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L'arte dagli imperatori a Picasso

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Tra pochi giorni al via con Boetti, Bendini e i cubisti Alle scuderie del Quirinale trionfa l'epoca di Augusto

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Ea dare il via sarà il MAXXI, dal 23 gennaio, con «Alighiero Boetti a Roma», il sacrosanto omaggio a un artista vulcanico che paradossalmente ha però avuto i maggiori riconoscimenti prima all'estero che da noi, con le recenti mostre presentate a Madrid, Londra, New York (Moma). Comunque meglio tardi che mai per rendere il giusto merito ad un artista nomade che ha visto in Roma una sorta di trampolino verso l'ignoto e l'avventura, influenzando con la sua ironia concettuale, giocosa e tagliente moltissimi artisti della nostra città. Non a caso, lui stesso si definiva «Ali» Ghiero, il beduino in transito, accampato accanto al Pantheon. La mostra sottolineerà gli intrecci e le connessioni dell'arte di Boetti soprattutto con i lavori di Francesco Clemente e Luigi Ontani, figli di quella generazione che deve tanto proprio al vulcanico artista torinese di nascita e romano d'adozione. Un mese dopo, dal 27 febbraio, toccherà al MACRO portare avanti il discorso del contemporaneo con la mostra «Vasco Bendini 1966-1967», dedicata all'artista bolognese novantenne considerato dalla critica come uno dei pionieri dell'informale italiano. Non ci saranno quadri, però, in mostra, ma una sorprendente serie di opere del 1966-67 in cui Bendini esce dai limiti della tela e del telaio per concentrarsi su oggetti ed azioni capaci di trasformare lo spettatore in attore. Il 1 marzo, alle Scuderie del Quirinale, andrà in scena una delle mostre più attese dell'anno, quella dedicata a Tiziano, con capolavori dei maggiori musei italiani e stranieri, fra cui la «Flora» degli Uffizi, la «Danae» di Capodimonte, il «Carlo V con il cane» e l'Autoritratto del Prado o l'inquietante «Scorticamento di Marsia» di Kromeriz. Ne verrà fuori in tutto il suo splendore il talento di uno dei massimi artisti di tutti i tempi, capace, nelle parole di Ludovico Dolce, suo contemporaneo, di accordare «la grandezza e terribilità di Michel Agnolo, la piacevolezza e venustà di Raffaello, et il colorito proprio della Natura». E sarà ripercorsa per intero l'inarrestabile ascesa di Tiziano, dagli esordi nelle botteghe di Bellini e Giorgione all'indipendenza acquisita con le grandi tele per i dogi, gli Este e i Della Rovere fino ad arrivare alle committenze imperiali di Carlo V e poi del figlio Filippo II. Pochi giorni dopo, il 7 marzo, al Complesso del Vittoriano, sarà la volta di «Picasso, Braque e Leger: il cubismo», per mettere a fuoco uno dei maggiori movimenti d'avanguardia del XX secolo, caratterizzato da un rigore formale ed analitico cartesiano. Ad aprile, nell'arco di pochi giorni, sarà protagonista l'arte a stelle e strisce. Dal 16, il Museo della Fondazione Roma con sede a Palazzo Cipolla accoglierà le opere di Louise Nevelson, scultrice americana di origini russe che ha realizzato monumentali muri di legno monocromi affollati di oggetti e molte sculture su scala urbana. Pochi giorni dopo, il 23, al Palazzo delle Esposizioni approderà l'aggiornatissima mostra intitolata «Empire State. Arte a New York oggi», che farà il punto sul termometro creativo della Grande Mela. A settembre la Galleria Nazionale d'arte moderna aprirà le porte a Marcel Duchamp, il padre, nel bene e nel male, di tutta l'arte contemporanea di matrice concettuale e neodadaista. Sarà anche l'occasione per fare il punto sull'effettiva eredità di un artista controverso e spesso male interpretato. Sul versante delle mostre a carattere storico e spettacolare a settembre il Chiostro del Bramante riporterà l'attenzione sulla figura di Cleopatra. Dal 21 ottobre Palazzo Cipolla e la Fondazione Roma Museo ospiteranno invece le sculture astratte con inflessioni organiche della grande scultrice inglese Barbara Hepworth, vicina all'intensità del ben più famoso Henry Moore, suo amico e connazionale. Sempre ad ottobre, alle Scuderie del Quirinale, l'ultima grande mostra dell'anno si lega alle radici imperiali di Roma con «Augusto. La visione di una nuova era» che apre le celebrazioni per la ricorrenza del bimillenario della morte di Ottaviano Augusto, il 19 agosto del 14 d.C. Lo scrittore Eutropio, a distanza di molti secoli, descriverà bene le decisive qualità che caratterizzarono il suo principato: «Egli fu un personaggio eccezionale, che non a torto fu considerato in tutto e per tutto simile a un dio». In particolare la mostra metterà in rilievo con molti capolavori il suo ruolo carismatico di sovrano dedito alla pace, celebrato da Virgilio e da Orazio come iniziatore di una nuova era e di un nuovo mondo, dopo oltre un secolo di scontri sanguinosi e di spietate lotte politiche. Con lui furono introdotti concetti come pax, pietas, felicitas temporum. Un nuovo clima di prosperità testimoniato in mostra dai celebri rilievi Grimani, lastre di marmo bianco a grana fine, in cui sono raffigurate femmine di animali (cinghiali, leoni, pecore) in atto di allattare i loro cuccioli: queste immagini idilliache e i riferimenti alla maternità evocano la nuova era felice sotto il principato di Ottaviano Augusto.

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