Amanda e Sollecito Le due superstar
del thriller tv Il tribunale, la galera e poi l'assoluzione La protagonista è Hayden Panettierre
Erail 3 ottobre 2011 e la giovane americana, dopo anni e anni di galera, tornava in libertà. E con lei l'ex fidanzato, Raffaele Sollecito. Il delitto di Perugia (era il 1° novembre 2007) in cui morì la studentessa inglese Meredith Kercher, ebbe così un solo condannato, Rudy Guede. Quattro anni dopo quel terribile Halloween, Amanda Knox girava per le strade di Seattle in maschera, e si sa che mangiava spesso e volentieri, nella sua casa a stelle e strisce, pizza e lasagne. In carcere dormiva poco e cenava meno. Di più. La ragazza, che ora manda lettere ai suoi legali, ha dichiarato anche di voler tornare nel Bel Paese, nonostante tutto. E sì, perché, stando a quanto deciso dai tribunali, avrebbe scontato una pena non sua che, messi insieme, fanno 4 anni. La sua storia giudiziaria assomiglia molto a quella di via Poma: tutti e due processi sono terminati con delle assoluzioni e, gli imputati, innocenti, sono stati rilasciati, anche se Raniero Busco non ha passato in cella tutti quei giorni. Ora, le memorie di Amanda Knox (in sua difesa scese in campo anche Hillary Clinton - «Pronta ad ascoltare chi ha dubbi», disse) e, con lei, la maggior parte dell'opinione pubblica americana, che disse la sua. Come il commentatore Timothy Egan, del New York Times, che titolò con un «Bravo» sentito e indirizzato nei confronti dell'Italia. Mentre altri si «limitarono» a un «L'incubo è finito», quando il processo si concluse e la sentenza di assoluzione era ormai sotto le luci della ribalta della cronaca. Lei, dal canto suo, fu inseguita dalle telecamere fin dentro l'aeroporto di Fiumicino, circondata da 007, fin dentro la saletta riservata, poco prima del viaggio in prima classe. Dall'altra parte l'Inghilterra, contro la sentenza ma, soprattutto, alla ricerca della verità. In mezzo l'Italia, il processo, Raffaele Sollecito e la sua difesa. Lui, Raffaele Sollecito, difeso dall'avvocato Giulia Bongiorno, è tornato al mare di Bisceglie. In carcere studiava e preparava gli esami per l'università. Il terzo uomo, Patrick Lumumba, fu rilasciato grazie alla testimonianza di un avventore del suo pub perugino. Si parlò, a buon ragione, di processo mediatico, esattamente come per Raniero Busco. Con l'aggiunta del pressing inglese e americano. I giornalisti accreditati al processo erano oltre 400. Si parlava di Meredith Kercher. Le tracce sul cuscino, poi il coltello, un guanto, infine il dna. La storia di amicizia di studenti fuori sede che si conoscevano, le frequentazioni, infine la morte inspiegabile. I giudici, ma anche la stampa americana, aveva passato al vaglio tutte le accuse a carico della giovane. Ora la storia di Amanda Knox diventa un film. «Amanda» andrà in onda lunedì 3 dicembre alle 21. La protagonista del titolo, al centro di uno dei «gialli» più seguiti e discussi degli ultimi anni, è interpretata da Hayden Panettiere, già volto di serie tv quali «Heroes» e, attualmente in onda in Usa, «Nashville». Paolo Romio interpreta Raffaele Sollecito. Il film, diretto da Robert Dornhelm, di produzione americana, è ambientato a Perugia ma è stato girato a Roma e dintorni. Non è la prima volta che un thriller (e per giunta realmente accaduto), sbarca sul piccolo schermo. Il regista Faenza ci ha messo del suo. Mandando in onda - e sempre per Mediaset, Canale 5 - «Via Poma», con Silvio Orlando, prodotto da Taodue, sull'omicidio di Simonetta Cesaroni. La fiction, innocentista, si tirò addosso le lamentele dei parenti della Cesaroni, che stavano aspettando il giudizio della Corte su Busco (da lì a pochi giorni fu dichiarato innocente). La storia era raccontata in modo crudo, ed era romanzata: il protagonista Orlando, infatti, riassumeva tutte le figure degli ispettori e dei giudici. Sono storie di tv-verità che hanno ispirato anche la serie di Raiuno sulla violenza sulle donne e sugli stalker. Per non parlare dei film: solo per fare alcuni esempi, il caso su Eluna Englaro raccontato da Bellocchio, quello sul mostro di Firenze, e i film-documentario di Sabina Guzzanti che parlavano, ad esempio, del terremoto de «L'Aquila» («Draquila»), e ancora «Romanzo criminale» di Placido (che ha firmato anche «Vallanzasca»), con la relativa serie dallo strepitoso successo, firmata da Sky, nonché il più recente «Diaz», sui fatti di Genova. I grandi casi di cronaca nera sono tornati spesso e volentieri in televisione, vanno molto di moda: bastino gli esempi delle serie sugli anniversari della Strage di Capaci e di via D'Amelio, che coinvolsero rispettivamente i giudici Falcone e Borsellino. Il primo film tv targato La7 e su questo tema, «Vi perdono ma inginocchiatevi», era prodotto anche da Bonivento. Parlava degli uomini della scorta e vedeva, tra i protagonisti, Massimo Ghini (per recitare, visti i costi bassi, volle un euro di compenso), basato sul libro della vedova Schifani, uno dei poliziotti della scorta. D'altra parte, fu fatta anche una fiction dal titolo «Il capo dei capi», che parlava di Totò Riina, contestatissimo. E ancora, ultimamente, la fiction di Raiuno sul «Caso Tortora», mandata in onda sull'ammiraglia Rai. Si trattava ancora un caso giustizia malata e la vicenda di un uomo andato in galera il 17 giugno 1983 e che, finito in un gorgo di processi, alla fine fu assolto. Certo, non si parlava di omicidi come nel caso di Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Raniero Busco, ma sul fatto che anche quello fosse un incubo non ci piove.