La storia dei supporti audio dal microsolco al digitale
Nel 1948 l'invenzione del 33 giri. Poi la corsa tecnologica fino alla musica "liquida"
Tutto parte dal 1948 quando negli Stati Uniti la Columbia brevetta il primo disco «microsolco» a 33 giri, nei due formati da 25 cm. e da 30 cm. di diametro. Segue a ruota nel 1949 la RCA, suo naturale competitor, che introduce sul mercato il disco a 45 giri da 17 cm. I due supporti, entrambi in vinile, rappresentano una svolta epocale sopratutto per la qualità sonora, ad «alta fedeltà», di gran lunga superiore rispetto a quella ottenuta dalla riproduzione dei vecchi dischi a 78 giri. D'altro canto questi ultimi sono diventati ormai obsoleti, essendo stati introdotti sul mercato nel lontano 1889. Ma il disco in vinile non è stato certamente l'unico supporto utilizzato per la riproduzione della musica di alta qualità. Sempre nel 1949 vengono introdotti sul mercato i primi registratori a nastro magnetico avvolto su bobine. Prima di allora esistevano solo registratori, sempre a bobine, ma con filo di acciaio dalla scarsa qualità audio. Altri supporti più pratici, sempre con nastro magnetico, si affiancano a quelli su bobine. Nel 1964 nasce in Europa ad opera della Philips la «musicassetta» a quattro tracce mentre nello stesso anno Bill Lear, negli USA, inventa lo «Stereo-8» con nastro più grande e con otto tracce. Entrambi riscuotono un successo planetario ma mentre lo «Stereo-8» viene definitivamente abbandonato nel 1983, le «musicassette» vivono invece una vita molto più lunga, sopratutto in Europa. Nel 1976 appare improvvisamente sul mercato la «Elcaset», una cassetta di grande formato dalle ottime qualità di riproduzione, che però non riesce a sfondare e la cassetta sparisce, così come era arrivata, nel giro di soli due anni. Con l'avvento della tecnologia digitale vengono introdotti sul mercato altri sistemi di registrazione a cassetta, come il «DAT» (Digital Audio Tape), riservato quasi esclusivamente ad un uso professionale e la «Digital Compact Cassette» o «DCC» ideata nel 1992 dalla Philips. Nonostante il vantaggio che i lettori DCC siano compatibili con le comuni cassette, il sistema viene subito abbandonato perché nello stesso anno esce anche il concorrente «Minidisc» della Sony, un dischetto a lettura laser piccolissimo posto all'interno di una custodia di plastica quadrata da 7 cm. di lato, che vince il confronto. Ma facciamo un passo indietro e torniamo al 1982, quando avviene una seconda svolta epocale, superiore a quella avvenuta nel 1948 con l'avvento del «microsolco». Nel 1982 infatti, dopo oltre tre anni dal primo annuncio ufficiale, viene introdotto sul mercato, da Philips in Europa e da Sony nel resto del mondo, il «Compact Disc», il dischetto letto da un raggio di luce laser. Con questo sistema il disco non ha più alcun contatto fisico con la testina che lo legge e pertanto viene eliminata la principale causa di usura e malfunzionamento dei tradizionali dischi in vinile. A parte la maggiore praticità del cd rispetto al disco, anche la qualità della riproduzione audio è più che buona. Il cd subisce ulteriori miglioramenti nel 2000, quando nasce il «Super Audio cd» dalla qualità notevolmente migliorata rispetto a quella di un normale cd, ma rimane riservato ad una nicchia di super appasionati di hi-fi. Ora la moderna tecnologia ha fatto gradualmente sparire dal mercato tutti i supporti audio e presto non rimarrà altro che la «musica liquida». Ma un supporto rimane, anzi ritorna, il nostro intramontabile disco in vinile. Alla faccia della tecnologia!
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