Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Mario Biondi «Sanremo? Meglio le mie canzoni»

default_image

  • a
  • a
  • a

MarioBiondi, invece, quando pubblica un album lo fa pensando in grande. Come accade col suo nuovo cd «Sun». Se poi durante l'intervista gli arriva un sms sul cellulare che gli comunica importanti prospettive sul mercato estero il gioco è fatto. Mario Biondi, il suo nuovo album si intitola «Sun». È un augurio per la prossima estate? Mentre registravamo le canzoni ci fu il fenomeno del triangolo sul sole e sembrava un segno del cielo. Non c'è dubbio che è un disco solare e contiene brani come «Catch the sunshine», «Shine on» e «Light to the world». Nel cd ci sono tante collaborazioni illustri. Com'è nata quella con Jean Paul Maunick degli Incognito? Tra noi due c'è sempre stata una sintonia perfetta, quasi surreale. Il suo contributo è stato fondamentale non solo dal punto di vista artistico ma anche umano. Dopo un po', in studio di registrazione ti vengono tanti dubbi. Jean Paul è uno che ti rassicura su come sta andando il lavoro. Altro nome illustre è quello di Chaka Khan. Com'è andato il vostro incontro? Non l'ho incontrata personalmente. Ci siamo parlati in videoconferenza e lei ha registrato a Los Angeles, io a Roma. Per restare in tema di mostri sacri, cosa vuol dire per lei la presenza nel disco di Al Jarreau? Che spettacolo! È una persona splendida. È un uomo allegro dotato di un'energia spaventosa. Tra l'altro quando l'ho incontrato era appena stato ricoverato. Per me è una specie di divinità. Nell'album c'è un brano in italiano. Cos'è? Un ripensamento o un ritorno alle origini? Nessuna delle due cose. Scrivo in italiano da quando ho 16 anni. Le canzoni ce l'ho nel cassetto. Ogni tanto le tiro fuori o si mettono in play da sole. Perché scrive testi in inglese? Perché fa parte del mio modo di essere. Sono cresciuto con un certo tipo di musica e ormai penso in inglese. Scelgo la lingua in base alla sonorità del momento. Senza pregiudizi. Nel suo passato anche un'illustre collaborazione con Ray Charles. Cosa ricorda di quel giorno? Credo fosse il 1988. Avevo 17 anni ed ero a Taormina a fare la gavetta. Quella sera mi sono trovato a fargli da spalla mentre faceva il soundcheck. È un ricordo che non dimenticherò mai. Sanremo si avvicina a grandi passi. Lei è stato invitato da Fazio? Devo dire che c'è stato un contatto. Si è parlato di fare qualcosa insieme ma poi non se n'è fatto nulla. Noi eravamo troppo impegnati a lavorare al nuovo album e non potevamo concentrarci sul Festival. In televisione almeno lo seguirà? Se non sarò troppo impegnato sì. Magari starò a casa con i ragazzi e lo guarderò. D'altra parte il Festival di Sanremo è un po' come la nazionale di calcio. Alla fine la guardano tutti. Se non altro per esercitare il diritto di critica. Il nuovo cd verrà pubblicato il 29 gennaio. Dopo il disco cosa bolle in pentola? A maggio partirà la tournée europea che toccherà Inghilterra, Francia, Germania, Olanda e Paesi nordici. Poi in Italia faremo altre 15-20 date e altre dieci ne faremo in America con Incognito. Fino alle parentesi in Brasile e Giappone dove abbiamo un buon seguito. Praticamente ci esibiremo in tutti i continenti.

Dai blog