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L'insostenibile leggerezza del lupo mannaro

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Da dio pagano a nemico della fede nel '900 diventa star del cinema

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Lafigura dell'uomo-lupo è radicata come poche nell'immaginario umano di tutte le culture. Troviamo lupi greci, romani, cinesi... Il lupo ha conteso all'uomo steppe e foreste, corsi d'acqua e caverne nei monti. Il lupo è il primo nemico dell'uomo. E il primo amico, anzi, il miglior amico. Ad un certo punto, qualche decina di migliaia di anni fa, la sfida «lancia contro zanne» è diventata un'alleanza. Il lupo, incubo notturno di tutti gli uomini che vivevano all'aperto, si è trasformato in un difensore. Quello che dormiva al calduccio, vicino al fuoco, acciambellato ai piedi del cacciatore e che, se qualche pericolo si avvicinava, dava subito l'allarme. Insomma, ad un certo punto, il lupo è diventato cane. Ma questa è un'altra storia, la storia della realtà. Nella leggenda, invece, il confronto tra uomo e lupo è diventato un qualcosa di metafisico che alla fine dà vita ad una figura precisa: l'uomo lupo. E l'uomo lupo, anche se qualcuno pensa che sia un'invenzione di Hollywood, è molto, ma molto più antico. «E ciò che ti darà maggiore consolazione sarà il fatto che ti vedrai liberato dall'incursione sanguinaria di questi lupi affamati e rabbiosi che di giorno in giorno, attaccandoti con mille assalti, ti cercano per divorarti morso a morso. Ma ahimè! Quando immagino me stesso in questa penosa occasione non c'è capello in testa che non si drizzi. Una gelida paura mi ghiaccia il cuore e scuote tutte le mie membra, poiché io non so se si tratti di lupi veri e naturali oppure, rifuggendo dal dire bestialità, di uomini a tal punto snaturati e imbastarditi dalla loro primitiva origine che, abbandonata questa forma divina, si modificano trasformandosi in una così immonda, crudele e selvaggia bestia». Arriva fresco fresco di stampa il «Discorso sulla licantropia o della trasformazione degli uomini in lupi», di Jean Beauvoys de Chauvincourt, edito da La Vita Felice, collana La Coda di Paglia, a cura di Laura Nicora, con testo francese a fronte. Il «Discorso sulla licantropia» risale al 1599, un documento inestimabile per capire come nasce e si trasforma il mito del «lupo-umano», all'alba dell'era moderna. Beauvoys de Chauvincourt, avvocato e consigliere delle reali finanze, ci racconta quel che il suo tempo credeva del «licantropo», rivelando superstizioni e antichissime credenze ai suoi contemporanei, i quali, evidentemente, non avendo altro da fare, erano in preda ad una forma di ossessione collettiva. A noi, semplicemente, fa la cronaca di un'antica superstizione divenuta oggi star del cinema. «Anche questo mi porta a credere che un tale abominio e una tale crudeltà provengano da una pura volontà e da un libero arbitrio, deteriorato e incitato dal soffio e dall'istinto di uno spirito malvagio. Questi, che noi crediamo essere lupi - ed essi stessi lo credono -, sono in realtà dei veri stregoni che, avendo fatto bancarotta con la Chiesa di Dio, hanno unito e legato la loro volontà perversa a quella di Satana e, per libero arbitrio, si sono sottomessi a tutti i suoi iniqui comandamenti, rendendosi in tal modo nemici mortali del genere umano». E che questo venga scritto in bella prosa da un avvocato, e di grido, persona informata e colta, dà la misura di quanto, all'epoca, fossero tenuti da conto i poteri delle forze sataniche. Il licantropo, ci spiega l'illustre avvocato, non è rapito o raggirato o anche infettato dalla bestialità satanica. Ma la sceglie volontariamente e liberamente, caricandosene così la colpa. Così se qualcuno, in quel tardo Cinquecento, si fosse trovato davanti ad un tale sospettato di diventare, nelle notti di luna piena, un lupo, e se magari quel qualcuno avesse casualmente avuto una picca in mano... sarebbe stato naturale togliere di mezzo il povero lupo. Oggi il lupo sta sempre lì: al centro della vita e della filosofia degli uomini. Ma le cose sono cambiate: i licantropi (veri o presunti) riempiono le sale cinematografiche, firmano autografi, fanno la bella vita. A partire da quel Lon Chaney Jr. che interpretò come protagonista «L'uomo lupo» nel 1941 e poi «Frankenstein contro l'uomo lupo» e altri film che non entusiasmarono la critica. Ma il pubblico sì, tanto che oggi nessuno riconosce Chaney, se non truccato con peli e zanne. Gli succederanno uomini-lupo di ogni genere, alcuni non molto conosciuti, altri celebri. È toccato il ruolo del licantropo anche a Jack Nicholson in «Wolf - La belva è fuori» (1994), con la bellissima Michelle Pfeiffer. Il mondo di celluloide si è riempito di licantropi in due e tre dimensioni, fino ad arrivare al successo planetario dei lupi mannari della serie Twilight. I ragazzi che li interpretano fanno impazzire i teenager di tutto il mondo, altro che creature di Satana, con buona pace dell'avvocato Jean Beauvoys de Chauvincourt.

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