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Sulle punte con Lo Schiaccianoci e Il Lago dei cigni

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C'eraun tempo in cui, sotto le feste natalizie, rimpiangevamo di non essere a New York o Parigi per assistere allo Schiaccianoci, il più natalizio dei balletti. Ma questa volta Roma si è superata imbandendo non due, bensì tre Schiaccianoci sotto il cielo della città. Dopo quello "verde" rispolverato nelle settimane scorse dai giovani allievi della Scuola di ballo dell'Opera al Nazionale e dopo quello, riveduto e (s)corretto, di Mario Piazza per il Balletto di Roma alla Conciliazione (ultima replica per S. Silvestro) eccone uno doc che arriva addirittura dalla madre (del balletto) Russia. Al Teatro Brancaccio infatti questo sarà un ghiotto weck-end di danza grazie alla presenza del Balletto di Mosca La Classique diretto da Elik Melikov. In scena, rispettivamente oggi e domani (ore 17 e 21) due capolavori di Ciaikovsky come Lo Schiaccianoci ed il Lago dei cigni diventati, grazie alla premiata ditta pietroburghese Petipa-Ivanov, capisaldi del balletto tardo romantico e cult della grande danza in tutto il mondo: il primo nella coreografia rivista da Valery Kovtun con i costumi dello stesso Melikov, il secondo in quelle originali di Petipa e del suo assistente Ivanov. Saranno solo due sporadiche presenze, ma certamente recheranno, insieme alla poesia muta della grande danza, anche la classe del balletto russo-sovietico di radicata tradizione e di grande popolarità. Tra gli interpreti che si alterneranno nei ruoli principali, alla riscoperta della grande scuola russa, figurano le prime ballerine Nadeja Ivanova, Ekaterina Shalyapina, Anastasia Chumakova, ed i primi ballerini Dimitri Smirnov, Andrey Shalin, Alexandr Tarasov e Sergey Kuptsov. Ritroveremo dunque le vicende, così care a noi ballettofili, di Clara attanagliata dalla paura di crescere, dell'estroso ed imprevedibile eterno ragazzo Drosselmeyer, dello Schiaccianoci che si trasforma in principe come nelle migliori favole (per chi ha voglia di sognare), il tutto condito dalla magia di abeti addobbati e di fiocchi di neve, di un fantastico viaggio nel mondo infantile dei dolciumi a far dimenticare la guerra contro gli odiati roditori. Troveremo poi nel Lago, insieme al pessimismo disperato di Ciaikovsky, il romanticismo di Odette, la principessa trasformata in cigno dal malefico Rotbart, il mondo lacustre del balletto bianco sotto la luna, così ben delineato nelle sue argentee geometrie dal ìpoeta” Ivanov. Insomma, chi ha voglia di sognare (e ce n'è davvero bisogno al giorno d'oggi) potrà trovare pan per i suoi denti nella illusione che, come nelle favole, il bene finisce sempre ad avere la meglio sul male. Non importa poi che questo accada realmente: a volte basta l'illusione a fornire un valido motivo di vita. E non c'è arte più effimera ed illusoria della danza. Lor. Toz.

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