Neocoatti, tifosi, calippe Nella Città Eterna si incontra gente così
Dai soggetti radical-chic di Veltroni a quelli pop-trash di Alemanno
Nelcaldo lattiginoso del cielo e fumante dei sampietrini una carrozzella che fa sobbalzare le due turiste americane accoccolate dietro si ferma in faccia all'obelisco, sullo sfondo del portone della Camera dei Deputati. «Madame, Chigi Palace», gorgoglia il vetturino fermando il cavallo che sbuffa e indicando sbrigativo la sede parlamentare. Ecco uno scatto che entrerebbe bene nell'album sociologico-fotografico di Angelo Mellone di «Romani - Guida immaginaria agli abitanti della Capitale» appena pubblicato da Marsilio. È una galleria di tipi iperrealistici più che reali, secondo un aggettivo che Mellone, giornalista e scrittore, usa come fil rouge della fauna che oggi incontri nella Città Eterna. Dunque, non sono esattamente così i cittadini di Alemanno e un dì di Veltroni, perché l'occhio li guarda comunque attraverso la lente della propria formazione, che è poi in massima parte desunta dai media, giornali, cinema, tv. Ma il secondo livello della ricognizione è il seguente: alla fine il luogo comune, l'idea dei capitolini nell'immaginario collettivo diventa hic et nunc: sono così perché li vediamo così e loro - istrioni per natura, questo è vero - s'adattano al ruolo, facendo della città uno sconfinato set dove il formicaio di comparse sostituisce la Cinecittà che non c'è più. Del resto - e Mellone sciorina i dati - lo spettacolo è di casa intorno ai Sette Colli. La Rai sta a Roma (e la tv ha l'accento romano). Il Lazio ha il primato di produzioni cine, video e tv. Le fiction si girano qui,come i film stranieri. Una valanga di ciak che movimenta tre milioni di euro. Ma che significa Roma «iperreale»? Che è meglio del vero. E che questo abbellimento è un'operazione politica a fini propagandistici. Cominciò geniale Nicolini con l'Estate Romana, vi ha attinto a piene mani Veltroni, che ha disegnato una città più bella di com'è: trendy, di standard alto, internazionale, politically correct, buonista, popolata dalla cosiddetta «razza piaciona». Il tallone di Achille di Uolter sindaco è stato perdere di vista i problemi veri: traffico, sicurezza, degrado. E la Roma di Alemanno? Mellone ne fa simmetrico identikit. Gianni ha puntato sulle città privilegiata dai simboli, dalla tradizione millenaria. Nella quale hanno voce non solo il centro ma periferia e borgate. Avrebbe voluto farci - ricorda Mellone - un parco tematico dell'antica Urbs e ha scelto la musica de Il Gladiatore come colonna sonora dell'attesa ai centralini comunali. Il corollario è che diventa «labile il confine fra trash e pop». Del resto è proprio l'irresistibile ascesa del trash a definire i nuovi tipi. Mellone ne costruisce una galleria sapida, raccogliendo gli «scatti» già da lui affidati alle pagine de Il Tempo. Ha il suo punto di forza nell'essere un «immigrato». Dunque di riuscire a vedere là dove i nativi, per routine, non vedono più. Un'abitudine non solo ai tipi ma ai luoghi che tappa gli occhi dei romani de Roma. «Il popolo romano è meno popolo degli altri, è un'aggregazione smarrita e caleidoscopica, pervasa da un individualismo anche aggressivo», osserva il Nostro, che è nato a Taranto ma a Roma vive e lavora da anni. «Un popolo geograficamente diviso dal confine invisibile eppure simbolicamente denso tra Roma sudde e Roma norde». Due mondi e due milieu opposti. Anche nei nomi dei bambini. Si chiamano Kevin, Nadia, Samanta, Manolo, Diego, Noemi, Jonathan, Bryan i mocciosi del quadrante sudde, propenso alla Ottobrate e al mare di Ostia. E si chiamano Lucrezia, Camilla, Ginevra, Arianna, Riccardo i ragazzini del quadrante Norde, con papà e mamma che optano per la spiaggia di Fregene. Nel caravanserraglio degli adulti invece imperano i seguenti articoli. Il Neo-coatto del quale i caciaroni di Verdone sono antenati ormai lontani. Quelli dalla periferia venivano in centro. Adesso accade il contrario. Fa tendenza il loro mondo, ciò che comprano, indossano, scelgono per le vacanze. «Il coatto si è innalzato perché il ceto medio si è abbassato», analizza Mellone. Non per niente quando dice abbello a tutti, rispone amò al cellulare, fa spallucce e sussurra scialla è un modello, un divo da Youtube come due estati fa Debbora&Romina di calippo e biretta. Gli altri stereotipi sono Il Funzionario Immortale «che ti accoglie all'ingresso del palazzone che presidia col fatidico "dicaaa!"»; il Tifoso Assatanato che non si stacca dalle tv locali; la Ro-Mant, leggasi Romana Mantenuta che vive mollemente nel bozzolo tra Parioli, Prati, Ponte Milvio e Via Cortina d'Ampezzo. E ancora il Tipino Muccino, il Ragazzetto Macchinetto Looketto, il Fasciobbar. C'è anche un giro che Mellone invita a fare per capire Roma di adesso: quello del Grabda Raccordo Anulare. Altro che fuori città o non-luogo: «È un autentico contenitore di romanismo». Fellini lo aveva capito per primo.