I Depeche Mode tornano a riempire lo stadio Olimpico
Da 37 anni la sintesi tra pop elettronico e rock. I Depeche Mode continuano a segnare i confini a cavallo tra due secoli, due millenni, l'universo analogico e quello digitale. Conoscono alla perfezione entrambi gli alfabeti, li fanno dialogare da decenni prendendosi gioco delle mode e riuscendo a essere sempre pertinenti al di là delle tendenze del momento. Fin da quando sulle note di "Never let me down again" (presente nella scaletta del loro nuovo tour) diedero vita alla "Musica per le masse". Qualche mese fa hanno pubblicato il quattordicesimo album in studio: "Spirit" in cui, dopo la trilogia con Ben Hiller, hanno scelto la produzione di James Ford, già attivo al fianco di Florence & The Machine e Arctic Monkeys. Per Dave Gahan, Martin Gore e Andrew Fletcher una scelta come questa corrisponde alla volontà di spostare più avanti le coordinate musicali. Scelte mai banali in fatto di testi, melodie, arrangiamenti, ambienti sonori. Lo scorso 5 maggio è partito da Stoccolma il "Global Spirit Tour" che, soltanto in Europa, vedrà la band inglese esibirsi per oltre un milione e mezzo di fan in 32 città di 21 Paesi diversi. La tranche europea della tournée si concluderà il 23 luglio in Romania prima di attraversare l'oceano e sbarcare in Nord e Sud America. Dopo 4 anni dall'ultima apparizione romana, domenica 25 giugno il "Global Spirit Tour" arriverà anche a Roma dove riempirà lo stadio Olimpico. Poi sarà la volta di Milano (San Siro - 27 giugno) e Bologna (Dall'Ara - 29 giugno). Le canzoni di "Spirit" si alterneranno ai vecchi successi e ai cavalli di battaglia che ne hanno segnato la carriera. Tra ispirazione ed eccessi. Impegno politico e scanzonato disincanto. Durante il live scorreranno sui maxischermi le immagini e i video realizzati da Anton Corbijn, storico collaboratore del trio, in una nuova edizione di quel rito collettivo che Gahan & Co. danno vita da quasi quarant'anni.