Flash Gordon. Eroe di destra
Oggi sono 80 anni da fantascienza. Poco celebrato, «ricorda Nietzsche»
Nell'orgia di celebrazioni che quasi quotidianamente travolge il mondo dell'informazione (alla disperata caccia di qualcosa di divertente che controbilanci le deprimenti notizie di politica e cronaca) sta passando, quasi sotto silenzio, l'ottantesimo compleanno del «nonno» di tutti gli eroi della fantascienza: Flash Gordon. In Italia le ottanta candeline del personaggio inventato dal dio in terra del fumetto: Alex Raymond, coincidono con la nascita della celebre rivista «L'Avventuroso», che lanciava il primo vagito giusto giusto ottant'anni fa. Flash Gordon è stato pubblicato per la prima volta negli Usa il 7 gennaio 1934, in Italia arriva pochi mesi dopo, come personaggio trainante dell'Avventuroso, che lo piazza in prima pagina sul primo numero, il 14 ottobre del 1934. DIMENTICATO Batman si è meritato un intero anno di celebrazioni (quello in corso, siamo nel 75esimo) e perfino un'emissione speciale di francobolli delle Poste americane. E grandi fanfare sono risuonate, nelle varie ricorrenze, per Topolino, Paperino e perfino per i Puffi. Per Flash Gordon no, oltre a qualche pubblicazione per ammalati di fumetto e pochi articoli, il personaggio non viene ricordato e incensato. E ugualmente L'Avventuroso, ormai scambiato in maniera semiclandestina, nei sottoscala, da collezionisti con impermeabili dal bavero alzato, cappello e occhiali scuri. E il motivo c'è: Flash Gordon è irrimediabilmente, innegabilmente, imbarazzantemente di destra. TROPPO BIONDO Esaminiamo il personaggio, soprattutto il suo anno di nascita: 1934. Un periodo oscuro della storia europea, quello del consenso alle dittature e ancor più oscuro per quella americana: quando, cioè, oltreoceano, c'era simpatia, ammirazione e speranza verso quei regimi ai quali, pochi anni dopo, lo Zio Sam farà la guerra. Mussolini e il suo popolo di poeti, eroi e trasvolatori piaceva agli statunitensi, e piaceva Hitler, in particolar modo a quel Walt Disney che trarrà ispirazione dai suoi viaggi in Germania per la creazione di tanti cartoni animati. Un giovane appassionato di fumetti si chiedeva, non molto tempo fa, quali superpoteri avesse Gordon. Nessuno. Sul sito Fantastico.it è specificato: «Non ha super poteri ma sa usare benissimo le armi convenzionali, è dotato di possente muscolatura». Insomma, alto e biondo, è la trasposizione fumettistica del superuomo di Nietzsche. La storia di Gordon è quella di un uomo che, per un'avventurosa serie di eventi, arriva su un pianeta feroce e inospitale in compagnia di una ragazza con un tailleurino a quadri e di uno scienziato bravino, ma totalmente pazzo. ATLETA IMPOSSIBILE Il pianeta in questione, Mongo, è abitato da bestie sanguinarie e popoli ostili. Ma lui, Flash, lo conquista, grazie alla sua forza e alla sua intelligenza. Salta, picchia, spara e tira di scherma come un olimpionico. Draghi e mostri li fa fuori a mani nude, al massimo armato di coltello. E non gli serve essere morso da un ragno radioattivo e non gli fa gioco nemmeno giungere da un altro pianeta. Fa tutto con mente e muscoli umani, ma che tendono al divino. Quanto di più lontano si possa immaginare dal «politicamente corretto». In anni di albi a fumetti è sempre stato «messo da parte». Nel periodo della sinistra imperante finì nella Siberia dei fumetti «fascisti» e diseducativi». Nel post-sessantotto la sua maniacale monogamia (eterno fidanzato di tale Dale Arden), in un pianeta pieno di principesse e odalische era guardata con fastidio. Lo ha tenuto a galla il fatto di essere figlio di Alex Raymond, inventore del fumetto moderno, autore dal tratto secco ed estremamente realistico che aprirà la strada a tutto l'universo fumettistico (e anche cinematografico) successivo. Ma non basta. I suoi nemici sono (quasi) tutti orientali. Il capo dei cattivi, Ming, ha le fattezze di un mandarino cinese. E questo poteva andare bene allora, prima che Nixon stringesse la mano a Mao. Oggi l'Oriente non è più misterioso e la Cina non è una minaccia, anzi, è un'opportunità. Questi orientali tutti infidi e traditori, in tempi di globalizzazione, non possono che creare fastidio. E, se proprio vogliamo dirla tutta, nei fumetti di Gordon non c'è un afroamericano. Un nero, insomma. Ci sono bianchi buoni e musi gialli cattivissimi, stop. L'universo Flash Gordon è tutto qui. Sarà forse per questo che, in una tempesta di repliche televisive, nella quale, ad ore antelucane, è possibile rivedere perfino le vecchie comiche di Ridolini, raramente viene riesumato il primo Flash Gordon televisivo, quello con il biondissimo Buster Crabbe, che somigliava troppo a Reinhard Heydrich. Quei telefilm sono in bianco e nero, ingenui, ma, soprattutto, ricordano le opere di Leni Riefenstahl. FIASCO AL CINEMA Queste sono caratteristiche intrinseche e inscindibili dal personaggio, tanto che penalizzeranno sia il kolossal cinematografico del 1980, diretto da Mike Hodges, che sarà uno di più grandi fiaschi della storia del cinema e poi la serie tv del 2007. Flash è troppo di destra per essere un eroe. E non parliamo dell'Avventuroso: sul primo numero del giornalino che proponeva i migliori classici del fumetto americano (Jim della giungla e anche l'agente segreto X9, nato dalla penna di Dashiell Hammet), c'è scritto: centesimi 30, 14 febbraio 1934 e poi un misterioso «XII». Che sta per Anno dodicesimo dell'Era Fascista. E vabbé che allora era obbligatorio metterlo sulla testata. Ma come si fa a celebrare una rivista così?
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