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Non solo madre, la donna è ogni faccia della luna

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Latessitura di parole «elette» non è in lei un arbitrio estetizzante ma una disposizione del cuore a cogliere/accogliere le sfumature, dandone conto con accorta complicità. Più che mai attiva e attenta allorché la scrittrice «si racconta» (inevitabilmente) attraverso le donne, lanciando immediatamente un guanto di sfida al Karl Kraus del perfido aforisma: «Nulla è più insondabile della superficialità della donna». Bene, Fausta in questo modo lo svolge: nulla vi è di più insondabile per un uomo di quel che in una donna appare superficiale. La superficie è un intrico; la donna non è l'altra faccia della luna, ma è tutte le sue facce, è il continuo viaggio e il continuo ritorno dell'astro algido e fiammeggiante al cui il leopardiano pastore errante nell'Asia chiedeva risposte e non poteva riceverne, perché la luna/donna è un abisso di umori e l'umore femminile per l'uomo resta un lunare, infinito mistero. Nelle sue «Storie di donne» (Bompiani pag. 180 euro 11) -quindici racconti, quindici ritratti di volti femminili-, Fausta bussa alla porta del suo sesso, dunque di se stessa, e «rivela», nel duplice senso del palesare e del rinnovato adombrare. Le donne appartengono ad epoche diverse (c'è anche un racconto- con ammicchi al Boccaccio e all'Aretino- collocato nella seconda metà del Cinquecento) e a differenti ambiti socioculturali; svariati sono i momenti, gli stati d'animo, le situazioni che le vedono protagoniste; ed ora la quotidianità dei fatti e degli atti si apre all'effetto-sorpresa, ora resta raccolta in una dimensione tutta intima, ora si apre alla «conversazione» con l'altro. Più che mai intensa nel vincolo amicale. Come quello evocato in «Cortile Strogoff», un racconto che di per sé basterebbe ad illuminare la calligrafia «alta» dell'Autrice. Il tema? Il diritto a vivere la propria morte senza che nessuno ce la «rubi». Si chiede all'amicizia di non nascondere, non fingere, non compiacere con vuote parole di conforto. Mi è piovuta addosso la sentenza di morte di un male incurabile? Stammi accanto, accompagnami, preserva la mia dignità. Mi basta.

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