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di Simona Caporilli Ornella Vanoni, a Roma è in arrivo un suo concerto.

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Nonpuò immaginarla se non la vede». Di che razza è? «È un barboncino toy. Ma proprio toy, rosso biondo, americano. È così carina». Un periodo "no"? «Scusi, ma non lo è?». Lei si riferisce all'attualità? «E certo». Cosa cambierebbe? «Tutti». Da un punto di vista politico? «Vorrei un vero rinnovamento. Abbiamo troppi ministri, 1500 contro i 20 di tutti gli altri Paesi. In 1500 andar d'accordo è difficilino: ma chi ha delle certezze, chi sa cosa dire, è presuntuoso. Leggevo degli articoli di fondo, di Ostellino: sono pochi gli argomenti dei nostri politici. Il ritorno di Berlusconi poi, è come un piatto riscaldato male». In Sicilia è stato nominato assessore un suo collega, Franco Battiato. Lei cosa ne pensa dell'incarico? «Non è assessore. Gli ho parlato, si occupa solo di teatro. Non entra in politica lui, è troppo intelligente e saggio». Lei lo farebbe? «Certo. Mi piacerebbe moltissimo gestire i teatri e organizzare spettacoli, sceglierli. La cultura di Battiato glielo permette ampiamente. Ma la politica no. Lui no, non è scemo. Chi fa politica, oggi, è perché vuole navigare non le dico dove». Non vede una speranza, un segno di cambiamento? «Vede, è complicato. Nel senso che in fondo il Pd è stato in politica per 8 anni». Sì, Prodi, Berlusconi e Monti. «Se c'è qualcuno che ha delle certezze si faccia avanti. Il nostro Paese mi fa paura, fa paura a tutti. Bisognerebbe essere d'amianto per non aver paura. C'è ancora gente che non dovrebbe esserci più mentre, negli altri Paesi, dovrebbero essere già in galera, o ai lavori forzati. Perché tutta quella gente sta lì?». Tra Renzi, Bersani e Vendola chi sceglie? È contenta di Bersani? «Bersani, tra i due, è abbastanza moderato ma... Non lo conosco, non posso dare giudizi, che non sia una sinistra possibilista, come è sempre stato. Non so come spiegare». Parliamo di musica. Lei quali pezzi ha scelto per il concerto romano del 14 dicembre al Crossroads, alle 22? «Be', ho fatto una scaletta, la sto scoprendo con gli altri musicisti, siamo limitati, su certi pezzi. Strano che un club così sia fuori Roma». Che effetto le fa cantare un brano come "L'appuntamento", dopo tanti anni di esibizioni sul palco? «Intanto, non ne posso più, però... Lo canto. Non sempre, lo salto e poi ogni tanto lo canto. Come dice Francesco De Gregori, se io cantassi sempre e solo le stesse canzoni, arrangiate nello stesso modo, mi sparerei dalla noia. Io sono andata a un concerto, glielo avevo promesso, ed è stato bellissimo. Lui ha cambiato gli arrangiamenti dei suoi pezzi famosi, sennò si annoia. La gente vorrebbe che fosse tutto uguale ma quando poi quando vede che è tutto uguale dice: "Ma è sempre tutto uguale". Allora sa... Bisogna rinnovare un po', dare una rinfrescata». Di Bob Dylan dicono che i pezzi che fa ai concerti siano irriconoscibili. «Ecco, quello non è giusto. L'irriconoscibile. Anche se lui è un must. Ma un po' cambiati sì, altrimenti si diventa nichilisti, immobilisti». Secondo lei la Milano di oggi è quella che avevate raccontato nelle canzoni della mala? «Ma no». È cambiato qualcosa? «Ma figuriamoci. Quando ho cantato le canzoni della mala il Piccolo era il fulcro della cultura, c'erano pochissime macchine, si viveva felici, vivi, contenti di aver ricostruito. La gente stava contenta, non c'erano i problemi di oggi. Non c'erano i problemi di oggi, e non c'era tutto il mondo in crisi. Non c'è un Paese senza problemi. Forse la Svezia». Forse i Paesi del Nord. «Sì, credo anche io. Come Danimarca, Svezia. Sono tranquilli e sereni. Ma il resto del mondo no, siamo in crisi. Il bacino mediterraneo va in fuoco e fiamme. Ogni tanto bisogna bersi un bicchiere di vino, perché se uno pensa solo a quello... È terribile». Un giudizio su "X Factor". Cosa ne pensa? «Sì, l'ho visto e credo che sia fatto stramaledettamente bene. Hanno imitato anche un po' Fox Crime, con questi tagli, con queste cose. È fatto come un film. Tra i talent show quello è il migliore. Certo, la Maria De Filippi forse è più popolare, per il grande pubblico. Ma questo è un momento diverso». Pochi giorni fa è stata ospite dalla Clerici. Ma lei manderebbe dei bambini così piccoli a cantare? «No, no». Per quale motivo? Per un fatto di educazione? «Per un fatto di educazione, esattamente. Non credo... Se uno è un talento mostruoso da piccolo, lo tira fuori da solo, non ha bisogno di andare in quei posti. Io finendo di scrivere questo disco, con un ragazzo che quando ha iniziato aveva 17 anni, adesso ne ha 18, che ha un talento mostruoso. Perché è un talento. Scriviamo insieme i testi. Si chiama Lorenzo Vizzini ed è impressionante. A 16 anni, senza che nessuno gli dicesse niente, senza che nessuno gli insegnasse niente, si è messo a leggere tutto quello che c'era da leggere. Ho due o tre cuccioli intorno che sono veramente bravi». Quanto si studia per diventare come lei, per arrivare al suo livello? «Si canta tanto, si impara. Prima si canta, poi si vomita dallo spavento, poi si è insicuri, poi si prende piano piano coscienza e io ho preso coscienza piano piano e oggi, quando canto, sono la donna più felice del mondo». C'è una canzone che sotto le luci della ribalta non si stanca mai di intonare? «Sì, ad esempio "Averti addosso" di Gino, poi "Aria". Tante così». L'ultima domanda: ma lei se tornasse indietro farebbe come Mina? Sparirebbe dai palcoscenici per ritirarsi a vita privata? «Non l'ho fatta». E senza alcuna rivalità. «No, ci siamo anche frequentate molto, quando lei era sempre a Milano, no no. Eravamo l'opposto l'una dell'altra. Lei ha fatto questa mossa per questioni anche fiscali. Poi ha fatto la scelta, guadagnava lo stesso, ha potuto costruire una storia d'amore perché è stata ferma. Una scelta che è andata strabene».

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