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I misteri di Tornatore «Il mio thriller shock tra arte e bellezza»

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Toccacosì gli abissi di una passione incontrollabile. Questo e altro è «La migliore offerta» del premio Oscar Giuseppe Tornatore, stavolta impegnato in un gioco di rimandi e di specchi tra il vero e il falso, realtà e finzione, inganno e amore. La pellicola, prodotta dalla Paco di Isabella Cocuzza e Arturo Paglia (con un budget di 14 milioni di euro) e da Capodanno distribuita in 360 sale da Warner, racconta la storia di Virgil Oldman (Geoffrey Rush), uomo colto e solitario. La sua ritrosia nei confronti degli altri, soprattutto delle donne, è uguale alla sua infallibile maniacalità di antiquario. Riesce a confidarsi solo con un giovane amico (Jim Sturgess), giovane e abile restauratore di congegni meccanici di ogni epoca. Il giorno del suo 63esimo compleanno, Virgil riceve una telefonata da una ragazza (Sylvia Hoeks)che lo incarica della dismissione di alcune opere d'arte di famiglia. Ma per una sua curiosa patologia la donna non si fa mai vedere e comunica dalla sua camera dove vive isolata dal mondo. Da questo incontro Virgil compirà una trasformazione umana e professionale straordinaria e in parte tragica. La pellicola, con la colonna sonora di Ennio Morricone è girata interamente in inglese (fra Vienna, Praga e l'Italia) con un cast straniero e in digitale, tecnica usata per la prima volta da Tornatore. «L'abbandono della pellicoa è stato doloroso, ma prima o poi l'avrei dovuto fare. È una storia con una complessità per certi versi non narrabile - ha detto ieri Tornatore - Una piccola sfida per un film che nasce dalle ceneri di due racconti diversi, ai quali ero molto legato, ma, per dar loro un senso li ho dovuti riscrivere sovrapponendoli, quasi fossero due melodie. È stato un lavoro di artigianato cinematografico, di vera e propria gioia della narrazione.Il discorso sulla bellezza e sull'arte è il tema di fondo del film: mi divertiva pensare alla bellezza e all'amore come prodotto dell'arte. Ma stavolta la bellezza è frutto dell'impostura dell'arte e non della sua purezza. E poi ritorna nel mio cinema l'ossessione per lo spazio. Il protagonista vive una trasformazione che ce lo rende più vicino, umano, grazie a una sorta di rinascita. Mi sono documentato sul mondo dei battitori d'asta e studiando ho scoperto che a volte ci sono degli oggetti che non hanno una base d'asta ma che si basano sulla migliore offerta iniziale del pubblico. Questa cosa mi ha colpito molto e mi ha fatto riflettere sul fatto che in amore, come nella vita, non si sa mai fino in fondo quale sia l'offerta migliore». Tornatore, riguardo al crollo degli incassi al cinema, ha poi dichiarato che «la pirateria è il cancro del mondo cinematografico. Certo c'è anche il problema della crisi economica (che evidentemente non aiuta), ma soprattutto c'è grande mancanza di varietà nel linguaggio narrativo. Occorre offrire allo spettatore italiano più generi, quello epico, storico, intimista e non solo quello della commedia», ha concluso il regista che auspica una minore separazione tra cinema d'autore e cinema popolare. In videoconferenza dall'Australia, l'attore Geoffrey Rush ha poi sottolineato quanto Tornatore non tema «il ricorso alle metafore: il suo film è una sorta di conversazione tra la vecchia Europa, colta, raffinata e molto sola, e la nuova Europa. La mia vera sfida è stata quella di rende credibile un personaggio così complesso, solitario e ossessivo. Lavorando con Tornatore mi sono accorto di quanto lui sia forte, viscerale e intuitivo: tutti gli elementi che immagina e crea li vuole ricostruire nei dettagli su grande schermo e tutto deve collimare alla perfezione, quasi fosse una partitura musicale». Per le musiche, ancora una vota il regista si è avvalso del premio Oscar Morricone che si è ispirato alla sceneggiatura: «La leggevo quasi fosse un romanzo - ha spiegato il musicista - Ho identificato i tantissimi quadri del caveau del protagonista che ritraggono tutti volti femminili con altrettante voci che alla fine si tramutano per il protagonista in una sorta di incubo. Il lavoro era già dentro di me, ma la lettura mi ha spinti ad osare: la chiamerei improvvisazione organizzata. Nella mia testa identificavo i quadri del film con delle voci e Tornatore è stato quasi il coautore delle musiche: non solo perché è la sua scrittura ad averle ispirate, ma anche perché molto del mio lavoro è stato rivisitato nella fase del montaggio».

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