SATIRA

Il ritorno di Pingitore: "Grillo vieni al Bagaglino, come politico fai ridere"

Davide Di Santo

Ha scavallato il mezzo secolo la compagnia del Bagaglino, specchio deformato e popolare davanti al quale l’Italia ha riso di se stessa per cinquantuno anni, attraverso le generazioni di comici, soubrette e politici salite sul palco del Salone Margherita. Venerdì, nel teatro romano, debutta il nuovo spettacolo di Pier Francesco Pingitore, ottantadue primavere da anarchico di destra e irregolare di professione. Pingitore, ha chiamato il suo spettacolo "Magnamose tutto!". Perché? «Rappresenta una sorta di rivolta epicurea in seguito alla notizia di un asteroide che sta per colpire la terra (nello spettacolo si chiama Matteostar, tanto per evitare equivoci, ndr): magnamose tutto prima che si magni tutto il governo. Ma è anche un invito a non chiudersi in casa, a non mettere i soldi nel materasso, spendere e godere per rimette in moto l’Italia». Uno sberleffo ai critici dopo 51 anni di successi (suoi) e veleni (loro)? «Certo. Quando mi dicevano: "Ma lei vorrebbe essere riabilitato dai critici prima di morire?", rispondevo sempre: spero che muoiano prima loro. Ma i radical chic si stanno distruggendo da soli. Quella mitologia si è decomposta». Cosa la fa ridere dei politici di oggi? «L’incapacità di risolvere i problemi, l’abbondanza di chiacchiere e il superminimo di fatti. Lo vediamo anche a Roma, la città non è mai stata così sporca e fetente, non funziona nulla. I grillini dovevano salvare il mondo con la moralità e non risolvono neanche il problema della monnezza». È così diverso dal passato? «È cambiato il clima. La prima Repubblica ha goduto, fino alla sua dissoluzione, dello sprint del miracolo economico. Più che i politici sono cambiati gli italiani, più tristi, meno coraggiosi e intraprendenti. La verità è che un popolo ha i politici che si merita». Renzi chi è? «Il re della chiacchiera ma mi è simpatico, non è giusto dare la croce solo addosso a lui. Tutta la classe dirigente ha pensato soltanto ai propri interessi. Anche se i veri mostri di oggi sono gli impiegati che timbrano il cartellino e se ne vanno al bar». Grillo, un comico a capo di un partito. Che ne pensa? «I veri comici sono i politici, fanno più ridere delle caricature. Certo, mi piacerebbe averlo sul palco al Bagaglino, sarebbe divertente vederlo alle prese con i miei testi. Grillo è un ottimo comico, soprattutto quando fa politica». Ma a Roma governa la Raggi. Che ne pensa? «Rappresenteremo anche lei. Donna senza grande energia, seppur in buona fede». E ci sarà anche Trump... «Non è di destra né di sinistra, è semplicemente Trump. Un personaggio ingombrante e un po’ ridicolo, con quel ciuffo. Ma lo dicevano anche di Reagan, che faceva l’attore ma era stato governatore della California. Questo invece non ha fatto proprio niente, ma potrebbe essere un vantaggio». Cosa guarda in televisione? «Tutti dicono che vedono solo i film perché la tv fa schifo. Io invece guardo Gerry Scotti, amo l’enigmistica e i quiz garbati. Poi History Channel e Rai Storia: hanno dato anche la mia trilogia su Mussolini». Una sua grande passione. «Mi affascina la figura di Mussolini sconfitto. Ho sempre parteggiato per gli sconfitti, per questo non ho mai detto di essere di destra! Dico sempre che sarei stato volentieri di sinistra, ma non c’era più posto... Ho messo in scena un Duce abbandonato, con un destino sconosciuto, alle prese con i fantasmi del passato». Per quella trilogia fu accusato di revisionismo «Lo ha fatto chi non ha visto gli spettacoli. Non c’è nulla di apologetico, la mia è stata un’operazione onesta: non tacere le colpe e interpretare la psicologia dell’uomo. E poi se anche la Rai li ha trasmessi...» Fascista, qualunquista, populista... Chi è Pingitore? «Sono un anarchico di destra. Così ero all’inizio e così sono rimasto. Non ho mai avuto legami con nessuna parte politica, ho sfottuto tutti ma anche rispettato le persone». Pippo Franco ci ha detto che tutti i politici da Biberon in poi volevano sapere le domande in anticipo. Solo Andreotti non le chiedeva. «Sì, lui se ne infischiava completamente. Ma tutti venivano da noi volentieri». È una delle critiche più frequenti: satira all’acqua di rose e un pizzico di complicità con il potere. «Le critiche vengono da chi si ferma alle etichette. Quando portammo il Bagaglino su Rai 1 cominciamo a far salire sul palco gli esponenti della "casta", obbligati a dire qualcosa di spiritoso. Lei pensa che gli abbiamo fatto un favore? Tutt’altro, a far ridere non era quello che dicevano ma il loro esibizionismo. Per apparire hanno accettato di darsi le torte in faccia davanti a dieci milioni di spettatori. Ecco, noi facevamo quasi il cinquanta per cento di share, tutto il resto è invidia. Oggi nessuno ne è capace». Anche Berlusconi era invidioso di lei. Le disse: fai tutto da solo, magari potessi io... «È vero ma non so se si riferisse al governo, alla vita o alle aziende. Ora gli auguro serenità, ha lasciato un’impronta di cui deve essere orgoglioso. Ma adesso dovrebbero dargli un limite dettato dall’età e dalla storia che continua il suo corso. Non dico che dovrebbe fare il pensionato, ma credo sia il momento di trovare una posizione diversa, da padre nobile». Oltre mezzo secolo di Bagaglino. Cosa resta? «Una cavalcata piena di facce e storie (qui fa l’elenco di tutti, interminabile, da Oreste Lionello a Valeria Marini e Pamela Prati, che in questo spettacolo tornano in scena con lui, ndr) risate, belle donne, torte in faccia. Talenti puri. Gabriella Ferri, sapeva esaltarsi come i grandi artisti. O Bombolo, che prima faceva il venditore ambulante. Lo vedemmo io e Castellacci in un’osteria: "Tre padelle mille lire! Che ce volete, pure un pollo?". Lo scritturammo subito».