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Hoult, giovane zombie a Roma per «Warm Bodies»

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Manon solo, anche tutti quei film dove il protagonista ha difficoltà a comunicare con il resto del mondo, come in Edward mani di forbice». A parlare è il giovane attore americano Nicholas Hoult («X-Men - L'Inizio) a Roma per presentare «Warm Bodies», commedia sentimentale in salsa horror, dedicata maggiormente al pubblico degli adolescenti e tratta dal romanzo omonimo campione di vendite di Isaac Marion. N icholas Hoult, il ragazzino inglese che trasformava in una sorta di padre lo scapolo d'oro Hugh Grant in «About a Boy», pare sia pronto a prendere il posto di Robert Pattinson nel cuore di milioni di fan. Il protagonista è stato accolto al cinema Adriano della Capitale da decine di ragazzine ululanti per la presentazione del film che il 7 febbraio, distribuito dalla Lucky Red, arriverà in almeno 400 sale italiane e potrebbe diventare l'erede del collega di «Twilight». «L'adattamento del romanzo secondo me è ottimo. Per motivi di spazio molte cose sono state tolte ma quello che più conta è che il protagonista sia uno zombie e quindi questa prospettiva particolare e con lui la sua voglia di cambiare le cose. Il pubblico finisce per fare il tifo per lui - ha spiegato Hoult - Il messaggio del film è che l'amore vince su tutto. Il mio personaggio si sente imprigionato nel ruolo di zombie. Vuole tornare a provare emozioni e sentimenti. Trova una ragazza viva che lo accetta anche se diverso e lo aiuta in questo processo di riscoperta di se stesso. È un film di cambiamento e di crescita interiore». Nella pellicola sono comunque molti anche gli omaggi al cinema horror con protagonisti i morti viventi. Evidenti i riferimenti all'universo creato da George Romero ma molti anche a quelli del cinema italiano anni '70. Così, dato che il protagonista ad un certo punto del film maneggia un blu ray di «Zombie 2» di Lucio Fulci, Nicholas Hoult ha sottolineato che «il film di Fulci lo avevo già visto prima di aver girato o di essermi preparato per il set e se il blu ray compare tra le mie mani è solo un caso. Però è un film che mi è piaciuto davvero molto». Infine, una frecciatina ai colleghi di Twilight, a cui molti accostano «Warm Bodies», che oltretutto vanta gli stessi produttori, ma Hoult non sembra gradire il paragone: «Sicuramente il film è stato concepito come storia a sè. Poi al giorno d'oggi se si vuole fare un sequel il modo si trova. Ma la storia si conclude nel romanzo e quindi anche in questo film. Rispetto a "Twilight" noi ci prendiamo meno sul serio, siamo molto più ironici. C'è un tono decisamente diverso». Dina D'Isa

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