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Lidia Lombardi Fu lo champagne, le bollicine sovrane in Francia, il primo vino a essere sorseggiato senza aggiunta di acqua nel Paese di De Gaulle.

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LuigiXIV mischiava ghiaccio al suo nettare di Vosne. E Napoleone allungava allo stesso modo il chambertin. Lo ricorda, in un libriccino prezioso in questi giorni di brindisi, Jean-Robert Pitte, geografo e preside della Sorbona. E lo fa en passant nelle amabili pagine di «Il vino e il divino» che Sellerio pubblica nella collana Il divano. Infatti il viaggio che Pitte compie nel tempo e nei continenti è alla ricerca delle liaison tra la bevanda che rende ebbri e le religioni. Sacro e profano, nel vino. Che alle origini delle civiltà spuntò come un miracolo, lo stesso del pane. Prodigio per quel primo contadino che unisce all'acqua i cereali che coltiva in Mesopotamia. Il composto comincia a bollire, a gonfiarsi, come donna incinta. E, cotto, è cibo di gran sostanza e leggerezza. Nel Caucaso, tremila anni prima della nascita di Cristo, avviene l'altro «monstrum»: i chicchi della vite selvatica, poi addomesticati in una specie più succosa, abbandonati in un tino prendono a gorgogliare, a esalare fumi e profumi. Quel liquido, tracannato a lunghi sorsi, non solo disseta, ma regala euforia, inebria. «È facile comprendere come una bevanda viva, che produce nei suoi consumatori effetti così straordinari, fosse un elemento centrale negli albori delle religioni, delle credenze e dei riti che fanno da tramite fra gli uomini e i loro dèi», illustra Pitte. Dunque, non solo il symposion in Grecia, con i crateri riempiti di frizzante, e Bacco a Roma. Il monoteismo giudaico s'alimenta di fiumi di vino, come mostrano gli ebbri Noè e Lot. L'imperialismo del nettare degli dei sarebbe dilagato fino all'Estremo Oriente se a fermarlo non ci fossero stati l'Islam, che vieta l'alcol, e il riso, despota nel contendere i campi alla vite. Ma tant'è, nel Sol Levante c'è il fermentato sakè; e i nordici sono presi dalla birra, gli africani dal vino di palma, i precolombiani dal pulque. Nel Cristianesimo il vino s'impone, ma virtuoso. Rosso, è il sangue di Cristo che disseta nell'Eucarestia. Però il prete lo mischia all'acqua, monito di moderazione. Come facevano appunto i francesi. Prosit.

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