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Cristicchi, Noemi, Graziani e Diodato, show al Tirso

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Successo dello spettacolo proposto da Stefano Mannucci tra musica, storia d'Italia e racconti di vita vissuta, dal dramma della Merini agli italiani d'Istria

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Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Emozioni di una sera che non immagini, fatta di musica, cultura, momenti di vita vissuta. Il dramma di Alda Merini, gli italiani d'Istria dimenticati al pari della loro storia. Una poltrona in prima fila da quel piccolo ma sensibile spazio che è il Teatro Tirso de Molina. Uno spettacolo che non t'aspetti perché la protagonista indissolubile resta la musica, con quei due straordinari prodotti sanremesi che rispondono al nome di Filippo Graziani e Diodato. Dal vivo è un'altra cosa, perché gli ipod e compagnia cantante, mai renderanno merito e giustizia a questi due interpreti che sul palco emozionano e toccano le corde dei presenti. Grazie a Stefano Mannucci, il padrone di casa, giornalista preparato e profondo conoscitore di un mondo che per molti resta quello della musica, senza sapere cosa c'è dietro le quinte di un successo. Non è stato così con Mannucci che ha duettato con la nouvelle vague della musica italiana, che nessun Fazio ci ha fatto conoscere. In fondo Sanremo è Sanremo e il palco dell'Ariston avrebbe dovuto aiutarci a farci scoprire questi nuovi prodotti, chi sono, da dove vengono, cosa fanno. E invece no. Il compito se lo prende Stefano Mannucci, eclettico e camaleontico che dimostra di conoscere ogni angolo dell'animo di Diodato e Graziani. I retroscena dietro le quinte dell'Ariston, aneddoti, momenti di vita vissuta in palestra a formarsi pugilisticamente (più Graziani che Diodato che ha dovuto ben presto rinunciare per via delle lenti a contatto), la storia di una Rimini e del mito Zanza, l'ultimo dei conquistatori. E dopo averli scoperti nell'animo, Graziani e Diodato, non puoi che apprezzare la loro musica. Entrano in punta di piedi, sfiorando l'animo di una sala gremitissima. Non solo i loro successi sanremesi, ma un repertorio da applausi a scena aperta, con la loro simpatia, la loro arte, la faccia da bravi ragazzi, la loro voce. Tre ore e mezza di spettacolo, iniziato alle 21, con la seconda parte che ha visto protagonista quel Simone Cristicchi che dietro quell'aria scanzonata nasconde una sensibilità unica, presentandosi alla platea con un video-intervista ad Alda Merini, la poetessa che ha conosciuto il manicomio, raccontando con un velo di tristezza e commozione il suo viaggio nei centri di igiene mentale, per poi affondare il colpo raccontando la storia degli iatliani d'Istria, quel dramma di non essere riconosciuti. Cristicchi ne ha fatto un libro e uno spettacolo teatrale, «Magazzino 18», ricordando il luogo del porto di Trieste alle spalle di piazza Unità d'Italia che racconta una delle pagini più tristi della nostra storia, con la volontà, sempre e ovunque, di portarla alla ribalta. Ma anche divertimento, perché Cristicchi da solo è un perfetto Odeon, tutto quanto fa spettacolo. Canta, recita, balla, regala momenti di puro godimento quando si prende la briga di imitare illustri colleghi, da Biagio Antonacci a Gigi D'Alessio. E per ultimo la sorpresa che si materializza allo scoccare della mezzanotte quando Mannucci apre le porte del palco a Noemi, l'artista romana-londinese che tradisce subito la sua fede calcistica chiedendo il risultato della Roma, ma che dimostra di essere vera più di quanto si possa immaginare. Si emoziona, si blocca. Non è Sanremo, ma quella platea gioca un tiro mancino anche alla navigata Noemi. Non ci saranno i quindici milioni di telespettatori, ma quell'incontro ravvicinato con una platea che non si addormenta come all'Ariston, ma che partecipa, ha finito col fare effetto. Altre due esibizioni prima di chiudere il sipario, quelle di Frida Neri e Ilaria Porceddu, due voci godibili che fanno apprezzare ancor di più i valori della musica di casa nostra. Una serata unica, condotta con grande maestria e talento da Stefano Mannucci che ha aperto una nuova strada di comunicare in musica, attraverso la conoscenza dei personaggi, le loro storie, i loro piccoli segreti. Perché Sanremo sarà pure Sanremo, ma in pochi sono riusciti ad arrivare tonici e svegli fino alla fine, ma la notte del Tirsocon Mannucci e i suoi ospiti, come direbbero le gemelle Kessler, è troppo piccola per noi. Perché nessuno si è annoiato. Anzi divertito come non mai.

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