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Day-Lewis e la pazienza «Io paterno come Lincoln»

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FieldLa democrazia in America nacque con lui A Roma con i divi hollywoodiani anche Spielberg

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Alladomanda del Tg1 se il "fine giustifica i mezzi", come diceva Machiavelli, il regista, dopo aver sorriso, ha replicato riferendosi alla politica, non sempre trasparente di Lincoln: «Secondo me lo scopo principale della democrazia è di portare le cose a buon fine. Lincoln ha avuto una straordinaria occasione per unire il Paese e sconfiggere la schiavitù. Insomma ha vissuto un tempo non ordinario e dunque si può anche capire che ha utilizzato metodi non proprio legali per ottenere il suo risultato. Ci siamo concentrati sugli ultimi giorni di Lincoln perché ciò che ha realizzato in quel periodo è stato grandioso, ma volevamo mostrare che anche lui era un uomo, persino nella sua più grande battaglia: l'approvazione del 13° Emendamento a favore dell'abolizione della schiavitù». Per Daniel Day-Lewis, che interpreta Lincoln nel film, dal 24 gennaio distribuito da Fox, la cosa più importante di questo personaggio è il suo essere «padre attento e non solo della patria. Credo di essere paziente come lui». L'attore londinese figlio di un poeta, che ha appena ricevuto un Golden Globe per questa sua interpretazione per la quale è anche candidato all'Oscar, ha dichiarato che di Lincoln non sapeva «quasi nulla, ma quello che mi ha colpito di più è la sua originalità. Hollywood non è, come molti europei se la immaginano, una cosa solo americana: è stata fondata da registi europei, ma fa sempre impressione ritrovarsi a ricevere una statuetta a Los Angeles. Anche se quest'anno la concorrenza è davvero forte e non oso pensare all'Oscar. Quando giravamo sul set ero soddisfatto di partecipare ad un film americano che fa riflettere. E ancora oggi non potrei pensare al cinema senza i grandi film italiani». Per l'attrice Sally Field, «Lincoln ha degli elementi universali che toccano tutti i governi: il rischio di chiudersi in se stessi, essere provinciali, non guardare al di fuori. Per questo i popoli oggi sono a rischio: l'economia non va bene, ma nessuno fa qualcosa». Field (due volte premio Oscar per «Norma Rae» e «Le stagioni del cuore») nel film interpreta la moglie del 16° presidente, Mary: una vita segnata dal successo, quella dei coniugi, ma anche da tragedie, un solo figlio sopravvisse fino all'età adulta, e disaccordi sullo sfondo della Guerra Civile, perchè la famiglia di Mary Todd Lincoln era originaria del Sud. Questo film, che corre agli Oscar con ben 11 nomination, «racconta bene come la democrazia, seppure fragile e complessa, sia fondamentale: tutti hanno il diritto di governarsi - ha aggiuto Field - Il film mostra il peso e le pressioni sul presidente Usa: doveva trovare un equilibrio tra le proprie esigenze umane e l'interesse del suo popolo. Proprio come accade ai padri di famiglia: lo sforzo è lo stesso. Le sue scelte hanno avuto un impatto decisivo, e non solo per l'abolizione della schiavitù. Forse, senza di lui oggi gli Usa non esisterebbero, la schiavitù avrebbe distrutto il sogno democratico e, al posto degli States, ci sarebbero tanti piccoli staterelli. E, ovviamente, non ci sarebbe Obama. La moglie di Lincoln mi affascinava già quando avevo 20 anni: abbiamo qualcosa in comune fisicamente, l'ho studiata tanto e ho dovuto prendere 13 chili per la parte». Field difende poi la strategia dei compromessi di Lincoln, tra cui il voto di scambio, utilizzato per far approvare il 13° Emendamento che aboliva la schiavitù: «Il compromesso non è necessariamente negativo; al contrario della resa, serve a far andare avanti il processo. Ed esistono compromessi e compromessi, a volte utilizzarli è la cosa migliore: serve progredire e governare con fairplay, con giustizia. Anche perchè la gestione unica del potere significa dittatura, dove non hai possibilità di scelta». Infine, Field ha denunciato che a Hollywood «la disparità è sempre esistita: dall'ideazione alla realizzazione di un film, le donne sono minoritarie, per cui gli uomini portano sul grande schermo i temi che più interessano loro. Hollywood is not equal». Steven Spielberg e Daniel Day-Lewis sono stati poi ricevuti nel pomeriggio a palazzo Madama dal presidente del Senato Renato Schifani in un incontro di circa mezz'ora. Spielberg portava ben visibile l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce conferitagli a suo tempo dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. «I grandi maestri della cinematopgrafia come Spielberg - ha detto Schifani - possono essere importantissimi nel sensibilizzare le coscienze di milioni di persone sui grandi temi civili. In questo caso è la lotta per la liberazione dall'oppressione della schiavitù, ma ho suggerito a Spielberg di lavorare su un'idea legata alla fame nel mondo: un'opera di questo tipo sensibilizzerebbe milioni di coscienze e si potrebbero aiutare moltissimi bambini». Schifani ha, infine, ricordato l'impegno del Senato su temi civili fondamentali, come l'emergenza carceraria e la condizione della donna, questioni «su cui un forte contributo è venuto in particolare da Emma Bonino», vice presidente del Senato.

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