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Le chiese di Napoli diventano «L'anima del tempo»

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Un incontro d'amore con luoghi di culto Bellissimi, ma dimenticati e abbandonati

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Dodicimacerie classiche, di arte abbandonata che molto spesso neppure chi abita a Napoli ha visto. Cappelle, chiostri e basiliche lasciate all'incuria e che il fotografo Massimo Listri ha illuminato col suo obiettivo. Sono le chiese negate. Sembrano quasi esplodere nel calendario Di Meo 2013 titolato «L'anima del tempo - Chiese napoletane: rovine e recuperi». Un tema che prende spunto dall'articolo «La morte delle cattedrali» di Marcel Proust, apparso su Le Figaro nel 1904 in difesa della storia e conservazione delle chiese francesi. L'album è sicuramente un incontro d'amore, più che un appuntamento nella città che vanta più luoghi di culto di Roma. Un matrimonio celebrato in casa, dall'idea di un partenopeo verace come il medico Generoso Di Meo che insieme ai fratelli Roberto ed Erminia (scomparsa nel 2012) ebbero l'idea del calendario nel 2002. Loro, titolari dell'omonima azienda vinicola di Salza Irpina nota per l'eccellenza dei vini, immaginarono il calendario non soltanto come un cadeaux natalizio ma come un oggetto da collezione per appassionati in costante crescita. Inoltre, ogni anno il calendario viene presentato nelle più belle Capitali delo mondo con parti superesclusivi e ambitissimi. Ora, che Napoli val bene una visita si sa. Ma questi suoi gialli soffitti, i marmi dei pavimenti rovinati, le colonne e gli altari fatiscenti, quest'arte piena di fratture le cui crepe arrivano come punte a trafiggerci il cuore, provocano strazio, perché in fondo non si tratta della ricostruzione momentanea di un set cinematografico. Sono lì, che attendono. Si sa cosa, ma non si sa quando arriverà la ricostruzione di questi luoghi sacri. C'è la chiesa di Sant'Agostino alla Zecca, Immacolatella a Pizzofalcone, Santa Maria del Popolo agli Incurabili, Sant'Aspreno ai Crociferi, San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo, Santa Maria della Scorziata al quartiere San Lorenzo, che a gennaio bruciò causa di uno stupido falò di Sant'Antonio. La chiesa della Disciplina della Croce, dei Santi Cosma e Damiano ai Banchi Nuovi, di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli e la chiesa dei Santi Severino e Sossio. Che dire di Santa Maria della Sapienza e Santa Maria Vertecoeli? Tutte belle ma in qualche modo seconde alla splendida Chiesa dei Gerolamini che fa da copertina al calendario stampato in 10mila copie. Un omaggio, più che una galleria di luoghi violentati: dal tempo e dall'indifferenza degli uomini. Anche se una buona notizia con cui iniziare l'anno (non solo sfogliando l'album) c'è: «Dal 15 dicembre riapriremo, restaurata, la Concezione a Montecalvario», dice Fabrizio Vona, Soprintendente per il Polo museale di Napoli.

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