Gianfranceschi e i suoi Aforismi del dissenso
Forsequesto aforisma è quello che rappresenta meglio Fausto Gianfranceschi, il giornalista scrittore, scomparso qualche mese fa, pochi giorni prima che uscisse il suo ultimo lavoro: «Aforismi del dissenso». Ieri il libro è stato presentato presso la sede de Il Tempo, per tanti anni la casa dell'intellettuale. Ed è stata l'occasione per ricordare l'uomo e lo scrittore e l'affetto si è mescolato al rispetto e all'ammirazione per chi ha dato molto alla cultura italiana, ma forse, come ha ricordato Marcello Veneziani, proprio perché scomodo e non facente parte della famiglia culturale dominante è stato ingiustamente ignorato nel momento della morte. Di Gianfranceschi e del suo libro hanno parlato Gianni Letta che per molti anni è stato il suo direttore, Marcello Veneziani, Gianfranco De Turris, Gino Agnese e il vicedirettore de Il Tempo Giuseppe Sanzotta. Ricordi personali, ma non solo. Agnese ha sottolineato il suo essere un uomo verticale, senza compromessi e senza pentimenti per le sue battaglie politiche e culturali. Gianfranco De Turris ha rilevato la capacità dello scrittore di essere un punto di riferimento per un'area culturale. Veneziani, autore della prefazione, ha parlato del libro, di una raccoltà di pensieri, e ha sottolineato la capacità dell'autore di essere sintetico e semplice, ma una semplicità che non va confusa con la banalità. Invece, è capacità di farsi capire. Era un uomo intransigente nei suoi principi, ha ricordato Gianni Letta. Un giornalista, ha aggiunto, capace di verità scomode, che amava andare controcorrente, che si impegnava a smontare tanti luoghi comuni. Era un uomo fuori moda e per questo, ha detto Letta, il conformismo culturale l'ha osteggiato.