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Le strenne di Natale stregano tutti Anche Baglioni e Rod Stewart

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In catalogo il triplo con le canzoni di Elvis Presley e Harry Belafonte

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Inveceno, accade tutto il contrario. Anche il mondo musicale appare privo di riferimenti e i piaceri pagani attraggono. Se fino a qualche anno fa i dischi-strenna e gli omaggi natalizi riguardavano una fetta ben precisa di artisti (e di pubblico), non certo quella di tendenza, da quest'anno, complice la crisi, le regole sono cambiate. Un tempo c'erano i cantanti da strenna e quelli da pacco dono, quelli da «il meglio di...» e quelli impegnati. Rari i motivi di collisione. Ora è tutto cambiato. L'importante è fare cassa. Le motivazioni (figuriamoci le ideologie) non contano nulla. Ci si getta nella mischia, poi qualcosa succederà. Passi per Claudio Baglioni, che proprio ribelle non è mai stato, che ha appena pubblicato «Un piccolo Natale in più», ma vedere Rod Stewart vestito da renna fa un certo effetto. Il cantante romano ha raccolto nella sua antologia ben ventisei classici natalizi, con qualche sorpresa che non ti aspetti, soprattutto nella sua ricerca, quasi etnica, di brani davvero sorprendenti. Rod Stewart, a 67 anni, dopo una vita di eccessi fra alcol e droga, risse notturne e matrimoni naufragati, è già in classifica con «Merry Christmas baby», in cui duetta con Mary J. Blige, Michel Bublè e, grazie alla tecnologia, addirittura con Ella Fitzgerald. Fra i brani scelti: «We three kings» e «Winter wonderland». Lo stesso Bublè ha pubblicato «Christmas», dove a sua volta ospita Shania Twain e le Puppini Sisters. Non poteva mancare la riproposta di Mariah Carey, la quale con il suo «Merry Christmas» stabilì nel 1994 il record del disco natalizio più venduto di tutti i tempi. Chi volesse spendere un po' di più può sempre orientarsi sul triplo «The real...Christmas», ben quarantaquattro brani con interpreti di prim'ordine (Elvis Presley, Harry Belafonte, Andy Williams, ecc.). Come sempre occorre stare attenti alle fregature e dunque, piuttosto che a compilation e a cd che contengono materiale mediocre (in fondo sono tramontati anche per questo), meglio i singoli brani da scaricare. Per esempio un Miles Davis alle prese con «Blue Xmas», Lionel Hampton che swinga con «Gin for Christmas», Elvis Presley in «Santa Claus is back in town», B.B. King in «Christmas celebration», Santo & Johnny in «Twistin' bells». Allora si che è Natale! Ma del resto lo show business di fine d'anno deve fare i conti con un pubblico stanco di bidoni di ogni colore, forma e dimensione. Anche il listino cinematografico di quest'anno sembra prendere le misure e le distanze da quello che fino a ieri ha sempre funzionato a colpo sicuro. Se dopo trent'anni i cine-panettoni iniziano ad essere indigesti (in parte però riproposti dalla tv vacanziera di questi giorni) ci sarà una ragione. Qualcuno ha detto no alle cine-parolacce e non sempre è stato premiato dal botteghino ma è pur sempre un segnale. Milano si prepara a ricordare Giorgio Gaber con uno spettacolo di Capodanno, proprio lui che odiava quella data riuscendo ad evitarla sia come cantante che come utente per tutta la vita. È vero che qualche volta occorre cambiare luogo e formula, ma talora lo stile difetta. Eccome. Forse le trasformazioni non sono ancora terminate. Se addirittura Luciana Littizzetto dovesse rinunciare al turpiloquio (ad altri negato a lei concesso) al prossimo Festival di Sanremo allora potremmo veramente dire di essere alla vigilia di una mutazione epocale.

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