di Antonio Angeli Che noia cercare il futuro nel futuro, come facevano Jules Verne e Isaac Asimov.
Enon c'è neanche tanto bisogno di sforzarsi con l'immaginazione: gli indizi sono tutti lì. Basta guardarli. È arrivato il libreria «Da dove veniamo? - La Storia che ci manca», scritto da Roberto Giacobbo, conduttore della trasmissione di Raidue Voyager, nonché autore di numerosi libri su enigmi e misteri di ogni genere. Giacobbo, nonostante la materia che in molti definiscono «fantastoria», ha pazientemente messo insieme un saggio rigoroso, poco incline alle facili fantasie, in circa vent'anni di reportage e ricerche. «Leggendo gli indizi sparsi per il mondo, confrontando le numerose lingue ancora sconosciute, esaminando le tante tracce - afferma Giacobbo - appare chiaro che nel passato è esistita una civiltà della quale non è rimasta memoria o comunque delle comunicazioni tra diverse popolazioni». Giacobbo apre il suo libro con un «gioco» in voga tra i divulgatori scientifici: paragonare la storia della Terra ad un anno di 365 giorni. «Ma veniamo a noi e parliamo dell'Homo sapiens - si legge nel libro - Fa la sua comparsa circa 35.000 anni fa; nel nostro ipotetico anno solare siamo arrivati alle 23,56 e 15 secondi del 31 dicembre, mancano meno di quattro minuti alla mezzanotte, e l'uomo è ancora poco più di una scimmia». Il ragionamento è semplice e ricalca quello adottato per ipotetiche civiltà aliene. Se l'universo è tanto grande e con tanti pianeti abitabili, è ipotizzabile che la razza umana non sia sola nell'universo. Ugualmente se la storia della Terra è tanto lunga e complessa è ipotizzabile che nel passato si siano sviluppate ed estinte, prima di quei «quattro minuti», anche altre civiltà. «Il fatto che noi non lo sappiamo non ci deve stupire - spiega Giacobbo - Tutto quello che c'è nel nostro mondo, tranne la pietra, in pochi anni diventa polvere. Siamo un battito di ciglia del tempo della Terra. Tutte le nostre opere, i nostri oggetti, la nostra tecnica scompariranno, così come possono essere scomparse molte tracce dei nostri predecessori». Tante, ma non tutte. E a queste tracce è dedicato il saggio che spazia nel tempo, nello spazio e tra tante civiltà. In India troviamo una colonna di ferro di qualche migliaio d'anni che nessuno sa come sia finita lì e, per motivi assolutamente misteriosi, non arrugginisce. C'è poi un vasetto saltato fuori da un blocco di carbone che, c'è poco da stare a discutere, risale a 350 milioni di anni fa, quando dell'uomo sulla Terra non ci sarebbe dovuta essere nemmeno l'ombra. Ma forse quel vasetto non l'hanno fatto degli uomini, o almeno degli uomini come noi. Magari erano dei giganti, perché tra le ricerche di Giacobbo spuntano fuori figure «mitiche», appunto dei giganti, che però, evidentemente, non sono vissuti solo nelle fantasie degli uomini del passato, perché le fantasie non lasciano frammenti ossei e pezzi di scheletro, più o meno come il nostro, ma di dimensioni stupefacenti. Roberto Giacobbo, classe 1961, capitano di lungo corso di trasmissioni che hanno segnato la storia del «mistero in televisione» è comunque l'esponente di una corrente di pensiero, da qualcuno vilipesa, da altri presa terribilmente sul serio, che ha come «padre spirituale» lo scrittore e saggista Peter Kolosimo. Lo studioso modenese, scomparso nel 1984, sconvolse il mondo nel 1968 con un «librone» che ha fatto storia: «Non è terrestre». Un testo che viene regolarmente ripubblicato così come molti altri suoi scritti. Da poco è tornato in libreria, ad esempio, «Viaggiatori del tempo», edito da Ugo Mursia. Tra gli scrittori di «fantastoria», arrivati ora in libreria, anche Colin e Damon Wilson con «Il grande libro dei misteri irrisolti. Una straordinaria antologia, una storia affascinante che getta una luce sui più grandi enigmi dell'umanità», Newton Compton, che spazia da Atlantide, agli extraterrestri a Jack lo squartatore. Ma Roberto Giacobbo non crede che per spiegare certi fenomeni sia necessario tirare per forza in ballo gli alieni. «Sulla Terra possiamo trovare splendide tracce di civiltà sconosciute, ma non sono tracce tecnologicamente evolute, non c'è nulla che ci faccia pensare ad altro...». Ma proprio nulla? L'unico dubbio Giacobbo lo ha per un misterioso fenomeno in Pakistan. «Sembrerebbero proprio le tracce di un'esplosione nucleare... ma chi aveva una bomba atomica cinquemila anni fa?». E il futuro? «I mezzi della scienza moderna - conclude il conduttore di Voyager - ufficialmente e riservatamente ci offriranno cose ben oltre la fantascienza di Peter Kolosimo».