Quel Gesù di Nazareth che non sapeva di essere il Messia
Nonconosceva già tutto il film della sua vita»: con voce misurata padre Francesco Rossi De Gasperis, insigne teologo, spiega, semplicemente, concetti profondi che sono le fondamenta stesse del Cristianesimo. Il gesuita professore emerito di Teologia Biblica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma è uno dei super-esperti che hanno contribuito alla realizzazione del docu-film «Gesù di Nazareth», diretto da Maite Carpio, che andrà in onda per «La Grande Storia» domani in prima serata su Raitre. È un'opera complessa che, in due ore abbondanti, ricostruisce da un punto di vista rigorosamente scientifico la realtà storica di Gesù, anzi, di Yeshua ben Yosef, falegname ebreo, vissuto e morto nella Palestina del I secolo. Definirlo un documentario è riduttivo: il film, una coproduzione italo-spagnola, costato più di un anno di lavorazione, è articolato su diversi filoni narratovi. Ci sono le spiegazioni degli esperti, poi le riprese nei luoghi di cui si parla: tra Italia, Spagna e la Terra Santa. C'è inoltre una ricostruzione della vita di Gesù affidata agli esperti marionettisti Catalani del gruppo «Per Poc» che, nella loro carriera, hanno lavorato anche con il celebre regista Terry Gilliam. «È stato un lavoro molto impegnativo - ha spiegato ieri la regista durante la conferenza di presentazione - La cosa più difficile era scegliere cosa raccontare. Siamo partiti dalle fonti che conservano la memoria di questa figura straordinaria. Abbiamo considerato i Vangeli, anche quelli aprocrifi, e come raccontarli, e l'archeologia, evitando la ricostruzione tipica della fiction. Per questo ci è venuta l'idea delle marionette». «E - ha aggiunto - uscire dalla cristologia è stato lo sforzo massimo». Puntando a realizzare un programma «non per un pubblico specializzato, ma per una platea il più vasta possibile». Il film conduce in viaggio all'interno degli archivi che conservano le più antiche copie al mondo dei Vangeli: la biblioteca del meraviglioso Monastero di Monserrat, in Catalogna, dove è conservato il papiro P64, il testo più antico del Vangelo di Matteo, risalente al I secolo dopo Cristo. Poi nella Biblioteca Vaticana, che ha aperto le porte per mostrare i frammenti dei papiri dei Vangeli di Luca e Giovanni, sempre del I secolo. Si vola poi nel Museo del Libro di Israele, dove sono conservati i famosi rotoli del Mar Morto. Il docu-film porta inoltre in Terra Santa, per far vedere come sono oggi quei luoghi dove Gesù visse e predicò duemila anni fa. In alcuni casi il poco che ne è rimasto. Nel film testimonianze importanti: oltre a padre Rossi De Gasperis intervengono padre Pius Ramon Tragan, tra i massimi esperti del Nuovo Testamento; Armand Primo Puig i Tarrech, dell'Università di Catalogna; monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; l'esperto dei rotoli del Mar Morto Émile Puech; l'archeologo israeliano Dan Bahat, massimo esperto del Santo Sepolcro e lo scrittore Erri De Luca. Il direttore generale Rai, Luigi Gubitosi, ieri alla presentazione, ha affermato che quest'opera si inserisce nella tradizione Rai della grande storia. Il vicedirettore di Rai3, Fernando Masullo, ha parlato della «Grande Storia» come di uno «dei fiori all'occhiello di Rai3», e Luigi Bizzarri, curatore de La Grande Storia e che ha collaborato alla realizzazione del film, ha sottolineato che «Gesù di Nazareth si inserisce nelle linee editoriali» che la serie porta avanti dal 1998. Ha anche annunciato una serie di programmi in seconda serata dedicati alla storia, alla religione, alla spiritualità realizzati in modo di «non rinunciare al principio di voler raggiungere il più ampio pubblico possibile». Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, ha affermato che il film-documento «arriva al momento giusto, visto che siamo a Natale e si ripropongono le domande su chi è e da dove viene Gesù». Il film è inoltre «un contributo che sarà accolto con gratitudine». Monsignor Pompili, anche lui alla conferenza, ha parlato di «rischio di mimetismo», nel momento in cui ognuno di noi dialoga solo con un computer, «mentre invece la televisione tende ad allargare l'esperienza. Il servizio pubblico dà la possibilità a una moltitudine di persone di essere coinvolte e quindi è messa nella condizione di portare il proprio contributo. Questo è il compito del servizio pubblico». Un docu-film importante, che parla anche, con grande misura, dei vangeli apocrifi che, spiega padre Rossi De Gasperis, «stanno ai Vangeli come i fioretti di San Francesco stanno alla sua storia», sono, insomma, importanti,anche se non sono la verità. Un film che racconta Gesù nella sua dimensione umana. «Un uomo che ha fatto anche degli errori - ha concluso Maite Carpio - e che si è scoperto strada facendo. Capire questo mi ha colpita profondamente».