È morto a 92 anni Ravi Shankar, maestro indiano di sitar, noto per le sue collaborazioni con il chitarrista dei Beatles, George Harrison, durante gli anni '70.
Neglianni Cinquanta diventa direttore di All India Radio. Shankar è anche uno degli artisti che suonano a Woodstock nel 1969 e due anni dopo assieme all'amico George Harrison organizza il Concerto per il Bangladesh. Il musicista indiano suona assieme al Beatle nei concerti del tour americano del 1974, mentre nel 1997 realizzano un album intitolato Chants of India. Dopo la morte di Harrison nel 2001, Shankar, sua figlia Anoushka altri amici e colleghi - tra cui Paul McCartney, Ringo Starr, Jeff Lynne, Eric Clapton, Tom Petty,e Billy Preston - organizzano il Concert for George a Londra. Il suo disco Tana Mana realizzato nel 1987 è uno dei più importanti dischi new age, grazie alla combinazione tra strumenti tradizionali e musica elettronica. Nel 2004 Shankar partecipa alla composizione delle parti per il sitar nel disco del compositore classico Philip Glass dal titolo Orion. Il 21 aprile 2008 esce l'ultimo lavoro «More flowers of India». Fin qui la cronaca. Ma Ravi Shankar è stato molto più che un grande musicista, è stato un simbolo del mito orientale degli anni Sessanta e Settanta. Era un'epoca quella in cui l'India e l'oriente in genere, veniva vista come un luogo nel quale era possibile un ritorno alle «radici» dell'uomo, un «paese» universale titolare di un'antica armonia e dove era possibile trovate l'equilibrio interiore. Magari sulle note magiche di un sitar suonato da Shankar.