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Festival di Cannes: la Palma d'oro è svedese, premi a Kidman, Phoenix, Coppola

Katia Perrini
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È lo svedese Ruben Ostlund ad aggiudicarsi la Palma d'Oro del 70mo Festival di Cannes con «The Square». E, di tutti i possibili vincitori di un Concorso unanimemente considerato di basso livello, questa commedia sociale tendente al grottesco rappresenta una delle scelte più sensate che la Giuria presieduta da Pedro Almodovar poteva fare per il massimo riconoscimento. Ritratto del direttore di un museo d'arte moderna alle prese con una serie di eventi che lo fanno precipitare in un circolo vizioso tra scelte sbagliate, senso della giustizia e inadeguatezza della cultura a interpretare il mondo, «The Square» ha una forza simbolica e una capacità di divertire che lasciano il segno, e il suo autore, già ben noto in Svezia come personaggio televisivo (e lo ha dimostrato nell'energia con cui ha sigillato la cerimonia di chiusura a Cannes), merita di essere lanciato sulla scena internazionale. Si conclude così l'edizione del settantennale del Festival Cannes, con una cerimonia di premiazione che ha visto i suoi protagonisti (Almodovar in primis) un pò imbambolati sul palco, e con un bilancio francamente deludente. Vessata dagli obblighi dei servizi di sicurezza, ma anche da una serie di carenze organizzative inammissibili, Cannes 70 va agli annali come una delle peggiori (se non addirittura la peggiore) edizione da vent'anni a questa parte. Il Concorso non ha brillato quasi mai, privo di film di alto livello. E il Palmares che è stato laureato questa sera ne è la prova: per quanto la Giuria di Almodovar non abbia fatto in realtà alcun danno, va detto che le scelte sono quasi tutte condivisibili in uno scenario in cui in realtà, vista l'uniformità del livello dei film presentati, premi e premiati si potrebbero considerare interscambiabili. Ad ogni modo, lascia soddisfatti il premio per la Regia alla sempre raffinata e personale Sofia Coppola per «The Beguiled», dramma tendente al gotico ambientato in un collegio femminile durante la Guerra di Secessione e interpretato da Nicole Kidman e Colin Farrell. Il Gran Premio della Giuria attribuito a «120 battements par minute» del francese Robin Campillo è in sintonia con gli umori della Croisette, che aveva molto amato questa storia di impegno sociale e amoore gay ambientata nella Parigi degli Anni 90, nel pieno del dramma dell'AIDS. È anche un premio che va incontro al cinema francese, piazzando sulla scena internazionale un nuovo autore da porre sulla linea di registi già affermati come Cantet, Khechiche e altri. D'altro canto il Premio della Giuria assegnato invece al russo «Nelyubov / Loveless» di Andrey Zvyagintsev (autore lanciato da Venezia ma già premiato anche a Cannes) dà seguito alle attese per un film molto accreditato. Per questo dramma sulla società russa contemporanea, dedicato alla sparizione del figlio di una coppia alle prese con la rabbiosa fine del matrimonio, non mancava infatti chi auspicasse una Palma d'Oro che sarebbe parsa francamente fuori misura. Fanno centro anche i due premi per le interpretazioni: la tedesca Diane Kruger Migliore Attrice per «In The Fade» di Fatih Akin ha offerto il ritratto sentito e vibrante di una donna alle prese con il dolore per la morte del marito e del figlio, uccisi da un attentato neonazista, in un film che guarda in chiave problematica alle questioni più scottanti del mondo contemporaneo. D'atro canto il Premio per l'interpretazione maschile a Joaquin Phoenix per il suo killer dal cuore grande interpretato in «You Were Never Really Here» di Lynne Ramsay, dà un giusto riconoscimento a uno dei più grandi e personali attori della scena hollywoodiana contemporanea. Lo ha dimostrato con l'involontaria e stralunata poesia con cui ha ritirato il premio durante la cerimonia: perso in una serata in cui non capiva una parola di quello che veniva detto, Phoenix ha tardato a salire sul palco, incredulo e svanito, e stava persino dimenticando di portare via con se una Palma d'Oro che pesava sullo spirito di libertà e poesia con quale da sempre affronta il suo lavoro d'attore. Il film della Ramsay ha del resto condiviso impropriamente con «The Killing of a sacred Deer» del greco Yorgos Lanthimos il Premio per la Sceneggiatura. Un ex aequo che rappresenta l'unico passo falso della Giuria, dal momento che «You Were Never Really Here» è chiaramente un'opera più visuale che di scrittura. Infine il Premio Speciale del 70mo anniversario, che è stato assegnato a Nicole Kidman, protagonista di ben quattro film presenti a Cannes quest'anno, grande star di caratura mondiale. Peccato che la diva, pur presente a Cannes nei giorni scorsi, non abbia potuto ritirare il premio di persona e abbia ringraziato con un videomessaggio in cui ha candidamente detto di essere a casa con la sua famiglia. Si è divi anche se non si è presenti, esattamente come si è Cannes anche quando, come quest'anno, si è confezionato un festival deludente sotto quasi ogni aspetto.

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