Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Da Venezia all'America. Nel '300

Esplora:
default_image

I fratelli Zen fino in Groenlandia. Un viaggio non più leggenda Di Robilant nei luoghi segnati da una mappa per secoli tabù

  • a
  • a
  • a

Iprotagonisti di spedizioni ardite, spesso sfortunate, talvolta tragiche, sembrano eccentrici tanto sono gravati da abiti inadatti, da strumenti improbabili. Invece le loro svelte navi hanno varcato in lungo e in largo il mare più a nord, tentando la via della Cina e dell'America. Per non parlare delle navi vichinghe, della zattera di Kon-Tiki o del veliero Fram di Amundsen che solcarono, in epoche diverse ma sempre in spedizioni pionieristiche, l'Atlantico settentrionale, il Pacifico o l'Antartide e che oggi restano fieramente esposti a Oslo. Spedizioni che hanno alimentato ipotesi di rotte e scoperte inedite, primati da rivendicare contro quelli fissati dalla Storia, l'impresa di Cristoforo Colombo in primis. Per esempio è certo che i vichinghi con le strette imbarcazioni abbiano toccato assai prima del navigatore genovese le coste di quello che sarebbe stato chiamato il Nuovo Mondo. La via era a Nord, la terra toccata la Groenlandia. Invece è vicenda mai finora esplorata a dovere quella ricostruita da Andrea di Robilant in un libro avvincente e preciso appena pubblicato da Corbaccio, «Irresistibile Nord». Si inseguono le orme di due fratelli veneziani, i mercanti Antonio e Nicolò Zen che nel 1383 si imbarcarono verso l'estremo settentrione, incontrando monaci, guerrieri, principi, in terre lontane delle quali nessuno aveva mai parlato. Della spedizione restarono cinque lettere e una carta geografica. Le trova due secoli dopo un loro discendente, Nicolò Zen il Giovane, fiero della Serenissima dei tempi d'oro e intenzionato a tornare, con il suo ruolo politico, al rigore e alla potenza dei dogi di un tempo. Funzionale a questa ambizione la vicenda dei due antenati. Nicolò la ricostruisce in un libro che affida alle stampe del fido Marcolini, in una Venezia nella quale la libertà editoriale attrae perfino Pietro Aretino e dove cartografia e diari di viaggi prendono il posto del primato nella navigazione. Il libro esce nel 1558, si intitola Dello scoprimento dell'isole Frislanda, Eslanda, Engroneland, Estotiland ed Icaria fatto per due fratelli Zeni. Contiene il racconto del viaggio desunto dalle cinque missive e la Carta de navegar, dove il Nord Atlantico pare un mare piccolo, semichiuso come il Mediterraneo e punteggiato dalle isole con gli strani nomi. La fortuna del volume durò due secoli. Nel primo Ottocento, ad opera di un ammiraglio danese, Christian Zahrtmann, arrivò l'accusa di assemblare «una lunga serie di menzogne». Dopo 40 anni la riabilitazione di messer Nicolò il Giovane ad opera di Richard Henry Major. Ma l'onta non si dissolse e le scoperte dei fratelli veneziani vennero considerate comunque una bufala. Gli Zen subiscono la damnatio memoriae fino a quando Andrea di Robilant, giornalista internazionale, discendente di nobili veneziani e autore di libri amati anche all'estero, non s'imbatte per caso in loro. Succede mentre si trova nella Biblioteca Marciana e un turista americano con una carta stropicciata in mano - proprio la mappa dimenticata - gli chiede dov'è Palazzo Zen. Comincia da qui il filo di Arianna che lo porta a rintracciare il volume di Nicolò il Giovane, la dimora dei fratelli (sta in fondamenta Santa Caterina, invasa da erbacce e chiusa da tubi arrugginiti) e via via documenti e informazioni sulla Venezia del Trecento, immagini (il ritratto di Nicolò il Giovane attribuito a Tiziano), studi e saggi che ora farciscono la bibliografia in calce a «Irresistibile Nord». «Quella storia mi aveva contagiato. Più frugavo in archivio per ricostruire la vicenda e più ne ero ammaliato - racconta di Robilant - Non mi sembrava ragionevole che Nicolò il Giovane avesse messo a repentaglio la propria reputazione di uomo di governo e di storico per il gusto di costruire un falso. Certo, il racconto dei fratelli Zen era pieno di errori e incongruenze. Ma quali mappe, quali racconti del Cinquecento non contenevano stramberie? Proprio quegli errori potevano essere il segno dell'autenticità del racconto». L'autore ha toccato tutti i posti descritti dagli Zen, dalle Orcardi alla Groenlandia e alle isole chiamate nel Cinquecento Drogio, Icaria e Frislanda. Altro non sono che le Faer Oer, meta dei vichinghi che commerciavano legname e merluzzo, nel Mille dominio norvegese e ora sotto la protezione danese. Mentre Estotiland è il Canada tra Labrador e Isola di Baffin. «Sono nella mappa di Vincenzo Coronelli che ho visto in una casa privata veneziana e che è della fine del Seicento - rivela di Robilant - Sotto porta la scritta: scoperta da Antonio Zeno nel 1390».

Dai blog