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di Carlo Antini Ogni divo del rock che si rispetti sogna di diventare un profeta.

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BobMarley è uno di quelli. Non solo musicista e cantore ma anche e soprattutto punto di riferimento artistico e megafono di un movimento politico e religioso come il Rastafarianesimo. Nato e cresciuto senza padre nel ghetto di Trenchtown, nelle sue canzoni il sogno dei neri di riconquistare l'Africa, l'Etiopia, la Terra Promessa. Nei suoi testi i discorsi di Hailé Selassié, incarnazione del figlio di Dio per i rastafariani. La sua musica è una missione, la missione di guidare un popolo intero. Di farlo risvegliare per prendere in mano la propria vita. «I shot the sheriff», «No woman, no cry», «Redemption song», «One Love». Sono solo alcuni dei titoli che hanno fatto entrare Bob Marley nella storia del Novecento. Il suo fascino universale, il suo impatto sulla storia della musica e il suo ruolo di profeta politico e sociale restano ineguagliati. La sua musica e il suo messaggio trascendono le barriere culturali, linguistiche e religiose, echeggiando ancora oggi in tutto il mondo con la stessa forza di quando era in vita. Ora tutto questo viene raccontato anche per immagini nel documentario intitolato semplicemente «Marley», diretto da Kevin MacDonald che uscirà nelle sale di tutta Italia solo martedì 26 giugno. Il regista è stato premio Oscar nel 2000 per il documentario «Un giorno a settembre» e ha accettato la proposta su Marley dopo la rinuncia (a progetto già avviato) di Martin Scorsese prima e Jonathan Demme poi. Macdonald ha trascorso molto tempo a contatto con i più stretti amici e familiari del musicista giamaicano, le cui testimonianze sono l'elemento decisivo. Su tutti il figlio maggiore Ziggy, che da parecchi anni desiderava essere coinvolto in qualcosa in grado di rappresentare degnamente il padre. Le riprese hanno avuto luogo in posti lontani tra loro come il Ghana, il Giappone e la Gran Bretagna, oltre che nella Giamaica di Bob e negli Stati Uniti e rappresenta un vero evento perché per la prima volta la famiglia di Bob ha autorizzato l'utilizzo dei propri archivi privati. Macdonald ha lavorato assieme alla famiglia Marley, a Chris Blackwell e a Steve Bing e sono proprio i figli di Marley ad apprezzare maggiormente il documentario. «Questo film è importante perché, nonostante in passato siano state fatte molte cose su Bob, credo sia la prima volta che viene data alla gente la possibilità di sentirsi emotivamente vicina a Bob come uomo, non come leggenda del reggae o come figura mitica, ma attraverso la sua vita di uomo», ha dichiarato Ziggy Marley, il figlio primogenito del musicista. «Ecco perché questo documentario è diverso dagli altri - racconta ancora - Qui non si glorifica la leggenda del cantante, si esplora anche il lato emotivo di mio padre. Tutte le persone intervistate lo conoscevano personalmente e intimamente». Commosso dalla gratitudine dimostrata dal primogenito di Bob anche il regista. «Quando ha visto la versione finale del montaggio, Ziggy ha pianto - ricorda Macdonald - Mi ha detto che questo è il film che avrebbe voluto far vedere ai suoi figli e nipoti, perché capissero quanto grande fosse il loro nonno». Tra interviste e materiale d'archivio, «Marley» supera le due ore di durata. La densa e breve vita di Bob è tutta lì, narrata da chi l'ha visto ridere, piangere, crescere e morire. Lo stesso regista s'è fatto un'idea inequivocabile di chi fosse. «Non era un ipocrita come molte altre star che fingono di venire dalla strada e di capire il mondo quando in realtà vivono in una villa di Bel Air. Lui è sempre rimasto legato alle sue origini, conservando umiltà e modestia. Non ha mai lasciato la gente del ghetto ed è a loro che regalava molti dei suoi soldi». Per scovare le sale italiane che lo hanno in programmazione bisogna consultare il sito marleyilfilm.it dove è attivo anche un servizio di prevendita. Non è escluso che la casa di distribuzione voglia intraprendere altre vie (forse digitali) per permettere la visione del film, creando così un evento di maggiore richiamo. Tra le frasi pronunciate da Bob Marley nel film c'è questa: «Some people can feel the rain, others just get wet - Qualcuno può sentire la pioggia, tutti gli altri si bagnano solamente». Musicista, profeta, icona del reggae, calciatore mancato, filosofo (per molti), Robert Nesta Marley ha lasciato un solco necessario e insostituibile nel XX secolo diventando simbolo di pace e fratellanza con un genere musicale di cui ancora oggi è l'icona. Escludendo il velocista Usain Bolt e il film intitolato «Cool Runnings» sulla storia della Nazionale di bob a quattro, la Giamaica è nota nel mondo soprattutto grazie a uno dei suoi figli, nato nel 1945 e morto prematuramente nel 1981. La musica ha portato la notorietà a Bob Marley ma è l'anima dell'uomo che ha lasciato un'indelebile traccia nella storia. Il pensiero di quel giamaicano con le treccine è vivo più che mai e continua a ispirare la vita quotidiana, l'arte e le passioni di milioni di persone in tutto il mondo. Fino all'esodo finale.

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