Enzo Iacchetti: «E ora voglio fare il regista»
Showman Il comico lancia frecciatine al Festival e dà la voce a un capo tribù nel cartoon «Ribelle»
Ilfilm, oltre ai grandi incassi Usa sta ottenendo buone critiche e, dopo la proiezione speciale lunedì scorso al Festival di Taormina e la presentazione (ieri) a Roma e a Riccione nell'ambito della Convention Disney Pixar a Cinè - Giornate estive di Cinema, sarà il 16 luglio al Festival di Giffoni. La storia è quella dell'abile arciera Merida, figlia del Re Ferguson (con la voce di Billy Connolly) e della Regina Elinor (Emma Thompson), che si oppone ai signori della sua terra, ad una sacra tradizione e scatena il caos nell'incantato paesaggio delle highlands scozzesi. Punto centrale della storia è pero il suo rapporto con la madre. Il film, tra i più sofisticati della Pixar Disney, avrà tra le voci italiane Enzo Iacchetti (Lord Machintosh), Giobbe Covatta (Lord Dingwall), Shel Shapiro (Lord McGuffin e Anna Mazzamauro (la Strega) con Noemi interprete per la versione italiana di due canzoni e con la colonna sonora dello scozzese Patrick Doyle, candidato all'Oscar. Iacchetti, perché ha scelto di doppiare un capo tribù? «L'ho fatto per i soldi, ho tante famiglie che costano più delle case, ma poi alla fine mi sono appassionato a questo film della Disney. Doppiare è bello ed è facile farlo soprattutto nei cartoon. A me piace fare qualsiasi ruolo e se ancora mi cercano vuol dire che faccio bene il mio lavoro. Credo molto nel mio mestiere: ancora vado a lezione di canto, faccio i dischi, ne ho realizzato uno a Natale e l'incasso l'ho devoluto all'Amref per una diga in Kenia». È d'accordo con quel detto secondo cui la tv è tutta cacca: si fa ma non si guarda? «"Striscia" non la guardo perché sono lì a farla e tornerò con Greggio su Canale 5 a gennaio. Ma non credo che la tv sia solo schifezza, non sputo nel piatto dove mangio. Non sono mai stato berlusconiano, mi hanno offerto di lavorare anche in Rai e non ho mai accettato: a Mediaset faccio un programma che qualsiasi comico vorrebbe avere, sono solo tre mesi, potrei lavorare di più, ma il resto dell'anno preferisco dedicarmi al teatro. Così, mi sento libero e la gente ti desidera di più quando ti vede meno in tv». Cosa sta preparando per il teatro? «Da due anni sono in tournée con Giobbe Covatta che ammiro molto per tutta la beneficenza che fa in Sudan. In genere, mi piace fare una cosa che non penso di saper fare, mi impegno e ci riesco. Poi, dal 4 dicembre al 2 gennaio sarò con Marco Columbro al Manzoni di Milano con "Il vizietto": farò la Drag Queen a 60 anni con 18 cambi di costume, parrucche, in più recito e canto sei canzoni». Si prepara per partecipare a Sanremo? «Ho un pessimo rapporto con il festival di Sanremo. Dipende da come cambierà, chi ci sarà in questa edizione. Ho speso tanti soldi in un'etichetta discografica piena di giovani bravi desiderosi di andare a Sanremo, ma anche chi prende voti alti viene lasciato a casa perché c'è già chi deve entrare, con le major che spingono, è tutto previsto». Le piacerebbe tornare al cinema? «Con il cinema ho un contatto acerbo, purtroppo non vivo a Roma e ho pochi contatti. Però, ho scritto la prima sceneggiatura del film tratto dall'unico romanzo di Stella, "La bambina, il pugile e il canguro": è una bella storia commovente che vorrei portare sul grande schermo per debuttare alla regia, dopo il mio cortometraggio che ha già vinto tanti premi. Ora ho tanta esperienza, come un giocatore che poi diventa allenatore. Protagonista è una bambina down rifiutata dai genitori e cresciuta dai nonni, il nonno è un ex pugile. Quando muore, la vicina di casa lascia tutti i suoi averi alla bambina e allora il padre si rifà subito vivo.. Sarebbe un bel trionfo per me e per il cinema che mi ha lasciato in disparte, così lo affronto da dietro. Noi italiani non siamo coraggiosi, lo siamo solo quando guardiamo le partite di calcio».