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L'ACQUA DELLAPACE

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Il Mar Morto si sta dissolvendo, solo un miracolo potrebbe salvarlo Così israeliani, palestinesi e giordani si sono uniti per trovare un rimedio

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Ilprocesso tecnologico non serve a nulla se non viene accompagnato da quello sociale. E nulla unisce di più gli uomini che una situazione apparentemente senza via d'uscita. Come quella del più grande bacino d'acqua salata del mondo che, lentamente, sta scomparendo. La siccità e la continua evaporazione stanno uccidendo il Mar Morto: in 50 anni la sua superficie è precipitata da 950 km/q a 637 km/q, perdendo così un buon quaranta per cento. Per salvare l'immenso bacino che, giorno dopo giorno si sta trasformando in una cava di sale, servirebbe un miracolo. Che, improvvisamente, sembra che stia per avvenire. Per impedire che il grande mare scompaia in una nuvola di vapore le autorità israeliane, giordane e palestinesi, si sono alleate, e questo è già un piccolo miracolo, con l'appoggio della Banca Mondiale, per la realizzazione, insieme, di un grande «piano di salvataggio». L'idea è quella di progettare e realizzare una mega-condotta (e non potrebbe esserci nome più appropriato che «L'acquedotto della pace») lunga 180 km al costo di 10 miliardi di dollari, che porti acqua del Mar Rosso, ne servono 2 miliardi di metri cubi all'anno, fino a quello che, in realtà, è il più grande lago salato del mondo. Un'opera di enormi dimensioni e dal costo adeguato che però, una volta realizzata, porterebbe una serie di eccezionali vantaggi. Tra questi il più notevole sarebbe una mega-produzione di energia elettrica sfruttando il dislivello, di circa 400 metri, tra il Mar Rosso ed il Mar Morto, che si si trova nella più grande depressione del nostro pianeta. Si potrebbe inoltre costruire un grosso impianto per la desalinizzazione per portare il rifornimento locale di acqua potabile dagli attuali 320 a ben 850 milioni di metri cubi. Naturalmente il «salvataggio» del Mar Morto non ha incontrato solo consensi entusiasti. Sul fronte opposto ci sono i timori degli ambientalisti secondo i quali introdurre acqua marina, decisamente meno salata, nel Mar Morto arrivato ormai a livelli elevatissimi di salinità, potrebbe alterarne l'ecosistema, sviluppando alghe rosse e l'inquinamento delle falde acquifere. Ma il Mar Morto ha un problema strutturale non naturale: l'unico affluente degno di questo nome è il Giordano, le cui acque sono sottratte, lungo il suo percorso, più volte per scopi idrici. Questo ha ridotto il flusso d'acqua dai 1.250 milioni di metri cubi del 1950 a soli 260 milioni. Questo ha portato il livello superficiale delle acque, che è quello con la più alta concentrazione di sale del mondo, dai 394 metri sotto il livello del mare agli attuali: meno 423 metri. Insomma il Mar Morto sta morendo sì, ma non di morte naturale. Per dirla con il linguaggio degli investigatori non si tratta di un incidente o una fatalità, quanto piuttosto di un «omicidio» perpetrato dalle popolazioni locali che, storicamente, hanno un gran bisogno d'acqua. E questo bisogno, con il passare degli anni, non fa che aumentare. Riportare il livello del Mar Morto a com'era mezzo secolo fa, perciò, più che sconvolgere l'ecosistema lo riporterebbe al suo stato naturale. Non si tratta certo di un'opera da poco, sia per quello che riguarda la parte tecnica, si per l'ingente esborso economico. Ma il risultato sarebbe vantaggioso non solo in termini economici e sociali. Quello che si potrebbe ottenere sarebbe un vero «mare di pace».

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