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Enrico Brignano torna al cinema

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In "Ci vediamo domani" l'attore è Marcello, uomo con troppi sogni e illusioni che cerca di rifarsi dal vizio del gratta e vinci e fa un investimento sbagliato con l'azienda più sicura di tutti: le pompe funebri

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Enrico Brignano torna nelle sale cinematografiche e lo fa, forse per la prima volta, con ciò che gli riesce meglio: un one man show. Già, perchè Ci vediamo domani, lo vede continuamente in scena. Il comico, infatti, è Marcello, un uomo con troppi sogni e illusioni che cerca di rifarsi dal vizio del gratta e vinci e fa un investimento sbagliato con l'azienda più sicura di tutti: le pompe funebri, che ha la sua ragione sociale nell'unico evento certo delle nostre vite, la morte. Figuriamoci se apre l'attività in una piccola località abitata da soli anziani. Peccato che dopo cinque mesi nessuno passi a miglior vita. E lui comincia a sospettare di essere finito tra vecchi immortali. «Questo soggetto mi ha subito affascinato - racconta il produttore Andrea Pedersoli (figlio di Carlo, ovvero Bud Spencer) - anche per la voglia di raccontare temi forti e classici come la vita, la morte, l'amore. Brignano è arrivato dopo, grazie alla sua agente Luisa Pistoia, e ci siamo trovati alla grande. Abbiamo fattoo anche un'anteprima a Los Angeles, e lì come in Italia il pubblico è uscito sempre emozionato». L'opera uscirà l'11 aprile in 280 copie e vede alla regia l'esordiente Andrea Zaccariello. «Abbiamo provato a scrivere e mettere in scena la vita. Uno sforzo fatto con Enrico, che dimostra qui più che in altri luoghi il fatto che sia un signor attore». E allora a parlare è proprio lui, protagonista assoluto. «Quando ho letto lo script non avevo mica capito quale fosse il mio personaggio! Il protagonista qui è impegnativo, quasi sempre in scena, con bare spesso sullo schermo - e in Italia è un tabù - e diversi registri interpretativi. Un'impresa difficile anche perchè noi italiani non sappiamo relazionarci nel modo giusto con la morte. E poi perchè qui non sei dentro una cordata di comici, che magari fai pure fatica a metterli su un manifesto». Non ha paura, l'attore, di fare arditi paragoni. «La commedia all'italiana parte da vite complicate, disperate, ha anche scene drammatiche. Qui pure ci sono scene che pizzicano il cuore, il pubblico è bambino e vuole la favola. Qui abbiamo un Marcello disperato, appunto, che si rovina con i gratta e vinci, cercando di fare il furbo con il ristorante di un egiziano e che poi prova a rinascere con la morte, aprendo delle pompe funebri. Era una grande sfida, mi hanno aiutato tanti di questi vecchietti, ragazzi di 80 anni che capivano di essere importanti ed erano pieni di energie e talenti. Tutti veri, senza plastiche o tinture per capelli».

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