnare tempo" gli concesse un massaggio. "Dovevo trovare un modo - ha raccontato - di uscire da quella difficile situazione", in cui il produttore insisteva per togliersi i pantaloni. La giovane attrice non ha ceduto e se n'è andata. Intanto, si allunga la lista di coloro che sapevano e hanno taciuto. Dopo le confessioni di Jane Fonda e Scott Rosenberg, è Quentin Tarantino a fare "mea culpa": "Sapevo cosa stava accadendo - ha detto al New York Times -, ma se avessi adempiuto all'obbligo di parlare non avrei mai lavorato" con Harvey Weinstein. Tarantino con il produttore cinematografico accusato di abusi e violenza sessuale ha lavorato per anni, portando nelle sale capolavori come "Pulp fiction" e "Kill Bill". Ciò che si sapeva, ha spiegato Tarantino, "erano voci e pettegolezzi", ma la sua ex fidanzata, Mira Sorvino - una delle donne che accusano Weinstein -, gli aveva raccontato di essere stata vittima di palpeggiamenti da parte del produttore. Inoltre, dice ancora il regista, era venuto a conoscenza di altri episodi simili. "Sapevo abbastanza - ammette nell'intervista, durata oltre un'ora - per fare molto di più".

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