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I più grandi riconoscimenti al genio italiano, come da tradizione dai tempi di Leonardo da Vinci, arrivano...

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Cosìdue italiani si trovano oggi a inaugurare la stagione operistica di New York. «Andrea Chènier è un'opera che manca da tanti anni a New York, un'opera sperimentale e innovativa, un vero e proprio omaggio alla bellezza da parte del suo autore»: Alberto Veronesi racconta così la scelta del capolavoro di Umberto Giordano per lanciare, questa sera all'Avery Fisher Hall del Lincoln Center di New York, la stagione 2013 dell'Opera Orchestra of New York, della quale è direttore musicale dal 2010. «Andrea Chènier», che sarà eseguita in forma di concerto, avrà un protagonista d'eccezione, il tenore Roberto Alagna, oltre al baritono Georges Petean, che ha inaugurato la stagione dell'Opera di Roma nel «Simon Boccanegra» diretto da Riccardo Muti. «È un'opera che amo particolarmente - afferma Veronesi - e che avevo in progetto da tanto tempo. Purtroppo è diventato un titolo sempre più raro nei cartelloni dei nostri teatri, a causa dello snobismo dei nostri direttori d'orchestra. Morti Gavazzeni e Viotti, tutti hanno dimenticato questo repertorio, dedicandosi solo a Rossini o Verdi. Invece Giordano - sottolinea - è un autore dalla scrittura modernissima che, in alcuni momenti dello Chènier», ad esempio, come l'aria La mamma morta, con i vuoti strumentali e l'economia dei mezzi orchestrali, anticipa il Puccini della Madama Butterfly. È una musica innovativa alla costante ricerca della bellezza, sia nella sfera melodica che in quella armonica e timbrica». Veronesi spiega che con questa esecuzione dello Chènier, «vuole cercare di togliere a Giordano quella fama di musicista che applicava i clichè del romanticismo al verismo, utilizzando percorsi armonici anche wagneriani, per restituirgli invece quella capacità innovativa che merita». Quanto all'Italia, Veronesi punta il dito contro il regolamento delle Fondazioni liriche, varato dall'ultimo Consiglio dei Ministri.

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