Marcia indietro sul restauro dell'autoritratto di Leonardo da Vinci, la celeberrima quanto fragile sanguigna custodita in un caveau della Biblioteca Reale.
Quelloche sembra sicuro è invece, dal 2014, l'esposizione del capolavoro nell'ambito del costituendo Polo Reale di Torino. «Sarà la nostra Monna Lisa», ha detto il direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Piemonte, Mario Turetta. L'allarme lanciato a marzo, dopo che il disegno era stato portato a Roma, all'interno dei laboratori dell'Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario (Icrcpal) per essere, per la prima volta, sottoposto a una campagna di indagini diagnostiche, è dunque rientrato. Al suo posto si è fatto largo un atteggiamento di estrema cautela, espresso con vigore sia dagli esperti degli istituti italiani di restauro sia dai conservatori delle collezioni che possiedono i disegni del genio rinascimentale riunitisi a Roma in un seminario internazionale. Persino il problema del «foxing», le macchie giallastre sviluppatesi sul supporto cartaceo per diversi motivi (come le muffe e la luce) è stato accantonato, preferendo assicurare al disegno un monitoraggio continuo, ora che il degrado pare essersi arrestato. «A questo punto delle indagini, la parola d'ordine è conoscenza, non restauro», ha detto la direttrice dell'Icrcpal Maria Cristina Misiti, per la quale l'avvio delle indagini è stato come «mettere gli occhi in un universo. Ora abbiamo più problemi di prima» per non compromettere importanti informazioni materiali che in futuro potrebbero contribuire a sciogliere i molti misteri irrisolti. Il messaggio più corretto diventa quello della prudenza, anche se i tecnici dell'istituto guidato dalla Misiti hanno studiato dei sistemi di pulitura che sembrerebbero molto sicuri. L'opera infatti è «tremendamente sporca», ha aggiunto la direttrice del Laboratorio di biologia dell'Icrcpal Flavia Pinzari, e si potrebbe ovviare almeno a questo con una pulitura a base di un gel in grado di eliminare la sporcizia senza ricorrere all'aiuto dell'acqua. Ma la Misiti ci va con i piedi di piombo condividendo in pieno le cinque linee di intervento sottoscritte dagli esperti riuniti in questi giorni a Roma.