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Appena ha letto il piccolo capolavoro di Jean- Teulè - oltre un milione di copie tradotte in 15 lingue - Patrice Leconte è rimasto «folgorato», e gli è sembrato «doveroso trarne un film».

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Ilfilm, già applaudito al Festival di Cannes, racconta, con esilarante comicità noir, la storia di una famiglia proprietaria di un emporio che vende prodotti di ogni genere e gusto di trapasso autogestito. Il musical d'animazione affronta in maniera ironica e provocatoria il concetto di suicidio, ribaltando totalmente il suo significato attraverso l'esasperazione del macabro e facendosi portatore di un messaggio di ottimismo e gioia di vivere. Nel negozio di Mishima Touvache, tra corde, veleni, funghi letali e lamette affilate, ognuno può trovare il modo di scrivere con successo la dolce e rapida fine di una vita fallimentare. E gli affari vanno alla grande, almeno fino a quando Lucrèce Touvache non dà alla luce il suo terzogenito: un bambino che è l'incarnazione inaspettata della gioia di vivere. La libertà espressiva concessa dalla tecnica animata è ben sfruttata. Anche le figurine grottesche di Burton sono presenti nelle citazioni come nella mente di Leconte, ma la filosofia dei due registi non potrebbe essere più difforme. Burton è sempre fedele al dark. Qui, invece, la black comedy, che dovrebbe suscitare malessere e qualche risata scaramantica, lascia il posto ad un elogio della bellezza di vivere e di fare le bolle di sapone. Così che anche i bambini (ma non troppo piccoli) possano divertirsi. Garantito.

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