Lorenza Ghinelli «Io allo Strega per rompere tabù»
Eil mio libro non va catalogato come adatto o no al Premio. È il più importante d'Italia, vi devono concorrere libri che abbiano qualcosa da dire. Finora i lettori hanno condiviso la mia storia, è un segnale». Lorenza Ghinelli, trent'anni, romagnola di Santarcangelo, è una doppia novità per gli Amici della Domenica che il 13 giugno voteranno la cinquina. Intanto perché il suo romanzo è pubblicato dalla romana Newton Compton che da anni si presentava ma poi veniva esclusa dalla gara. E poi perché «La colpa», opera seconda della multiforme Ghinelli (si è occupata di teatro, danza, fotografia, pittura, montaggio e per il secondo anno è nel gruppo che sceneggia Il Tredicesimo Apostolo prodotto da Taodue) è un libro crudo, dove l'infanzia viene derubata dell'innocenza, in stupri psicologici e affettivi. Insomma, Ghinelli, un romanzo anomalo. Con situazioni crudeli e il fiato sospeso di una ricerca di riscatto. Ma sicuramente non pulp. Quello no, il genere non mi appartiene. Però, ripeto, non c'è il libro «da Strega». Devono concorrere storie capaci di smuovere il lettore, di provocare emozioni. Forse mancano proprio queste storie. E poi, la pagine più crude non lo sono mai gratuitamente. Dunque, non si sentirà una marziana sulla terrazza pariolina che fu di Maria Bellonci. Rompere i tabù è un pregio. Mai precludere le strade nuove. Allora si appresta alla battaglia con la convizione di aver confezionato una storia che «smuove». Guardi, vivo bene lo Strega. È un'occasione importante, mi permette di fare un salto di visibilità. Ma i giorni che si avvicinano alla cinquina li vivo con sano distacco. Non mi dica che non prova neanche un po' di batticuore. Beh, mi è saltato in petto quando con gli altri undici candidati sono salita sul palco del Teatro San Marco di Benevento, la città dello sponsor che produce il famoso liquore giallo. Sono entrata in un copione nuovo per me. Di copioni lei ne scrive parecchi. Ha sentito Valsecchi, il patron di Taodue? Dell'argomento Strega non abbiamo parlato, anche se Valsecchi sicuramente sa del mio exploit. Dopo un po' di anni passati a Roma, sono tornata a Santarcangelo. Dunque, collaboriamo a distanza. Perché è tornata in provincia? Fuga dal successo? Diciamo che qui riesco a dedicarmi davvero al lavoro che preferisco, scrivere romanzi. Senza la mia dimensione privata, le radici, provo fatica a farlo. Roma certo è stata generosa con me. Ma sento forte l'esigenza di vivere in modo tranquillo, io che sono tanto inquieta e che ho attraversato due anni nel trambusto del mio successo. Inquieta come i ragazzi protagonisti dei suoi libri. Perché mai conosce tanto bene i giovanissimi e i loro abissi? Ho studiato scienze della formazione. E per sette mesi ho documentato come osservatrice il Teatro dell'oppresso, con ragazzi di devianza. Mi interesserebbe farlo ancora, anche se la vita mi ha indicato altre strade. Eisenstein diceva: ogni scena deve essere montata. Ma lei è angosciata o solare? Tra il suo attivismo romagnolo, il successo toccato a trent'anni e l'inquietudine che lei stessa ha evocato, resta un rebus. Tutte e due le cose. Amo fortemente la vita. Le mie due facce non sono in antitesi. Ma ci sono momenti in cui si sente l'inevitabilità dell'esistenza. Ecco le mie fasi buie. Se non ci fosse la curiosità non andrei avanti. Così avviene con i miei protagonisti. Una molla, una domanda li scuote e gli ridà linfa. "La colpa" è anche un libro sulla resilienza, la capacità di resistere alle avversità fino a cambiargli il segno. Lei è premiata dai lettori. Il suo romanzo d'esordio, «Il divoratore», nel 2010 è diventato un caso letterario. Alla Fiera del Libro di Francoforte fu venduto in sette paesi prima di essere pubblicato. In Italia uscì nel 2011 con Newton Compton. Un successo inaspettato. Era già stato pubblicato nel 2008 da una piccola casa toscana, il Foglio Letterario di Gordiano Lupi. Con il titolo che avevo scelto io e che ha dato il via al filone dei titoli brevi, di impatto, secchi cinematografici. Per esempio, Il suggeritore, di un altro autore. O, appunto La colpa. 50 anni fa in copertina si sarebbe messo Mia la colpa. Che rapporto ha con Newton Compton di Avanzini? L'editore giusto al momento giusto. Mi ha sempre coinvolta nelle scelte e questo è molto per un esordiente. Crede fortemente nei miei libri, perciò riesce a spingere tanto. Poi aiutano anche i suoi prezzi concorrenziali. Chi la legge? Chi le scrive nel blog? Molti giovani, alla soglia della maggiore età. Ma anche molti adulti, genitori. Inquieti, mi pongono tante domande. Si sentono figli, tirano fuori il vissuto. Cerco di rispondere a tutti.