Arianna Ciampoli, alle 14 sarà su La7 con "Tutta la vita davanti".
Emolti altri. Lascia definitivamente la Rai? L'avevamo lasciata a "Cominciamo Bene" di Raitre... «No, no. Non la lascio, sono anche su Rai Premium ogni domenica, con Fition Magazine. Davvero, non l'abbandono». Se potesse, quale suo desiderio esaudirebbe? «Che mi riguarda?» Sì. «La cosa che più sogno, per me e mia figlia, è di essere una persona libera da paure, ansie e paranoie, legate anche al lavoro e alla precarietà che vivo». Per precarietà cosa intende? «Ho contratti di extralusso ma sono sempre contatti che coprono 20 puntate o un anno intero ma, dopo, non si sa mai cosa succederà. D'altro canto era ciò che pensavo quando iniziai 30 anni fa da Telemontecarlo. Pensavo finisse lì, e così sempre». Forse il suo è un atteggiamento scaramantico? «No. Ma non saprei neanche che nome dargli. E aggiungo: ora comincio a dirmi che qualcosa, finalmente, l'ho costruito. La vita va avanti». Su La7, a partire da oggi, parlerà di storie di uomini e donne, quale è il taglio che date al programma? «Le storie, lette tutte insieme, fanno capire che non è finita fin quando non è finita. Occorre trovare la strada che corrisponda a quello che siamo e che vogliamo. Raccontiamo che... "Si può fare». Qual è la storia che più l'ha colpita? «Non ne ho una in particolare. Erano persone che non si sentivano felici» Un ricordo, un'immagine di "Cominciamo Bene", nella passata edizione che lei ha condotto questa estate? «"Cominciamo bene" è un misto di sensazioni. Sono partita 7 anni fa. Ci sono stati molti dibattiti politici. Devo dire, ero più integralista. A livello politico era o tutto bianco o tutto nero. Pensavo di essere governata da saggi, pensi che idea...». Accende il televisore, e cosa guarda? «Io accendo il televisore e guardo Corradino Mineo. O meglio, guardavo. Inoltre, mi piacciono molto le rassegne stampa e mi piace Sky News. Così faccio spesso un mix, con Boldrini su Radio Radicale». Chi sogna di intervistare? «Obama. E quella ragazza di 15 anni, pakistana, che criticava i talebani e a cui hanno sparato in testa. Si chiamava Makala Yousafzai. Le riassumo il suo pensiero in poche parole: lei aveva suggerito di sostituire le penne - per istruirsi - alle armi dei talebani». Simona Caporilli