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Mecenatismo griffato Carla Fendi

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La Fondazione, creata nel 2007, è main partner di Spoleto 55 Oltre al Teatro Caio Melisso, restaurati due Sipari dell'Ottocento

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Elei, Carla Fendi, questa attitudine l'ha ricevuta in una famiglia matriarcale con una storia iniziata nel 1925, in una boutique a Roma, in largo Goldoni, dove insieme al profumo del cuoio e delle pellicce, si respirava arte e civiltà. «Quella che oggi manca un po' e che invece tutti dovrebbero insegnare ai propri figli. Mia madre ci diceva che il marciapiede davanti casa era suolo pubblico, ma più importante di quello privato e dovevamo rispettarlo proprio perché non ci apparteneva». Ma mamma Adele e papà Edoardo alle cinque figlie, adolescenti negli anni '50, oltre a trasformare stoffe e pellami in capi inimitabili, hanno insegnato l'amore per il lavoro, per il teatro, il cinema, l'arte. L'amore per il bello. «Mia madre era innamorata del cinema: ogni domenica entravamo in sala al primo spettacolo e uscivamo la sera, sapendo il film a memoria. Mio padre ci portava nei musei e poi a teatro». E non solo. Casa Fendi ha fatto gli abiti per registi come Visconti, Zeffirelli, Fellini o costumisti come Tosi, quando i costumi si realizzavano gratis e servivano a fare esperienza. Quando a «bottega» passavano divi del calibro di Marcello Mastroianni o Silvana Mangano, o quando i vip venivano da ogni parte del mondo a Roma per fare tappa da Fendi e comperare il must della doppia F: la pelliccia. Una passione «teatrale» della grande dinastia ma che per Carla Fendi, presidente onorario dell'omonima maison, venduta a Lvmh, oggi si traduce in un impegno concreto attraverso la Fondazione che porta il suo nome e che è main partner di Spoleto 55 - Festival dei 2 Mondi, la prestigiosa rassegna del centro umbro. Impegno che la quarta delle cinque sorelle Fendi ha preso già la scorsa stagione con l'obiettivo di restaurare il teatro Caio Melisso di Spoleto, operazione che richiederà tre anni di lavori e almeno un milione e mezzo di euro. Ecco il mecenatismo della Fendi che non è certo beneficenza né collette tra amici... «No certo, i fondi per il restauro sono miei, però mi auguro che questo esempio sia un incentivo per tutti i cittadini che possono farlo, non solo per banche o istituzioni. Anche perché l'arte ti ripaga, ti dà ossigeno». Quando lo Stato taglia... «Bisognerebbe incentivare i privati al salvataggio dell'arte, rimboccarsi le maniche senza nascondersi dietro un "peccato che non posso farlo"». Un pensiero molto americano per Carla che dopo aver lavorato nell'azienda di famiglia in vari settori, dall'amministrazione agli acquisti, dalla progettazione alle vendite, si è specializzata nello sviluppo internazionale lavorando soprattutto negli Usa. «È vero, è lì che ho capito che se si hanno disponibilità vanno condivise per il bene comune. In America, è normale fare donazioni a musei, teatri, centri culturali. I ricchi borghesi non pensano che l'intero patrimonio debba andare ai figli. Per me questo è amore». Un'attitudine che da noi non trova molto spazio... «In Italia abbiamo un patrimonio artistico enorme, una vera fortuna che però ammiriamo con distacco, come se tanta bellezza non fosse nostra. E poi gli italiani, pur essendo molto generosi e straordinari, sono molto attaccati alla famiglia e pensano soltanto a moglie e figli». Perché il suo interesse per Spoleto? «Noi sorelle siamo sempre state vicine al Festival. Poi ho conosciuto Gian Carlo Menotti, un uomo meraviglioso, una figura carismatica e geniale capace di far arrivare a Spoleto il mondo intero. Quando lui è mancato Spoleto è stato un po' oscurato, ma quando nel 2008 è subentrato Giorgio Ferrara, presidente e direttore artistico, ho molto creduto in lui, alla sua impronta di qualità e ho deciso di appoggiarlo con la mia Fondazione». A Carla Fendi, che parla del Teatro Caio Melisso, come di una sua «creatura», brillano gli occhi di soddisfazione quando racconta il progetto a cui tiene di più e che vedrà luce domani: il restauro di due sipari dell'800. Lei, dal gusto e dalla manualità artistica, ha seguito gli artigiani passo dopo passo, con amore e professionalità. «Gli artigiani sono una ricchezza enorme per il Belpaese - conclude la mecenate made in Italy - Il nostro artigianato è unico al mondo e va tutelato e soprattutto tramandato». E domani la Fondazione per presentare i due sipari storici, «L'Apoteosi di Caio Melisso» e «La Camera Ricca», del pittore Domenico Bruschi, ha organizzato l'evento «Tra Musica e Arte» in cui Philippe Daverio racconterà, con la regia di Quirino Conti, la storia del Teatro Caio Melisso. A seguire sarà inaugurata la mostra antologica «Il Percorso di un Restauro», sulla prima fase della ristrutturazione del Teatro, presso la Chiesa della Manna D'Oro a Piazza del Duomo. Quest'anno, inoltre, la manager «mancata architetto», Carla Fendi, ha istituito il «Premio Fondazione Carla Fendi», che sarà attribuito a Robert Wilson, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.

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