L'incubo «Metropolis» in versione restaurata
Natoin Val Gardena in territorio ladino e autodidatta, il musicista Giorgio Moroder, che con il suo lavoro con i sintetizzatori negli anni '70 ha influenzato la disco music e l'elettronica, nel 1984 si è occupato del restauro e della riattualizzazione del celebre film muto «Metropolis», realizzando una versione con una nuova e moderna colonna sonora rock, riformattata a 24 immagini al secondo con l'integrazione delle didascalie come sottotitoli. Il suo intervento, che ha prodotto un filmato della durata di soli 87 minuti, ha scatenato un acceso dibattito tra fan e cinefili con critiche e apprezzamenti equamente distribuiti. Prototipo grandioso di matrice fantascientifica, il film di Fritz Lang si ambienta nel 2026 in una megalopoli a due livelli in cui gli operai, che lavorano come schiavi nei sotterranei, sono incitati alla rivolta da un robot femmineo che riproduce le fattezze di una di loro, la mite e pia Maria. L'ha costruito uno scienziato al servizio dei padroni che vuole vendicarsi del potente John Fredersen, dominatore della città. La rivolta provoca un'inondazione che colpisce i quartieri operai finché, sollecitato da Maria, Freder, figlio di Fredersen, diventa il mediatore tra padroni e operai, dando origine a un nuovo patto sociale. Rappresentando con straordinaria lungimiranza i contrasti di classe di un'eventuale e credibile società del futuro, dominata tuttavia dallo sfruttamento e dalla meccanizzazione, il regista viennese di nascita e di cultura, nonché ufficiale dell'esercito austriaco nella prima guerra mondiale, supera la dinamica della spettacolarità fine a se stessa per proiettarsi verso considerazioni umane e sociali più profonde, illuminate da uno spirito di solidarietà. La visione di Lang non si abbandona alle deformazioni espressionistiche, privilegiando uno sguardo lucido e razionale sia nella composizione figurativa dell'immagine sia nella struttura ritmica. La sua finalità artistica è intavolare un discorso sull'umanità, vittima di ingiustizie sociali, schiava del potere e avida di un riscatto, non soltanto morale e spirituale, ma anche politico ed economico. Considerato «banale, retorico, pedante e intriso di romanticismo superato» da Luis Buñuel che però aggiungeva: «Se opponiamo alla storia la fotogenia plastica del film, allora reggerà qualsiasi confronto, ci sconvolgerà come il più bel libro d'immagini mai visto», «Metropolis» piacque a Hitler e a Goebbels, resistendo al tempo grazie al sincretismo di forme e contenuti che da un lato lo colloca nella moda culturale della sua epoca, dall'altro lo svincola da ogni collocazione storica. Il valore culturale e tecnico del film lo ha reso il primo film inserito nel registro «Memoria del mondo», un progetto dell'Unesco nato per salvaguardare le opere documentarie più importanti dell'umanità: essenziale nella cinematografia di Lang è la composizione dell'inquadratura, che crea un vero e proprio universo visionario senza però ostacolare la narrazione della storia. Lang fu un maestro nel raggiungere un perfetto punto di equilibrio tra storia narrata e l'uso di effetti speciali ricchi di immagini travolgenti e simboliche. Modello di gran parte del cinema di fantascienza moderno, «Metropolis» ha liberamente ispirato «Blade Runner», «Guerre Stellari». E ancora «Terminator» e «Matrix». Il fumettista giapponese Osamu Tezuka ha creato nel 1949 un manga chiamato «Metropolis», che ha alcuni parallelismi con il film di Lang, anche se lo stesso Tezuka ha dichiarato che l'idea gli è venuta dopo averne visto soltanto un fotogramma.