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Ciao Valentina

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In mostra tutti i segreti della «Giovanna d'Arco» nata dal genio di Crepax

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Valentina,se andiamo a vedere su qualche enciclopedia, è il «personaggio femminile a fumetti creato da Guido Crepax negli anni Sessanta». Ma in realtà è molto di più: è l'immagine di un mondo (quello italiano) che cambia, che si evolve, che cerca, in una espressione artistica nuova (il fumetto) nuove cose da dire. È anche l'addio all'Italietta autarchica che, liberata da governanti feroci e ottusi, burocrati imbecilli e semplici rompiscatole, esplode nel Boom economico e diventa il paese-guida della cultura e del gusto mondiali. Valentina compie lo stesso percorso del suo Paese, esce dalla boccetta d'inchiostro di un architetto milanese e diventa il simbolo un po' anarchico e ribelle (ma non troppo) della femminilità europea e mondiale. Valentina ha avuto una strana storia: apparsa per la prima volta sulla rivista «Linus» (veicolo di tantissime belle cose), è stata la portabandiera dell'erotismo «made in Italy» degli anni Sessanta e poi Settanta. La sua sensualità, comunque sempre temperata dal gusto e dalla sensibilità dell'autore, la affiancherà a fenomeni cronologicamente vicini, ma con i quali la bruna con i capelli a caschetto ha ben poco a che vedere. Sono gli anni di fumetti e film «pecorecci»: in edicola ci sono Jacula e Goldrake, al cinema «Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta calda» con Edwige Fenech. Senza nulla voler togliere alla bella Edwige, Valentina, che in un primo momento si mimetizzerà nel fenomeno, è un'altra cosa. Lei è la «Giovanna d'Arco» del genere: ne rappresenta contemporaneamente l'ariete e il momento più alto, grazie al quale sarà sdoganato (quasi) tutto. Il tempo chiarirà molte cose: i fumetti «Sukia» e «Lando» riposano in pace: Valentina è uno dei personaggi femminili dei cartoon più noti in tutto il mondo. Valentina, personaggio simbolo degli anni Sessanta e Settanta, ha continuato a riflettere modi e mode anche nei due decenni successivi. Il suo stile, innovativo e anticipatore, la rende ancora oggi incredibilmente attuale. «Valentina Movie», curata da Archivio Crepax e Vincenzo Mollica, è la prima mostra romana tutta dedicata a Valentina. Promossa dalla Provincia di Roma nel Progetto ABC Arte Bellezza Cultura ed organizzata da Civita, offre un percorso incredibilmente ricco e intrigante. E non potrebbe essere altrimenti. Nella prima parte, dedicata al mondo reale, si parte dal rapporto con il mito della diva del muto Louise Brooks (1906 - 1985), alla quale Crepax si ispirò. La mostra offre un'intervista all'attrice, alla quale Crepax inviò disegni ed uno scritto dichiarandola sua «musa». Dalle origini cinematografiche del fumetto si passa alla genesi del personaggio: lunga e tormentata. È singolare (e vincente) e la scelta dell'autore di farne una donna quasi reale, con una carta d'identità, un lavoro, un figlio, relazioni sentimentali e un profilo psicologico «completo». Al tempo stesso, come svela il percorso, Valentina è il personaggio di un sogno, è assolutamente «non reale»: è milanese, fotografa, forte e sensibile, ma contemporaneamente si muove in un tempo e in uno spazio dichiaratamente onirici. La mostra offre gigantografie, filmati, tavole originali, oggetti e, forse la cosa più bella dell'esposizione, la ricostruzione dello studio di Crepax medesimo, ricreato in parte realmente e in parte con disegni. Accanto a una porta di cartone, su un tavolo di vero legno, c'è tutto quello che è servito a Crepax per creare l'universo di Valentina: una boccetta d'inchiostro. E questa è arte.

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