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«Mi impedirono di filmarla. A ragione Bisogna rispettarla»

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Eora che ne emergono le immagini, lancia un appello. «È un luogo sacro, conserva i corpi di soldati martiri. Non va profanato». Quilici, perché si è trovato a indagare sulla nave affondata nel '43 nel mare di Sardegna? Nei primi anni Novanta ero molto conosciuto in Giappone. La tv nipponica mi contattò, insieme ai tedeschi, per girare film sulle corazzate affondate durante la guerra, tra cui la Bismark e la Roma. Lei aveva già lavorato su relitti di navi in fondo al Mediterraneo. Proprio così. E accettai volentieri per due motivi. Perché si credeva che lo scafo non fosse adagiato a una profondità inaccessibile e dunque non sarebbe stato impossibile individuarlo e avvicinarcisi. L'altro motivo, il più intrigante per me, era che localizzare il relitto avrebbe permesso di sciogliere un giallo. Ossia se l'ammiraglio Carlo Bergamini avrebbe obbedito alla resa senza condizioni impostagli dall'Armistizio oppure, in una impennata di orgoglio patriottico, avrebbe dato ordine di autoaffondare la flotta. Erano i concitati giorni attorno all'8 settembre. Bergamini aveva convocato a La Spezia gli ufficiali di tutte le navi militari. Galvanizzò i suoi, li rassicurò che l'opposizione della Marina Militare allo sbarco degli Alleati sarebbe stata vincente. Invece gli arrivò da Thaon de Revel la comunicazione che lo gelò. Badoglio aveva firmato l'Armistizio, avrebbe dovuto consegnare la flotta agli Americani. Così le navi, pronte a partire per la battaglia, non puntarono verso Salerno. Ma l'ammiraglio fece di testa sua, le fece passare tra Corsica e Sardegna intendendo dirigersi verso la base della Maddalena. Che invece era occupata dai tedeschi i quali sferrarono contro la Roma l'ordigno che l'affondò. Lei aveva visitato già il golfo dell'Asinara? Ogni 9 settembre assistevo alla cerimonia in memoria delle vittime, con la corona di alloro lanciata in mare. Negli anni Settanta conobbi un pescatore che aveva avuto una parte della vicenda. Con la sua barchetta era andato verso la corazzata per avvertire che la base era in mano ai tedeschi diventati nemici e che dunque non si avvicinassero. Chiesi a lui se sapeva dove fosse affondata la nave. E mi spiegò che era molto più a largo dalla Maddalena. Ma lei che cosa sperava di dimostrare? Una nave di quella portata sarebbe affondata come un peso morto, verticalmente, senza cambiare posizione. Se l'avessimo trovata rivolta verso est invece che verso sud significava che Bergamini aveva deciso di dirigersi in Spagna per autoaffondare la sua flotta, come del resto avvenuto per tutte le altre flotte militari. Perché rinunciò al film e invece romanzò la vicenda in un libro, «Alta profondità»? Perché la Marina Militare non volle rivelarmi la posizione del relitto. La giustificazione era che non si poteva speculare sulla tragedia che ebbe per protagonista l'ammiraglio, l'unico decorato sia dalla Rsi che dal re d'Italia. Lì per lì mi dispiacque. Oggi riconosco che avevo torto. Ho visto tanti sciacallaggi sui relitti, razzie di ossa prese come souvenir. La Marine del mondo hanno dichiarato che le navi affondate sono aree sacre. La presenza della Marina Militare nel luogo di ritrovamento odierno è garanzia. Li. Lom.

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