Quelle interminabili «missioni umanitarie» contro il satana di turno
Equesto ultimo libro "La guerra democratica" (chiarelettere, 290 pagine, euro 14,90) ne è la riprova, perché, raccogliendo articoli pubblicati dal giornalista in quasi trent'anni , evidenzia che l'obbiettivo della sua "vis polemica" è quello di sempre: la mistificazione di quel "politicamente corretto", che, per via massmediatica, stabilisce da che parte stiano il buono, il giusto, il santo, la democrazia, il progresso, la libertà, insomma la verità. Chiaramente, dall'altra parte ci sono i "mostri" che odiano a morte tutte queste belle cose e lavorano per l'Apocalissi dell'Occidente. No, ragazzi, non è così, scrive Fini. Ad esempio, diamo un po' un'occhiata allo scenario mondiale (e mondialista). Bene, da quando è caduto il Muro le democrazie occidentali, sotto la guida USA, hanno inanellato otto guerre: nel Golfo (1991), in Somalia (1992), in Bosnia (1995), in Serbia (1999), in Afghanistan (2001), in Iraq (2003), ancora in Somalia per interposta Etiopia (2006) e infine in Libia (2011). E altre ne minacciano: contro la Siria e contro l'Iran. Ora, a parte il primo conflitto del Golfo, avallato dall'ONU, visto che Saddam Hussein (nel 1985, "amico dell'Occidente" in funzione antiKhomeini; successivamente "satana fondamentalista") aveva invaso uno Stato sovrano, e cioè il Kuwait, tutte le altre sono guerre d'aggressione. Dunque non c'è pezza di appoggio giustificativa variamente denominata- "operazione di polizia internazionale", "peacekeeping", "missione umanitaria"- che valga a legittimare invasioni e massacri. A "legittimarli" sono, come sempre, la volontà di potenza, la molla imperialistica, gli interessi economici e geopolitici da difendere e consolidare. La "guerra democratica" è brutta, sporca e cattiva al pari dei conflitti scatenati dai totalitarismi. Ma ci sono delle aggravanti: innanzitutto, "perché essenzialmente tecnologica, sistemica, digitale, condotta con macchine e robot, evita accuratamente il combattimento, che della guerra è l'essenza, perdendo così, oltre a ogni epica, ogni dignità, ogni legittimità, ogni etica e persino ogni estetica"; e poi perché "bombarda, invade, occupa, uccide con la pretesa di farlo per il superiore Bene delle sue vittime. Una sorta di Santa Inquisizione Planetaria. E questo è intollerabile". Ora, è indubbio che queste affermazioni sono irritanti. Ma perché Fini dice delle balle spaziali o perché dice delle verità scomode? Ci arrabbiamo, insomma, perché non possiamo-non vogliamo ribattere-dibattere o perché quelle di Fini sono enormità che neppure vanno prese in considerazione? O magari ci arrabbiamo perché non riusciamo, tirando via tutte le maschere, a dire con spietata franchezza: sì, l'Occidente fa una sporca guerra, ma tutte le guerre sono sporche e da sempre si cerca di renderle pulite sbandierando i "valori"; in ogni caso, in una situazione mondiale così incandescente, non c'è altro da fare. Insomma, l'Occidente lotta per la sua sopravvivenza. Se rinuncia, se smette di credere in sé - si tratti di "valori" o di ciò che ne resta, o di spudorate menzogne che i media ci danno da bere - si condanna all'estinzione. E da quelle rovine non nascerebbe un mondo nuovo, ma un sanguinoso dispotismo planetario, peggiore del precedente. In ogni caso, per strafottente, sfacciato e scandaloso che sia, Fini ci invita ad un esame di coscienza, ad essere onesti intellettualmente, a costo di farci male. Ci chiama a fare i conti con noi stessi, e questa, anche in assenza di alternative all'"hic et nunc", è una provocazione "forte". Come tutte le altre, del resto. Ricordate? Cominciò col dirci che forse la Ragione aveva Torto, che gli illuministi non erano poi così illuminati, che, nonostante tutto, si stava meglio quando si stava peggio, ai tempi dell'Ancien Régime, prima che Liberté, Egalité e Fraternità iniziassero l'allegra vendemmia di teste ghigliottinate. Lancia in resta contro la modernità e il progresso, Fini, via via se l'è presa con il capitalismo, il liberismo, la democrazia, ha lanciato anatemi contro la finanza e l'usura che richiamano i furori di Pound, ha demistificato immortali principi, carte costituzionali e istituzioni internazionali. Attenzione: se lo condanniamo al rogo, rischiamo di bruciarci.