È morto il maestro-scrittore Marcello D'Orta
Raggiunse il successo con «Io speriamo che me la cavo», raccolta di temi dei suoi alunni
È morto lo scrittore Marcello D'Orta, autore fra l'altro del libro «Io speriamo che me la cavo». D'Orta, nato a Napoli il 25 gennaio 1953, si è spento nella sua città al termine di una sofferta lotta contro il cancro. Marcello D'Orta era malato di tumore dal 2010 e poco dopo la scoperta della malattia subì un intervento chirurgico. La notizia della scomparsa, avvenuta questa mattina alle 5.40 nella sua abitazione nella zona dell'Arenella, è stata data dal figlio, padre Giacomo, sacerdote della congregazione religiosa dei Minimi di San Francesco di Paola. I funerali saranno celebrati domani alle ore 12 nella Basilica di San Francesco di Paola, in piazza Plebiscito a Napoli, dove l'omelia sara tenuta dal figlio. Marcello D'Orta lascia la moglie Laura. Nonostante la malattia, D'Orta ha scritto fino a poche settimane fa ed era impegnato nella stesura di un libro su Gesù, che ancora non aveva un titolo preciso. «Mio padre è stato un credente che ha sempre approfondito la sua fede in un modo meraviglioso», ha detto il figlio Giacomo. Maestro elementare per una dozzina di anni, fino al 1990, Marcello D'Orta divenne famoso in quello stesso anno pubblicando da Mondadori un libro destinato a diventare un bestseller, «Io speriamo che me la cavo», che ha venduto più di un milione di copie: raccoglie sessanta temi scritti da ragazzi di una scuola elementare della città di Arzano, in provincia di Napoli. Liberamente ispirato a questo libro, è l'omonimo film del 1992 diretto da Lina Wertmuller. Nel 2007 il libro è diventato una commedia con Maurizio Casagrande, con le musiche di Enzo Gragnaniello. Maestro Marcello D'Orta non lo era più da 23 anni «grazie» o «per colpa» del successo conosciuto da «Io speriamo che me la cavo», costruito con le «parole famose» dei suoi simpatici scolari napoletani. Eppure lo scrittore ha sempre detto di sentirsi un maestro a tutto tondo, perchè ha continuato a frequentare insegnanti, a occuparsi di scuola e soprattutto perché, amava ripetere, «se lo si è fatto con passione, maestro si rimane per tutta la vita». D'Orta raccontò in un'intervista del 2000 di aver scelto di voler fare da grande il maestro perchè da bambino aveva conosciuto a Bologna Alberto Manzi, il popolare insegnante elementare che nella tv degli anni sessanta conduceva il programma «Non è mai troppo tardi» e poi scrittore per ragazzi con il romanzo «Orzowei». I funerali si terranno domani nella basilica di San Francesco di Paola, in piazza del Plebiscito, a Napoli.