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di Lorenzo Tozzi Sarà questo un Natale a tutto Schiaccianoci.

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Ilballetto ha una lunga tradizione e vanta storiche coreografie. Inizialmente era un omaggio all'infanzia (donde l'ambientazione natalizia con i ragazzi in spasmodica attesa dei regali sotto il grande abete natalizio addobbato, caro al Nord d'Europa) di tre creatori ultracinquantenni come Hoffmann, Ciaikovsky ed il settantenne Petipa, ovvero una favola scritta da adulti per i bambini. C'è il Natale infatti ma anche tutta la poesia del mondo infantile, con le sue paure e speranze, ed il sogno ad occhi aperti dei giovanissimi. La piccola Clara grazie al soldatino in veste di Schiaccianoci (regalatole dall'estroso Drosselmeyer) che vince eroicamente uno stuolo di aggressivi topi e diventa il suo principe azzurro, vince le paure dell'infanzia e diventa donna, intraprendendo con il suo innamorato un viaggio in Konfiturenburg, il Paese dei dolciumi (è l'occasione per entrare in un mondo fantastico e anche per i divertissements coreografici di carattere nazionale tipici del balletto tardo-ottocentesco). Un viaggio che è sempre stato il banco di prova di scenografi fantasiosi che realizzano il viaggio nella navicella di un pallone aerostatico, in un guscio di noce o su una slitta. Quest'anno a Roma gli Schiaccianoci saranno, come dicevamo, addirittura due: uno per le gambe dei giovani talenti dell'Opera di Roma (gli allievi di Via Ozieri oggi sotto la tutela artistica di un danzatrice esperta come Laura Comi, già apprezzata prima ballerina del Teatro Costanzi) al Teatro Nazionale (dieci repliche da oggi sino a domenica 16), l'altro più moderno e "riveduto" per la coreografia di Mario Piazza creata per il Balletto di Roma (all'Auditorio di Via della Conciliazione da giovedì 6 a sabato 8 con uno speciale di fine anno il 31). Non si tratta tuttavia di un doppione: più tradizionale nel racconto e nella tecnica coreografica (in fondo più fedele all'originale di fine Ottocento) quello firmato da Ofelia Gonzales e Pablo Moret per i giovani virgulti del vivaio dell'Opera (allestimento di Anna Biagiotti e Michele della Cioppa), più moderno e "filtrato" dalla rielaborazione di Riccardo Reim quello di un coreografo navigato e smaliziato come Mario Piazza, danzato tra gli altri da André de la Roche (Schiaccianoci e la fata Confetto), da Amilcar Moret Gonzalez (Fritz e il Principe) e Azzurra Schena o Claudia Vecchi (la protagonista Clara). Da una parte quindi la freschezza e l'emozione vera dell'età verde, dall'altra l'esperienza consolidata di interpreti navigati. E il risultato non è affatto scontato. La versione di Piazza infatti è dedicata «alla tragedia dell'infanzia, ovvero al doloroso e traumatico atto del crescere, al difficoltoso abbandono del mondo dei giochi e delle certezze, al superamento di quella linea d'ombra che segna il passaggio verso la tortuosità dell'adolescenza». Una rilettura dunque in chiave psicoanalitica, come già in uso in certe versioni moderne. Il linguaggio è quello del thriller e della danza contemporanea che occhieggia all'infanzia violata dalla ingerenza dei media, che hanno "normalizzato" la violenza e la guerra. «In questa nuova versione – racconta Reim – lo Schiaccianoci – sorta di inquietante alter ego di Drosselmeyer, quasi un Mr. Hyde – diviene il grumo di tutti gli incubi della piccola Clara, sinistro personaggio capace di assassinare il fratellino Fritz o di trasformarsi in una macabra Fata Confetto, simbolo della ingannevole dolcezza dei malvagi». Storia dunque di una crescita che porta al distacco dalla famiglia di origine verso una salutare emancipazione psicologica. Insomma una fiaba emblematica della crisi del XXI secolo, affidata ad un ensemble qualificato come il Balletto di Roma fondato nel 1960 da Franca Bartolomei e Walter Zappolini, vecchie glorie dell'Opera di Roma. Sotto l'albero quindi quest'anno non mancherà il balletto (l'Opera invece ha optato per un più scoppiettante Don Chisciotte che andrà in scena il 22).

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