San Pietroburgo forever
Danoi, nell'Italia un po' vanitosa e radical-chic, se lo fai ti guardano strano. E, nel dubbio, ti danno del parvenu. I russi no, sono felici di farlo. Contraddizioni di un grande popolo che, a proposito di aeroporti, sta per dare una pista a molti, a cominciare da noi del Bel Paese. L'aereo è appena atterrato a San Pietroburgo, l'ultimo decibel dell'applauso è stato assorbito nella cabina pressurizzata: da Roma ci sono volute meno di 4 ore e meno di 400 euro per garantirsi anche il ritorno. È ancora presto per pensare che non ci sarebbe stata, poi, tanta fretta di ripartire. Ragionamento fatto e consolidato già da diversi anni dagli imprenditori e dagli architetti italiani: loro, come vedremo, dopo l'America hanno scoperto la Russia. Che già sa come la città sia uno splendido biglietto da visita: per questo, oggi e domani Putin l'ha eletta a base scenografica per il tradizionale summit Russia-Ue. La vecchia Leningrado è vicina all'aeroporto di Pulkovo (appena 16 chilometri) e molto vicina anche ai modelli urbanistici della Vecchia Europa: ma mai ti saresti aspettato di trovarti, a tratti, a Venezia o a Parigi. E possono venire in mente anche altre grandi mete, perché nella città fondata da Pietro Il Grande nel 1703 tutto è estremamente bello, la sua architettura è algida e superiore. Il paesaggio che racchiude la città e la mostra con orgoglio manifesta la sua superbia. Ed entrando nei palazzi, nei musei, negli alberghi tutto sembra distaccato. Non a caso - come ricorda l'architetto Gianmarco Cavagnino, incontrato all'inaugurazione del Domina Prestige St. Petersburg da lui ideato - Trezzini, Rastrelli, Quarenghi, Rossi lavorarono con architetti e capomastri francesi, tedeschi e olandesi rendendo la città quasi intoccabile, immodificabile. E in effetti, ancora oggi al primo impatto si avverte quel distacco. Però, basta poco per sentire il fascino coinvolgente e trascinante di una città che con le sue strade, i canali, i ponti, le chiese e i palazzi produce una forza e un'energia tali da renderla irrinunciabile. D'altro canto, Pietro il Grande per quella città che si affaccia sul Golfo della Finlandia pretese un'espressione di potenza della giovane nazione russa, ma nel contempo un risultato estetico gradevole. E oggi, con i suoi 4 milioni e mezzo di abitanti, è dopo Mosca la seconda città della Russia: e in questo mese, con le notti bianche, aggiunge nuova luce alle lunghe giornate necessarie per esplorarla. Si sono molto modernizzate le strutture ricettive rispetto al 1990, anno in cui il centro storico di San Pietroburgo venne inserito nella lista dell'Unesco dei patrimoni dell'umanità. Ci sono alberghi di tutte le categorie e «chicche» come quello voluto da Ernesto Preatoni che l'architetto Cavagnino ha rivisitato ampiamente sulle vestigia di un palazzo costruito da una nobile famiglia locale nel 1759. Con questo esempio, l'idea tutta italiana è quella di trasportare nel nuovo millennio i fasti e la forza dello Zar, capace di sconfiggere Napoleone, farli assaporare al turismo più esigente e sposarli ai colori e alla sensibilità, nella congiunzione tra l'arte continentale e la letteratura di Dostojevski. C'è da crederci visto che l'indice di produzione di ricchezza segna in Russia un +5 (in Italia, a fine anno, dovremmo essere a -1,5 secondo le ultime stime di Banca Italia). Inevitabile una visita al Museo dell'Ermitage, ospitato in un complesso monumentale costituito dall'ex Palazzo d'Inverno dello Zar che vanta alcuni tra più preziosi dipinti al mondo. Se si fa proprio in tempo meritano attenzione il Museo di Stato Russo e quello Etnografico. Ma conviene senz'altro, uscendo dall'Ermitage, visitare la Colonna di Alessandro, la Chiesa di San Salvatore sul Sangue Versato, le Cattedrali di San Nicola e di Sant'Isacco, le Piazze Sennaja e del Teatro, l'Ammiragliato.